di Riccardo Zavagno
Déjà vu – L’esultanza di Galliani al triplice fischio di Siena-Milan è pressoché identica a quella di 14 anni fa. Allora la tribuna era quella dello stadio di Perugia, e con lo stesso risultato il Milan conquistò il suo 16° scudetto portando a termine la rimonta ai danni della Lazio. Ieri a Siena il traguardo raggiunto è il terzo posto, tradotto in preliminari di Champions League, ma per come si è svolta la stagione è paragonabile ad uno scudetto. Esultanza più che giustificata e sofferta, visto che la rimonta quest’anno era iniziata consapevolmente già a luglio il primo giorno di raduno e lo scudetto, inteso come obiettivo massimo raggiungibile, era qualificarsi per la prossima edizione della Champions League. Nero su bianco. Una stagione con un mix di giovani e calciatori non proprio di qualità eccelsa ed esperienza internazionale, non poteva avere altri traguardi e modalità di risoluzione in “zona Cesarini”.
Montagne Russe – A fine ottobre la più rosea delle aspettative era la metà classifica forse con qualche spiraglio per l’Europa League. Poi da gennaio è iniziato un altro campionato con un altro Milan che ha addirittura accarezzato per alcune domeniche il dolce sogno di un secondo posto subito cancellato dalle solite prestazioni svogliate di fine stagione. In Europa il palo centrato da Niang blocca altri sogni, quelli di battere il Barcellona dei marziani, meno verdi del solito, e di continuare il cammino verso Wembley.
Allenatore – In tutto questo c’è la figura di Allegri che al suo terzo anno ha collezionato un primo posto ed una Supercoppa Italiana, un secondo posto che brucia ancora ed infine un terzo posto. Ancelotti venne sostituito per prestazioni analoghe in campionato, chissà se sarà così anche per Allegri. Una cosa però è certa. Chi siederà sulla prossima panchina del Milan avrà subito un problema da affrontare con la società, ovvero la qualità della composizione della rosa. È risaputo che il tasso tecnico in certe zone del campo è molto basso anche per il range italiano, figurarsi per quello europeo. I dubbi di una parte della società se tenere o meno Allegri anche per il prossimo anno, quindi fino a scadenza naturale del contratto, sono legati indissolubilmente alla modalità di creazione della squadra. Il tecnico livornese nonostante il suo carattere che più volte ha “rotto” lo spogliatoio, gli errori di lettura e gestione delle partite cruciali, quella di ieri ne è l’ennesima riprova, allo stato attuale grazie al raggiungimento di un insperato terzo posto ha acquisito forza rovesciando il gioco delle parti. Adesso, e forse per la prima ed ultima volta, potrà sedersi al tavolo e fare le sue richieste con la clausola “o mi accontentate o ve ne trovate un altro”. Un altro che abbia il coraggio e la capacità di prendere una squadra nuovamente da zero, con innesti di altri giovani da mescolare con giocatori oramai a fine carriera o che comunque non possono aumentare il proprio contributo alla causa rossonera.
Non si sa se per un allenatore era più difficile subentrare a Sacchi, piuttosto che a Capello o prendere il posto di Ancellotti. Certo è che il dopo Allegri non è semplice ed un’eventuale conferma del tecnico livornese, non gli precluderà la stessa pazienza dimostrata durante questo campionato. In passato più volte è stata ripetuta questa frase: ” Il Milan ai milanisti“.
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