Regista col tocco alla Pirlo, il nuovo Montolivo, futuro Volpi, centrocampista spagnolo nato per caso in Italia: si potrebbe proseguire ancora, ma bastano queste poche definizioni per capire che di Andrea Poli, ultimo arrivato al Milan, si è ormai già detto davvero di tutto e di più. In quanto ad accostamenti, peraltro, è lo stesso giocatore a non essersi risparmiato: perché, sia chiaro, l’idolo assoluto, quello cui chiedere una maglietta o un autografo, è Steven Gerrard, ma anche osservando Fabregas in tv vengono i brividi, e che dire di Lampard e Iniesta, senza dimenticare che il punto di riferimento è De Rossi e l’esempio da seguire Palombo.
Se non altro si può essere ragionevolmente certi che il buon Poli è un centrocampista, mezzala destra o sinistra, aldilà degli inizi da attaccante (ma era un bambino) e di qualche fugace esperimento, largo e avanzato a sinistra, sotto la guida di Ciro Ferrara (ma “Ero, rimango e sarò sempre un centrocampista“).
Altrettanto (o quasi) certa la fede rossonera del ragazzo, che già nel 2009, in epoca lontana da ogni sospetto, dichiarava di aver tifato Milan da bambino: “sono colori che hanno una storia, hanno una grande storia”. Salvo poi, al momento dell’arrivo all’Inter, confessare di aver assistito alla fine di Champions League a Madrid e di aver vissuto “un’emozione unica“, perché “c’era già un’attenzione particolare ai colori nerazzurri“: gusti davvero discutibili, per un milanista.
Approdato a Milanello nell’estate 2013, ormai detentore del titolo di più forte calciatore trevigiano in Serie A (Del Piero non c’è più, Donadel e Longo stanno dietro: son soddisfazioni), Poli aveva già rischiato di arrivarci almeno in due occasioni, l’ultima nell’estate del 2011, quando però i giornali stimavano il prezzo del giocatore intorno ai 15 milioni di euro, mica due spicci e una fetta di Salamon.
Molto più economica l’offerta fatta nel gennaio 2007 al Treviso, club nel quale il ragazzo nato a Vittorio Veneto il 29 settembre ’89 era finito intorno ai dieci anni, scovato durante un torneo con i Pulcini del CasierDosson, e con il quale avrebbe anche debuttato tra i professionisti (quattro presenze in Serie B): in via Turati sono pronti a spendere 450 mila euro per la metà ma, mentre l’Inter preferisce ritirarsi dall’asta per puntare su Bolzoni, il duo Marotta-Paratici, che una volta alla Juventus arriverà ad un passo dal portare il pupillo a Torino, si aggiudica la comproprietà del giocatore per mezzo milione: altri ottocentomila euro serviranno più tardi per l’altra metà del cartellino.
A Genova, a partire dall’estate del 2007, Poli passa gran parte della sua carriera, tanto da meritarsi, ad un certo punto, l’abusato soprannome di “Capitan Futuro”. Vinto il double campionato-Coppa Italia con la Primavera di mister Pea, si toglie molto presto anche la soddisfazione dell’esordio in Serie A: 4 novembre, Cagliari, blucerchiati in vantaggio per 3-0 e Mazzarri, su consiglio di Montella, concede al giovanotto due minuti più recupero al posto di Sergio Volpi, modello cui ispirarsi e vicino di casa.
Ne verranno altre di presenze con la Samp, una volta concluso con successo l’anno di Erasmus calcistico in quel di Sassuolo (5 gol in 32 partite): 92 in totale, tra alti e bassi, arrivando anche ad indossare la fascia da capitano.
Tra i momenti da ricordare c’è sicuramente quel Sampdoria-Inter del 26 settembre 2009, agli esordi di quella stagione che finirà niente meno che con il quarto posto: contro i nerazzurri futuri conquistatore del triplete Poli, non ancora ventenne e con pochissime gare da titolare alle spalle, fa una prestazione da 7 in pagella, tenendo sotto controllo Maicon, esaltando il pubblico di Marassi e contribuendo così alla quinta vittoria della squadra in sei partite. A fine partita il presidente Garrone dichiara: “Non fatemi parlare di lui, altrimenti mi emoziono“.
Il ragazzo si fa notare anche da Mourinho: avendo reagito alle accuse della panchina nerazzurra di aver simulato un fallo, a fine partita va dal tecnico interista per ribadire di non essersi buttato, ottenendo in cambio un abbraccio e dolci parole dal vate di Setúbal: “Mi è venuto a chiedere scusa e significa che il bambino ha carattere e personalità. Perché ci vuole, a fare una cosa del genere da bambini. Prima ha litigato, poi ha capito di avere sbagliato, ed è venuto a chiedere scusa. Nella vita servono sempre queste caratteristiche: personalità ed educazione. Poli mi piace“.
Quell’autunno è un momento magico per il nostro che, fatta tutta la trafila in azzurro dall’Under 17 all’Under 21, viene costretto dalla Sampdoria a rinunciare alla spedizione in Egitto per il Mondiale Under 20. Le cose vanno a gonfie vele, il suo nome è costantemente citato tra quelli dei migliori giovani italiani e si parla addirittura di un interesse da parte del Manchester City.
Meno bene la stagione successiva, con la squadra che affonda lentamente fino a retrocedere. Durante il ritiro ha dei problemi al muscolo obliquo, quindi un infiammazione ad un legamento che gli consente di giocare soltanto venti minuti del preliminare di Champions League (“Ancora adesso mi vengono gli scatti di rabbia“). Tra infortuni e scarsa considerazione da parte degli allenatori, Poli si vede poco in campo. A fine agosto saluta Bogliasco con un po’ di magone e si trasferisce all’Inter: prestito oneroso (un milione) con diritto di riscatto, che diventerebbe obbligatorio (a 6 milioni) una volta raggiunto un certo minutaggio (se Aquilani ci legge già avrà capito come è andata a finire).
Dopo 20 presenze, tante promesse ed un gol al Genoa, i nerazzurri non lo riscattano. Pur sottolineando l’annata positiva, Poli non la prende benissimo: “Mi avevano detto che mi avrebbero riscattato al 100% e invece hanno cambiato idea e hanno gestito la vicenda in maniera assurda, certe persone dovrebbero imparare il rispetto per gli altri“.
Si consola con la nazionale maggiore, con la quale debutta a Ferragosto 2012 contro l’Inghilterra, e tornando protagonista con la Samp, di nuovo nella massima serie. Scopertosi migliorato, (“prima, però, è vero che arrivavo a un quarto d’ora dalla fine ed ero in riserva. Oggi non più”), va a segno tre volte in stagione, aprendo le marcature nel derby della Lanterna, e poi passa al Milan, dove ritroverà Pazzini, già compagno di squadra in blucerchiato e in nerazzurro: “è un osso, scherza con tutti e fa la mia imitazione sempre, diventa pesante e non lo sopporto, ma abbiamo un bellissimo rapporto”. A Milanello lavorerà agli ordini di Allegri, che tre anni fa l’aveva indicato come miglior centrocampista italiano Under 21: lui, nel frattempo, pensa di essere stato sorpassato da Verratti.
Tranquillo, generoso ma anche serio, medico se non avesse fatto il calciatore, vincere come chiodo fisso (anche alla Playstation), il dribbling con la suola dello scarpino come colpo ad effetto, libro preferito L’ombra del vento. Galliani, al momento della presentazione, ha sparato alto: “Per me l’emozione di avere Andrea Poli o Frank Rijkaard è identica“. A occhio e croce, i tifosi dovranno impegnarsi un po’ per essere altrettanto eccitati.
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fonti: Gazzetta dello Sport, Secolo XIX, Corriere del Veneto, la Tribuna di Treviso
