di Francesco Di Feo –
Cambiare spartito, cambiare repertorio. Passare dalla musica “leggera” al rock “duro”. Dalla leggerezza mostrata nella fase difensiva degli ultimi tempi, ad una durezza e una solidità che è indispensabile se si vuole risalire la classifica. Questo ha chiesto il maestro Allegri alla sua banda dopo le pessime esibizioni di questo inizio di stagione; di cambiare musica, e di farlo fin dalla prossima esibizione. Contro la Sampdoria la musica rossonera non è stata bella ma efficace, e questa è stata la risposta più confortante che la banda Milan ha dato al suo maestro e al suo pubblico.
La squadra che interpretava le partite sulle punte per poi ritrovarsi ad arrembare nel finale per recuperare lo svantaggio ha lasciato spazio contro i blucerchiati ad una squadra che fin dai primi minuti si è rimboccata le maniche sapendo che vincere sarebbe stata dura, ma che riuscirci era troppo importante. Il diverso atteggiamento della squadra di Allegri ha sorpreso la Sampdoria, che si aspettava di poter aggredire una squadra scarica e povera di convinzione e invece si è trovata di fronte un Milan che ha preparato la partita nel suo stesso modo.
Oltre al cuore dimostrato nei finali delle scorse partite, i rossoneri hanno mostrato un ordine e un’attenzione che non si vedevano da tanto tempo a San Siro; nessuna occasione su azione concessa alla Samp, una sola disattenzione sulla solita palla inattiva che ha visto Costa sfiorare il gol come la scorsa stagione, ma contare un solo errore della retroguardia del Milan di questi tempi è un buon segnale oltre che una notizia.
Questo atteggiamento più attento, che ha permesso di mantenere la porta inviolata per la prima volta in questo campionato, ha affievolito soprattutto nel primo tempo le azioni del Milan che ha trovato difficoltà a dare continuità al suo gioco d’attacco. Il jolly pescato da Birsa in apertura del secondo tempo scrolla di dosso un po’ di tensione ai giocatori rossoneri che sono protagonisti di un buon secondo tempo, interpretato con più coraggio e soprattutto più fiducia nelle giocate che porta il Milan a sfiorare più volte il raddoppio e a soffrire relativamente poco nei minuti finali.
Di questo Milan “rock” il giocatore simbolo è senza dubbio Nigel de Jong, che non ha dimestichezza nel dettare i tempi di gioco e di circolazione del pallone, ma che si trova molto a suo agio nel dettare alla squadra i tempi del pressing e dei movimenti di copertura, e che si esibisce partita dopo partita in decisivi interventi di recupero che sono le uniche azioni che strappano gli applausi di San Siro. Un’altro emblema di questo Milan è senza dubbio Valter Birsa, un trequartista umile, che cerca le giocate semplici ed efficaci a dispetto di dribbling e grandi giocate che non sono presenti nel suo repertorio. Proprio quello che serve ad una squadra che ha bisogno di ritrovare fiducia nei propri mezzi ripartendo da uno spartito semplice e lineare, e che non può permettersi di perdersi alla ricerca di una musica che al momento non è nelle corde del Milan.
Nel complesso la partita ha avuto pochi spunti, il Milan ha trovato una vittoria che era di vitale importanza e ne esce incoraggiato e con più autostima. I giocatori rossoneri hanno dovuto calarsi in questa realtà profondamente diversa dalle aspettative, cambiando spartito e passando da quello interpretato da Kakà e Balotelli a quello interpretato da De Jong e Birsa. Un nuovo “sound” per un nuovo Milan, un cambiamento che dimostra la voglia che questa squadra ha di far sapere che, anche se con note meno melodiche in attesa dei grandi interpreti, la sua musica non è ancora finita.
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