Per Demetrio Albertini, Milan- Barcellona non potrà mai rappresentare una gara qualsiasi. La sua carriera da calciatore è infatti legata a filo doppio al Milan, con cui ha vinto tutto in Italia e nel Mondo, ma nel suo vastissimo palmares c’è anche un Liga, vinta nei sei mesi trascorsi al Barcellona sul finere della sua luminosa carriera in una squadra che era molto diversa dallo squadrone odierno. “Era il 2005, l’inizio della cavalcata. Da 5 anni il Barça non vinceva la Liga.Rijkaard aveva bisogno di uno nel mio ruolo. Non giocai tanto, ma entrai profondamente nell’universo catalano. Accogliendo me accoglievano con grande rispetto il Milan che rappresentavo, il loro punto di riferimento. Mi chiedevano di Van Basten, Maldini, Baresi. – le parole dell’attuale vicepresidente della Figc a ‘La Gazzetta dello Sport’ – Il Barcellona ha programmato bene. Puyol mi ha detto che non gioca: turnover. Lui è un amico per la vita, era il capitano e stava a mia disposizione 24 ore su 24 per spiegarmi il Barça. Quando sembrava che prolungassi, mi invitò a cena per ringraziarmi. Una grande generazione piano piano lascia il campo a quella che verrà. Maldini ha giocato fino a 41 anni. Tra i 35 e i 41 anni c’era tempo per preparare un successore. Invece tra Maldini e Constant si sono avvicendati 7-8 terzini sinistri. Come se si procedesse per tentativi”.
Immancabile una battuta su Mario Balotelli e le ultime vicende che lo hanno visto protagonista: “Xavi un giorno mi disse: ‘Se io fossi il presidente del Barcellona e Messi mi chiedesse 10 biglietti, gliene darei 20 per non lasciarlo andar via. Invece Messi non ne chiede uno. Voleva farmi capire che la vera straordinarietà di Messi è la normalità con cui vive da numero 1. Tutti i veri numeri 1 fanno così: Van Basten, Maldini, Baresi… É quello che deve imparare Balotelli: il talento non ti dà diritti, ma doveri. Mario gioca per sé, vorrei vederlo sorridere come Ronaldinho e che comprendesse la sua fortuna: può scrivere il suo futuro da solo. Non ha bisogno che qualcuno lo aiuti o si sposti: se vuole, diventa il numero 1. Per ora resta un patrimonio da valorizzare. Avere accanto Kakà, un numero 1 normale, gli farà bene”.
