Via da Via Turati, roba da poeti

(acmilan.com)

( Foto da acmilan.com)

di Ezio Azzollini

Due settimane senza calcio. In tempi come questi, per i rossoneri è roba che sa di tregua, di attimo di respiro, di intermezzo ad uno strazio annunciato.

Eppure, anche senza calcio giocato (perdoniate il generoso aggettivo), tra Allegri resta, Allegri va, mangia il panettone, no, Mangia al limite viene, e poi Seedorf a giugno, e poi Pippo Mio, il Milan fa parlare di sé anche per accadimenti che, su nostalgici come noi, attecchiscono sempre.

Approfittando della pausa di riflessione, confidando che essa porti effettiva riflessione in tutte le stanze, e a tutti i piani, l’AC Milan “scasa”, ultimando il trasloco dalla storica sede di Via Turati, nella quale si sono recati per le loro firme in calce alcuni dei più grandi campioni del calcio mondiale, dal ’66 ad oggi, sotto la quale qualche inverno fa si cantava “non si vende Kakà” (e chissà, magari quella sera le prime suppellettili, per ciò che via Turati aveva rappresentato fino a quel momento, iniziavano ad essere incartate e inscatolate) per trasferirsi nell’avveniristico palazzone a Milano Fiera. Ieri, gli ultimi viaggi della impresa di traslochi.

C’è molto da dire, non solo per le riprese -“fegatello” che andranno a riempire i tg utilizzate in servizi, e servizi, e servizi, da rigirare, solo con scenografia diversa. Ci sarebbe da raccontare, tanto per cominciare, la foto di qualità non eccelsa (tagli alle spese anche sugli addetti Photoshop: Barbara sta vincendo su tutta la linea) in cui Adriano Galliani è nella nuova sede. Posa, con cappottone nero ed espressione non troppo convinta, al piano terra del palazzo che ospiterà, per una manciata di mesi, il suo nuovo ufficio. Una foto sgranata e surreale: questo è oggi “Casa Milan”.

Ci sarebbe molto da dire. Troppo, forse. Allora di accontentiamo di riflettere sull’ironia di quegli scatoloni, di quei pacchi, di quei trofei dentro il cellophane, che stanno lasciando Via Turati. Di quelle stanze vuote, delle luci spente, delle serrature che scattano per l’ultima volta. Di Via Turati vuota. Non v’è che dire: la vita è avvezza alle metafore molto più che i poeti.

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Scritto da il nov 12 2013 . Registrato sotto Editoriale, In evidenza, iphone focus, News .

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