Si riparte da Kakà e Cristante. Attesa per Honda e un occhio al mercato, dove Galliani dovrà stupire con un colpo di coda

L’anno nuovo inizia con il botto in casa Milan. Arriva la vittoria contro l’Atalanta, arriva il centesimo (e non solo) gol per Kakà in maglia rossonera, arriva la conferma che Cristante, frutto del vivaio rossonero, appare pronto per grandi palcoscenici. Ma andiamo con ordine. La partita che di fatto ha aperto il nuovo anno del Milan era insidiosa, soprattutto visti i recenti precedenti. La vittoria è arrivata in uno stadio che sembrava freddo e desolante, per la decisione della Curva Sud di reiterare la protesta che, secondo i più, dovrebbe scuotere le coscienze di Tosel e compagni in merito all’attuazione delle norme relative all’ingresso del materiale che di solito trasforma la balconata di S.Siro in un ammasso di gente festosa e inneggiante ai propri colori. Una ringhiera sguarnita dei capi ultrà, senza direzione alcuna sui cori da cantare. Uno stadio in cui si sentono anche i suggerimenti tra giocatori in campo, in un silenzio assordante, interrotto solo da esclamazioni in caso di errore o di boati in caso di gol. L’unico coro scandito a piena voce e orchestrato dal cuore è stato quello per Kakà: “siam venuti fin qua per vedere segnare Kakà”. Unica nota lieta in una fitta coltre di persone silenziose e tristi per tutto l’arco della gara. Questo, come già scrissi, non è il mio calcio, non è il calcio che amiamo in Italia, da sempre popolo di festaioli che si divertono a prendersi bonariamente in giro da una curva all’altra. Ma, si sa, la discriminazione territoriale ha ridotto di molto i margini di manovra dei gruppi organizzati. Non ha potuto nulla, invece, contro quei fischi fastidiosi che anche questa volta si sono sentiti all’indirizzo di un giocatore rossonero: quando Matri ha lasciato il campo è stato accompagnato, passo passo, da un sibilo infastidente: diciamocelo. Che Matri non fosse il nome che i tifosi si aspettavano in estate, era lampante. Che Matri abbia “deluso” dal punto di vista delle prestazioni, è altrettanto evidente. Ma che Matri debba pagare dazio per le scelte di altri, mi sembra quantomeno deprecabile. Ritengo che Ale, quando scende in campo, faccia il possibile per aiutare la causa rossonera. Si vede anche dal secondo anello la voglia di diventare da reietto ad idolo della curva, io credo che l’ansia, parola grossa, che accompagna Matri in campo, sia fautrice stessa del suo poco incisivo rendimento. Mi piacerebbe, in via provocatoria, poter riavvolgere il nastro e accogliere questo giocatore con gioia e fiducia: forse sarebbe stato più concreto nei pochi minuti giocati in stagione. Quindi non posso accettare di ascoltare nel nostro stadio quei fischi lamentosi nei confronti di uno qualsiasi degli uomini in campo con la nostra gloriosa maglia. Il Milan va sostenuto nei singoli componenti per far si che torni ad essere la macchina perfetta che tanto agogniamo.

Kakà è stato, al contrario, il miglior acquisto che il Milan potesse fare di questi tempi. La sua motivazione, il suo carisma, il suo modo di essere trascinatore e anima delle speranze rossonere, ha contagiato chiunque. La maglietta con l’effige dei cento gol giaceva in panchina da diverse partite e alzarla al cielo è stata una sorta di liberazione, prodromo per iniziare un nuovo percorso con il primo di una, si spera, lunga serie di altre marcature che rimarranno indelebili nella storia del Diavolo. Il modo di essere di Kakà è un valore aggiunto per la rosa di Allegri, prova ne è l’abbraccio tra il brasiliano e il più giovane dei compagni in campo, quel Bryan Cristante che all’esordio è apparso lucido, pronto e soprattutto maturo per potersi mettere alla prova con il nostro campionato. “Il gol all’esordio? Ho provato solo gioia”. Solo… ma chi l’ha seguito per novanta minuti in campo ha iniziato a sperare che nella finestra di mecato appena aperta non rientri il suo nome, magari in qualche trattativa complicata per raggiungere  altri obiettivi che, sulla carta, potrebbero sembrare più consoni e pronti alla competizione rossonera, ma che non hanno la sua storia. Si parla spesso di far crescere i talenti in casa propria: Cristante con De Sciglio è segno del buon lavoro fatto in casa Milan e sarebbe a dir poco dissacrante lasciarli andare altrove.

La partita contro l’Atalanta è coincisa anche con la presenza massiccia di stampa e tifosi giapponesi, pronti ad immortalare i primi passi di Honda in rossonero. Lui, Keisuke, è apparso come una star nel ricco parterre di poltroncine rosse che l’hanno accolto e anche al suo passaggio in zona mista si è visto l’entusiasmo e l’aurea sacrale che lo ha accompagnato nel suo viaggio intercontinentale. Keisuke Honda verrà presentato ufficialmente oggi a S.Siro, ma è già entrato, di fatto, con prepotenza nella famiglia e negli interessi rossoneri.

Il mercato rossonero è apparso bloccato nei giorni scorsi dalla fumata nera per Nainggolan, ormai approdato a Trigoria e da quella grigia per D’Ambrosio, ormai vicinissimo all’Inter di Mazzarri. Il Milan dunque appare fuori da quelle che sembravano le trattative meglio orchestrate per trovare rinforzi utili subito alla delicata situazione di classifica. Perché, comunque, nonostante la vittoria, la partita contro l’Atalanta non è stata bella a tutti gli effetti. Mancava quella sicurezza nella manovra, è mancata quel’impostazione di gioco che ha fatto la fortuna del Diavolo negli anni scorsi. Colpa di Allegri? Colpa del fatto che nell’undici di partenza c’erano giocatori che non sono stati in grado di trascinare la squadra e portarsi il fardello rossonero sulle spalle? Il risultato ha messo in ombra queste mancanze, ma l’analisi lucida della gara non può prescindere da esse. Dunque il Milan deve ripartire da ciò che di buono si è visto, dall’entusiasmo e dalla maturità di giocatori come Cristante e De Sciglio, dall’irruenza e dalla capacità tecnica di Emanuelson, dal cuore di Kakà e dall’estro di Balotelli che, ora come ora, è tra i totem di questa squadra.

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