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29 Mar 2014 20:45 |
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FIORENTINA-MILAN, IL MIGLIORE IN CAMPO
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Daily Network
© 2014
“Roma non è stata fatta in due giorni. Chi pensava che potessi costruire qualcosa in tre o quattro mesi si sbaglia. Ho sempre detto che ci vuole tempo. Dobbiamo continuare a dimostrare coi fatti: dobbiamo dimostrare che non siamo stati casualmente bravi con Lazio e Fiorentina”.
La conferenza stampa di mister Seedorf mi lascia proprio questa considerazione, sulla quale riflettere. Potrebbe sembrare una dichiarazione al limite dell’ovvio. Non lo è se la si colloca nel delicato periodo vissuto da Clarence sotto il fuoco incrociato. Quello dei nemici e quello, ancora più pericoloso, infido, degli amici. O così ci hanno raccontato, a partire dal dossier presentato a Berlusconi, per continuare coi mugugni dei giocatori contro le sue abitudini a Milanello, per finire con il tutoraggio di Galliani nella doppia trasferta tra Lazio e Toscana. Se davvero Seedorf fosse stato sull’orlo del baratro, se davvero lo spogliatoio si fosse spaccato inesorabilmente, se davvero ci fosse stata una sorta di congiura per eliminare un personaggio scomodo, state pur certi che non avremmo acquisito quattro punti pesanti come macigni in classifica e soprattutto non ci troveremmo a commentare una vittoria importante come quella ottenuta a Firenze. Vero è che la Fiorentina non assomigliava nemmeno lontanamente alla squadra che dall’inizio della stagione si è resa protagonista dei complimenti per il gioco espresso. Chiaramente le assenze tra le fila dei viola ora sono pesanti. E’ anche vero, però, che finalmente il Milan è riuscito a convincere per quel che riguarda la mole di fatica messa nel gioco: Muntari e De Jong sono stati il punto di riferimento dei compagni per tutti i novanta minuti. Precisi in fase di impostazione e di certo fondamentali quando c’è stato da ripiegare in difesa a dar man forte ai compagni. Honda si è finalmente meritato la sufficienza, Balotelli ha giocato responsabilmente e, lo dimostrano le azioni da gol, ha trascinato il suo Milan alla vittoria. Un atteggiamento positivo quello che si è visto al Franchi, un passo in avanti, che proietta Balotelli verso una conferma a pieni voti in azzurro e che al contempo lo reintegra nella progettazione del Milan del futuro. Perché questo è il nocciolo delle parole di Seedorf: quello che ha ammesso in conferenza stampa è che è arrivato per programmare: non la fine di una stagione deludente, ma il nuovo ciclo del Milan. Se poi della disfatta viola analizziamo le occasioni sprecate, ecco che il Milan inizia a fare i conti con il suo prossimo futuro: il rendimento di Matri non lo rende un giocatore interessante per la riconferma, nemmeno ora che Montella non ha altre grandi alternative da far giocare là davanti.
Ora chiaramente il Milan deve fare i conti anche con il presente, con la necessità di dove portare a termine con onore questo campionato. Il pensiero va al Chievo e a quel Paloschi che molti avevano identificato come l’erede di Inzaghi. Una squadra che ha bisogno di punti in chiave salvezza e che proprio grazie al gol di Alberto ha superato il Bologna in classifica, facendo tirare un sospiro di sollievo a Campedelli. E proprio Paloschi sarà osservato speciale, perché la comproprietà del cartellino tra le due società, potrebbe essere finalmente risolta a favore dei rossoneri. Paloschi sta dimostrando di essere un giocatore ormai cresciuto, maturo e pronto per mettersi alla prova con una grande. Poi è giovane e mai come nella prossima stagione il Milan dovrà puntare su giocatori di questo tipo.
Tutto questo per sottolineare l’importanza delle parole di Seedorf, la sua risposta al tornado che l’ha investito nelle ultime settimane e, dal quale, è uscito indenne. Quelle parole, a mio avviso, rafforzano la sua posizione sulla panchina del Milan, perché se sai che stai rischiando, non parli del futuro, ma ti concentri sul presente, cerchi di ottenere tutto ciò che puoi dai tuoi giocatori nel più breve tempo possibile. Quindi te ne freghi dell’impostazione di gioco, alzi le spalle di fronte al risultato senza prestazione, anzi rendi grazie dei punti che hai guadagnato anche grazie alla fortuna, ma soprattutto non fai programmi, non ti spendi per segnalare giocatori che tanto non allenerai mai. Seedorf non è quel tipo di uomo, anche perché evidentemente sa di poter continuare a lavorare per il futuro. E questa convinzione, ma è solo il mio pensiero, arriva anche dal tutoraggio imposto dall’alto nella doppia trasferta. Ma siamo sicuri che fosse Seedorf il sorvegliato speciale?
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