di Vittorio Polieri
Sperare non costa niente, men che meno per chi s’è mestamente convertito alla filosofia del parametro zero. A sette giornate dalla conclusione del campionato più insignificante dell’ultimo ventennio, il Milan galleggia nelle acque limacciose di metà classifica, dividendo la quota dei 42 punti con un Torino apparentemente già pago delle prodezze del duo cresciuto sull’asse Velletri – Torre Annunziata: la porta d’accesso all’Europa appare nuovamente alla portata dei rossoneri, reduci da una serie positiva di tre partite e inaspettatamente autorizzati a sognare un finale diverso da quello che in tanti avevano giustamente preventivato.
Legittimo è anche supporre il contrario, soprattutto alla luce delle pessime figure accumulate con masochismo nel corso dell’annata, tanto più che ad ogni uscita dalla crisi appena abbozzata è immediatamente corrisposto un nuovo naufragio, fra contestazioni e pubblico ludibrio. Ma il sottoscritto, che non segue alcuna linea editoriale, adora spudoratamente i colpi di scena e vuole sottoporre alla cortese attenzione del popolo rossonero i 10 motivi per i quali il Milan può ancora giocarsi l’accesso all’Europa League, passando dalla porta di servizio.
1 – La storia recente insegna che il Milan sa rincorrere. Il 19 maggio scorso, in quel di Siena, appena sei minuti prima del novantesimo, il club rossonero avrebbe concluso un girone di ritorno straordinario con l’indesiderabile qualificazione all’Europa League, traguardo minimo che oggi, per assurdo, sarebbe tutto di guadagnato. Ci si augura altrettanta determinazione, altrettanta coesione, a caccia del palliativo che restituisca un colorito diverso al finale di stagione. Perché no, con un altro gol di Mexes.
2 – Il sesto posto dista appena cinque o sei punti: Fiorentina e Napoli giocheranno la finale di Coppa Italia con relativa tranquillità, potendo contare su una posizione in classifica che, a meno di brusche frenate, garantirà loro l’accesso alle coppe europee, qualunque sia l’esito del match in programma all’Olimpico il 3 maggio prossimo. La slot riservata alla vincitrice della coppa nazionale è blindata dal Parma, che pertanto si prepara a stupire anche in prossimità del traguardo. A meno che…
3 – Rimosso dal banco degli imputati con tante scuse, Clarence Seedorf proverà a raccogliere i frutti del proprio lavoro, onorando l’impegno più gravoso dacché siede sulla panchina del Milan. L’accesso all’Europa costituirebbe un biglietto da visita importante, soprattutto all’indomani della crisi di gioco e di risultati che la squadra ha messo in mostra con l’ultimo Allegri e nelle primissime uscite col neo-allenatore, pronto a farsi carico delle fratture nello spogliatoio per tutelare la bontà delle proprie idee. La chiave di volta? Il fattore Balotelli.
4 – L’ostinata persistenza del 4-2-3-1 sta finalmente producendo gli effetti sperati, grazie alla crescita dei fantasisti schierati alternativamente dietro l’unica punta. Taarabt è un ottimo prospetto, capace di giocate palla al piede che i compagni di squadra non sanno neppure dove stiano di casa: è un investimento sicuro e andrà necessariamente riscattato. Il giapponese Honda ha ritrovato il feeling col rettangolo di gioco: corre tanto, recupera palloni e detta i tempi dell’azione. Presto riuscirà anche a non sbagliare i gol sottoporta, ma intanto Agazzi ringrazia. Quanto a Kakà, c’è poco da aggiungere: la suggestione a stelle e strisce è molto forte e il ragazzo ha tutto il diritto di voltare pagina, soprattutto al termine di un’annata così travagliata. Difficile, però, che i cuori rossoneri reggano ad un altro addio.
5 – Fatta eccezione per l’insidiosa trasferta contro la Roma e il derby coi cugini non meno disillusi, il calendario sembrerebbe favorire la rincorsa all’Europa: lunedì c’è il Genoa di Gasperini, che tiene testa a Napoli e Juventus ma poi perde malamente col Chievo. Prima di Pasqua, di scena a San Siro il Catania e il Livorno, poi sarà la volta della Roma e dell’Inter. Chiudono i conti la trasferta di Bergamo, con un’Atalanta plausibilmente appagata dai sorprendenti risultati stagionali, e l’atteso match di ritorno con il Sassuolo, che di Berardi ha imparato a fare a meno. Quattro le partite in casa, tre quelle in esterna, confidando nei favori del pronostico e, possibilmente, anche della dea bendata.
6 – Il club che nel giro di un decennio è passato dalle sabbie mobili della serie cadetta fin sul tetto del mondo dovrebbe sapere come gestire i momenti critici: e in effetti lo stile Milan, dietro i sorrisetti di circostanza e le frasette sussiegose, ha sempre celato una solidità d’apparato che le altre grandi, vere o presunte, hanno vanamente cercato di emulare, almeno finchè la giovane figlia del Presidente non ha fatto le bizze. Accantonati i dissapori, Lady B. e Mister G. concorrano a riportare serenità nell’ambiente, rispolverando il savoir-faire di marca rossonera che nell’ultimo ventennio ha prodotto ben più di qualche tappeto rosso.
7 – Le insopportabili pressioni della stampa hanno colmato la misura: ogni giorno un “affaire Balotelli”, un nome nuovo per la panchina, una crepa nell’organigramma, poi Carlitos Tevez rifila una manata a Paletta e si parla di semplice “eccesso di generosità”. La risposta s’è già vista sul campo, con una decisa inversione di tendenza che ha mandato in tilt redazioni e rotative: “Si vede la luce in fondo al tunnel” ha detto qualcuno, correggendo il tiro e abdicando ai titolacci preconfezionati e intrisi di inutile polemica. Smentire i pallonari da salotto è già di per sé una piacevole soddisfazione.
8 – Non sarà un’iniziativa troppo ortodossa, ma la mancata qualificazione alla Champions autorizzerà il club rossonero a trattenere il 20% degli stipendi dei calciatori, come da clausola anticipatamente sottoscritta. Di contro, l’accesso all’Europa League potrebbe rimescolare le carte in tavola, portando la società a ridiscutere un provvedimento che Galliani ha fortemente voluto per questioni di spending review. Il compromesso non è da escludere, benché l’amministratore delegato abbia più volte glissato l’argomento con una battuta: “Una parte del compenso è fissa e corrisponde all’80 per cento; un’altra è variabile, legata all’obiettivo minimo, e si attesta attorno al 20%. Non capisco le polemiche, con l’80% i figli riescono comunque a mangiare…”.
9 – Il premio per la qualificazione all’Europa porterebbe una boccata d’aria fresca e procurerebbe un seppur minimo giovamento alle casse della società, svuotate dai debiti e da alcune sciagurate operazioni di mercato. Il beneficio andrebbe valutato sul lungo termine, laddove il Milan riuscisse a onorare con profitto la competizione assicurandosi compensi minimi per le singole partite o per il brillante superamento della fase a gironi. Mancando la qualificazione, sarebbe a rischio la permanenza stessa di alcuni interpreti d’eccezione, su tutti Rami e Taarabt, il cui riscatto produrrebbe un passivo di oltre dieci milioni di euro. Quando si dice che necessità è virtù…
10 – Che Seedorf l’abbia detto o meno, i tre quarti della rosa andrebbero ostracizzati senza pietà, tanta è l’incompatibilità coi colori e con la storia di un club tanto blasonato quanto autolesionista. Questo finale di stagione potrebbe evidenziarne ulteriormente i limiti, ma consentire altresì ad ognuno di riscattare in minima parte una stagione fallimentare, provando a meritarsi la riconferma sul campo. A qualcuno sembrerà pura follia, ma fino a un paio di settimane fa sarebbe stato altrettanto folle soltanto supporre un articolo del genere.
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