Perchè Zlatan preferisce Milano a Parigi

Simpaticissimo articolo dei colleghi francesi di So Foot che hanno voluto spiegare le ragioni per cui a Zlatan Ibrahimovic manca il Milan e Milano andando a spulciare nel diario dello svedese, del quale si scopre anche una certa passione per la poesia di Baudelaire e una grande emotività.

Caro Diario,

Come ho detto ieri mi manca Milano. Ieri nella mia stanza d’albero, dopo aver dimostrato a tutti che un’isola non può battere Zlatan (Far Oer- Svezia 1-2, ndr), ho fatto una lista delle ragioni per cui sono nostalgico. Se la mia angoscia non passa la invio a Silvio e Adriano per piccione viaggiatore. Anche se nessuno picciona Zlatan. Io ti faccio partecipe del mio stato d’animo.

– A Milan, quando Zlatan aveva bisogno di sfogarsi, lui poteva andare a picchiare Strasser, o piantare due calci rotanti alla testa di Cassano. Qua quando si avvicina a qualcuno questo abbassa lo sguardo e si mette dietro Carlo. Come a scuola, quando ti nascondi dietro il Prof. Il grande Prof.

– Zlatan ha accettato Buffon. Zlatan ha accettato Zanetti. Zlatan ha accettato Puyol. Zlatan ha accettato Ambrosini. Ma Zlatan non può accettare di avere Jallet come capitano. Non uno che è nato a Cognac e che è già calvo a 26 anni.

– A Milano, lo Stadio San Siro è talmente bello che è soprannominato La Scala. Nei corridoi dello stadio ci sono foto di giocatori che Zlatan rispetta, come Van Basten, Gullit, Nordahl. A Parigi, La Scala è una ex discoteca che è stata sostituita da qualcosa che si chiama Vip Room, dentro la quale troneggia una foto dedicata a Pierre Cucrocq che posa con la Coppa di Lega ’98. P****n!

– No, ma come si chiama il centro d’allenamento? Le Camp des Loges? Che significa? Come puoi pensare che i giocatori siano felici di andare dentro un campeggio? Ridatemi il mio Milanello. Ridatemi il mio cuoco. Ridatemi il mio Milan Lab.

– A Milano il Derby attira l’attenzione. Lo so, ho giocato con entrambe le maglie. A Parigi il Derby più vicino in Ligue 1 è contro l’Estac di Troyes. Il luogo in cui Sylvain Armand e Roman Le Chrom compreranno i loro jeans Kaporal. In car pooling, per l’inferno.

– In Italia, a fine partita sono stato intervistato da Beppe Bergomi, Zvonimir Boban e Arrigo Sacchi, gente che ha un vero curriculum, anche se Arrigo è un fannullone che pensa che io faccio gol solo perchè ho i piedi grandi. Qui a bordo campo c’è solo un nano biondo che vuole parlare con me. Il suono della sua voce non ha ancora raggiunto le orecchie di Zlatan.

– Ho l’impressione che che il Paris non sappia nemmeno di che colore è la sua maglia. Blu? Rosso? Bianco? Grigio? Con strisce? Senza strisce? Non ci capisco niente, dannazione. A Milano, per lo meno, è chiaro. Rosso e Nero. Punto. Il colore del fuoco e della paura. Zlatan è la paura. La paura negli occhi dei suoi avversari. E dei compagni di squadra.

– A Milano, i tifosi hanno le palle. Buttano giù lo scooter dalle gradinate superiori così, per divertimento. A Parigi Scooter è il soprannome del capo dei tifosi. Voglio vedere chi avrà il coraggio di buttarsi già dalle tribune. Vieni a cercarlo.

– Mi era stato detto che c’erano grandi parrucchieri a Parigi. No, ma che imbroglio è? Zlatan ha testato in diversi quartieri, a volte in angoli oscuri, ma nessuno può competere con Seba, il barbiere di Milanello. E’ lui che ha fatto la coda a Zlatan. Ed è lui che ha fatto i capelli ad El Shaarawy, Mexes, Boateng e Galliani. Scherzi a parte, quando Verratti si farà un bel taglio di capelli qui? Lui potrà anche tagliarsi le sopracciglia.

– Comincio a capire che non ci sono foto tra la Ligue 1 e la Serie A. La prova: in Italia, Mutu era solo un fottuto cocainomane che stava sulla panchina del Cesena. Qui è una stella e le tv si svenano per lui. Strano, non ho visto le foto del suo primo gol in Ligue 1.

Seconda prova: quando il Milan acquista un giovane dalla Ligue 1 scompare tra le riserve e poi va in Lega Pro. Di contro, quando il aris acquista un giovane dalla Serie A questo è titolare e rimanda Bodmer alle sue riunioni di Weinght Watchers. Con musa Amel Bent. La classe.

– Vogliamo paragonare Nasser Al Khelaifi e Silvio Berlusconi? Uno che spende tutto per essere circondato da stelle, l’altro che non ha bisogno di comprare nessuno perchè il Paese già gli appartiene. E merda, sto ancora aspettando la prima serata Bunga Bunga di Nasser.

– A Milano, il simbolo è il Diavolo, che incute rispetto e ti trasforma in un pupazzo di neve. Al Parc des Princes quando scendo in campo chi mi tocca la schiena? Germain la Lince…Accidenti, Germain cosa! Sembra un ragazzo uscito da una serata bizzarra o uno di quelli che si vesta da orsacchiotto per abbracciare tutti.

– A Milano, tutto è permesso. Io voglio vedere quale giocatore a Parigi avrà il coraggio di farsi la figlia del capo.

Z.

Ps. Sopra una foto nostalgica di me al Milan, quando l’alcool scorreva a fiumi dopo una vittoria a Roma. A Parigi Leonardo porta due bottiglie di Badoit. 

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