14 milioni di motivi per un investimento da salvaguardare

06.02.2013 18:00 di Riccardo Casali

© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Balotelli ed El Shaarawy. El Shaarawy e Balotelli. I nomi del Milan più discussi e dibattuti in questo periodo sui quotidiani, sulle televisioni, sui siti sportivi sono senza dubbio loro due. L’attacco del presente e del futuro, 42 anni in due, di Milan e Nazionale giustifica tutto questo interesse nei loro confronti. Adesso il compito di Max Allegri e dei dirigenti rossoneri si fa ancora più complicato rispetto ad inizio stagione: a settembre la squadra poggiava interamente sul Faraone, che ha tirato la carretta per mesi, e bene o male tutti si sentivano parte integrante del gruppo e del progetto. Per qui pochi che non si sentivano a proprio agio in questa condizione, Pato e Mesbah su tutti, ha provveduto il mercato di gennaio. Ora con la compravendita di giocatori chiusa, per lo meno per quanto riguarda i grandi mercati europei, e con l’arrivo di Balo la situazione rischia, se gestita non alla perfezione, di creare qualche vittima illustre.

Se Robinho rappresenta un caso a parte, il mercato in Brasile è aperto fino a fine marzo, se Bojan è rossonero in prestito con diritto di riscatto, il vero patrimonio da salvaguardare è Gianpaolo Pazzini. Il Pazzo solo sei mesi fa attraversava (con qualche scetticismo da parte dei tifosi) la sponda del Naviglio. Le due società milanesi infatti imbastivano uno scambio tra due giocatori scontenti: Pazzini in maglia rossonera in cambio di Cassano più un conguaglio di circa 7 milioni di euro. Proprio la questione della contropartita economica è stata giudicata eccessiva da molti tifosi e da parecchi addetti ai lavori. L’investimento complessivo della società rossonera per il Pazzo è stato quindi di 14,5 milioni di euro, di cui 7milioni di euro cash. I primi mesi rossoneri del Pazzo non sono stati dei più semplici, a parte la partita contro il Bologna: dopo l’esordio con sconfitta incorporato contro la Sampdoria, ecco l’exploit. Al ‘‘Dall’Ara’‘ di Bologna nella seconda giornata di campionato il Pazzo mette in mostra tutto il suo repertorio: furbizia, cinismo, opportunismo e fiuto del gol consentono all’attaccante rossonero di timbrare la prima tripletta con la nuova maglia. Da quel giorno, 1 settembre, il Nostro attraverserà un periodo difficile, dove i tanti complimenti ricevuti dopo la prestazione di Bologna lasceranno spazio alle critiche. Infatti il Milan vive un momento di crisi: di risultati, di gioco. Il suo bomber non è servito adeguatamente. Il Pazzo è un attaccante che possiede delle caratteristiche piuttosto chiare: è una prima punta fisica, necessita di rifornimenti continui in area di rigore. Beh, nella squadra di Allegri di quel periodo Gianpaolo soffre: non ci sono cross, nè palloni giocabili, di conseguenza inizia un periodo che lo terrà a digiuno di reti per due mesi (si sblocca nel 5-1 casalingo contro il Chievo il 3 novembre). Piano piano da quello data in poi il bomber rossonero acquista sempre maggior spazio e più considerazione nella gerarchia del Conte Max e davanti agli occhi dei tifosi: al momento l’ex nerazzurro ha messo insieme 20 presenze in campionato condite con 10 reti: una media invidiabile di un gol ogni due partite giocate. Questo il suo score nell’altre competizioni: 4 presenze in Champions League e 2 in Coppa Italia con a bilancio un gol realizzato.

Proprio l’infortunio accorso domenica a Pazzini (lieve sofferenza al muscolo adduttore destro la diagnosi) ha permesso a Mario Balotelli di esordire dal primo minuto. Il ”Pazzo” problema si pone tra un paio di settimane: l’ex doriano infatti starà sicuramente fuori contro Cagliari e Parma per poi cercare di riprendersi il posto nell’andata degli ottavi di Champions contro il Barcellona, competizione in cui Mario non può giocare. Tuttavia per Gianpaolo sarà obiettivamente difficile essere titolare in campionato se Balo continuerà ad esprimersi su questi livelli: però se si vuole preservare un investimento importante ed un giocatore che ha fornito alla causa il suo contributo bisognerà lavorare su più livelli: Max Allegri dovrà essere bravo nel tenere il giocatore dentro al progetto, coccolarlo, farlo sentire importante anche a gara in corso. Mentre Adriano Galliani dovrà essere abile, capace, nel sostenere il giocatore nei suoi momenti di scontentezza e nel non far pervenire all’esterno il suo malcontento. Ma l’esperienza e le capacità del dirigente rossonero, da più di vent’anni ai vertici del calcio italiano e mondiale, rappresenta in questo senso la più grande garanzia.

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