…A Cagliari si rivede il Milan dello scorso anno: divertirsi vincendo

Milan news

21.12.2011 20:00 di Emiliano Cuppone   articolo letto 127 volte

© foto di Alberto Lingria/PhotoViews

Vittoria pesante quella di Cagliari, che la scorsa stagione fu viatico per il Milan verso lo scudetto.
La partita disputata dal diavolo è la sintesi di quest’ultimo periodo, la squadra di Allegri è apparsa stanca, logorata dall’estenuante rincorsa alla Juventus, per stessa ammissione del tecnico toscano. Il gioco non ha avuto la solita fluidità, per sbloccarla ci sono volute le due solite illuminazioni di un genio con il piede misura 47, sintomo che i meccanismi e gli ingranaggi rossoneri non erano oleati come nelle occasioni migliori. Il gigante di Malmoe ha mostrato ancora una volta la sua supremazia sui campi di periferia, ha annichilito la difesa rossoblu con una prestazione da rifinitore eccelso, nonché finalizzatore prepotente.
La sosta arriva come una manna da cielo, la squadra ha bisogno di rifiatare e recuperare pezzi importanti, non è un caso che la manovra latiti proprio quando manca un cursore coma Abate, vera arma in più di Allegri. Nel momento di difficoltà, però, sono arrivate due vittorie importantissime contro Siena e Cagliari, sintomo di un Milan che è tornato carro armato, capace di schiacciare le piccole nonostante lo stato di forma lasci a desiderare.
Sembra che il Milan abbia ritrovato quello spirito da grande squadra che ne aveva contraddistinto la cavalcata del diciottesimo scudetto. Quando Antonio Conte dice che il Milan vince passeggiando, forse non si riferisce solo alla facilità con cui i rossoneri hanno inanellato vittorie mediante il gioco nel loro momento migliore, ma anche alla capacità di Ibra e compagni di vincere nonostante pecchino in corsa stante una forma non brillante.
Rispetto allo scorso anno sembra che il Milan abbia fatto un evidente salto di qualità sotto il profilo della manovra, sembra che i meccanismi allegriani funzioni meglio, aiutati anche da inserimenti di tecnica pura come Aquilani, e di tecnica nell’inserimento come Nocerino, due elementi che completano il centrocampo a tre sempre più nel vivo dell’azione. La posizione di Ibrahimovic, più arretrato e meno uomo d’area, garantisce un break sulla trequarti che agevola gli inserimenti da dietro, da sempre sinonimo di qualità, come il Barcellona insegna. La sintonia fra le punte, Ibra e Robinho in particolare, è cresciuta, i terzini spingono con maggiore convinzione e la verticalizzazione esasperata dello scorso anno ha trovato una valida alternativa nella manovra orizzontale volta a stanare l’avversario. Non a caso il Milan quest’anno vince spesso in maniera larga, il gioco è più avvolgente, il pallone entra in area con meno difficoltà, gli interpreti si calano perfettamente nella parte.
Quello che era mancato, specie all’inizio di stagione, ma anche con il Bologna per esempio, era la concretezza, che al contrario aveva permeato tutta la scorsa stagione. Il Milan di quest’anno sembrava incapace di vincere senza esprimere un bel gioco, condannato a fare bene per trovare punti in classifica. Da sabato sembra aver ritrovato quello spirito spigoloso e cocciuto di una formazione capace di uscire vittoriosa da qualsiasi campo, a prescindere da assenze ed eccesso di anidride carbonica nei muscoli. Gran parte del merito, naturalmente, va riconosciuta ad Ibrahimovic, piegato in due dalla fatica ancora una volta, con quei ripetuti problemi di stomaco forse sintomo di un eccessivo nervosismo durante il match, ma che si rialza e continua a pressare sull’avversario, a tenere botta con il pallone fra i piedi nonostante i “calcioni” nei suoi confronti non si risparmino.
Vittoria importante in quel di Cagliari, ancora una volta viatico a cavallo delle festività natalizie, la scorsa stagione fu emblema di un Milan capace di vincere senza il condottiero svedese, in questa è la conferma della possibilità di vincere anche senza giocare bene, purchè Ibra decida di mostrare la propria supremazia. L’anno finisce così com’è iniziato, con un Milan vincente e concreto, sempre più rappresentazione calcistica dello spirito di Allegri, esteta a metà di un calcio fatto di risultati e gol, molto più che di fronzoli e funamboliche giocate, divertire vincendo più che vincere divertendo.

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