A Milano, in Europa, ovunque…

Rossonerosémper

A Milano, in Europa, ovunque…

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E fu così che ci ritrovammo a rappresentare l’Italia. Ancora una volta, dopo qualche anno di assenza ingiustificata tra le prime otto d’Europa, l’Italia in Champions è rappresentata solo dal Milan. Una responsabilità maggiore diranno alcuni, uno stimolo più dico io. Perché sapere di essere primi in campionato e gli unici ancora presenti sul grande palcoscenico europeo darà sicuramente una carica in più sia in una competizione che nell’altra.

Hanno lasciato l’Europa che conta sia il Napoli che la seconda squadra di Milano. Sui primi ha pesato a mio avviso l’inesperienza, anche se De Laurentis si ostina a dire il contrario, contro invece una squadra rialzata da Di Matteo proprio facendo leva sull’esperienza dei “vecchi”. Poi naturalmente finché i “vecchi” si chiamano Drogba e Lampard e i “giovani” Gargano e Pandev viene più facile motivare il risultato finale. Per quel che riguarda l’Inter invece, non è bastata la scarsezza del Marsiglia per passare il turno e nemmeno il pianto di Cambiasso e Ranieri: troppo piccola l’Inter di quest’anno, anche per poter essere offesa. Salutiamoli dall’alto in basso, dando loro l’arrivederci in Champions alla stagione 2013/14 se tutto va bene.

Capitolo sorteggi: domani pomeriggio sapremo quale sarà il nostro destino. La possibilità di avere la strada spianata fino alla finale c’è, e nessuno ci toglie il diritto di sperare per una volta di avere la sorte dalla nostra parte. Personalmente preferirei il Marsiglia all’Apoel, per due ragioni precise: evitare sorprese e cadute di stile, e dare un’altra bella delusione a quelli con la maglia azzurra e nera, dimostrando loro quanto sono veramente scarsi. A parte questo, la speranza maggiore risiede in una battaglia ad armi pari tra le spagnole, in modo tale da toglierne di mezzo almeno una. Non vedo infatti quale squadra potrebbe ostacolarci, Chelsea e Bayern comprese, se capitassimo dalla parte del tabellone senza Barca e Real. La speranza c’è, ed è l’ultima a morire: non manca molto per poter iniziare a programmare i prossimi mesi.

Tornando alle vicende del nostro Campionato, il dossier più falso e truccato della storia sta dolcemente preparando la strada al ritorno della semifinale di Coppa Italia. Se devo dirla tutta, mai come in quest’ultimo mese sono stato fiero di avere Allegri come allenatore. Perché la storia ci ha abituato a parole non dette, a critiche a senso unico senza mai troppe risposte da parte nostra. Il tecnico livornese invece non lascia correre, e non si tira indietro quando c’è da mandare messaggi alla Juve. Ultima frecciata due giorni fa, quando ad una domanda specifica riguardo alla tensione dell’ultimo periodo risponde: “Da parte nostra sicuramente no. Ma vedo che molti si mettono a fare i dossier e nessuno mette mai in risalto le decisioni a favore. Penso sia un comportamento piuttosto riduttivo”. Standing ovation, per la correttezza del pensiero e per il coraggio di averlo espresso. Tornando alla realtà, la vera preoccupazione restano ancora una volta gli infortunati; non appena l’infermeria accennava a svuotarsi, ecco che subito capitano il presunto stiramento di Abate e la botta in allenamento a Robinho. Piove sempre sul bagnato, e sempre su Milano. La speranza è quella di superare indenni la sfida contro il Parma per poi veder crescere il gruppo di giocatori a disposizione nelle successive gare contro Juventus e Roma. Sempre che la sfortuna la smetta di starsene appollaiata all’esterno di Milanello come un cecchino costantemente pronto a colpire.

Ultima riflessione di giornata la dedico a Stephan El Sharaawy. Sarà lui molto probabilmente a giocare titolare contro il Parma data l’assenza quasi certa di Robinho e sarà lui a cercare di tener testa all’impeto caratteriale di Ibrahimovic. La mia riflessione nasce proprio dal comportamento del piccolo Faraone nei dieci minuti giocati contro il Lecce: quando ha avuto la palla (2 o 3 volte, non di più!) ha sempre cercato di andare in porta, ignorando le urla e la possente personalità dello svedese, scrollando le spalle alle sue successive critiche. Cosa vuol dire? Per me vuol dire che il ragazzo, per l’età che si ritrova, ha personalità da vendere e non ha paura di fare uno sgarbo a qualcuno quando gli capita l’occasione giusta. Certo, in una gara ancora in bilico è sempre consigliabile optare per la soluzione più proficua, ma con un risultato già acquisito non ha avuto il timore di prendersi qualche bestemmia. Insomma un giocatore diverso dal punto di vista caratteriale da Pato, che soffre terribilmente chiunque gli metta pressione: limite non da poco per uno che ha le qualità tecniche per diventare un campione.

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