Allegri-Milan, il capolinea è il Genoa. Ma se perde in Spagna subentra Tassotti perché cambiare è diventata una necessità. Certificata la bocciatura del mercato estivo perché quando si preferisce Traoré a Pogba…

Giornalista pubblicista, vice-direttore di MilanNews.it. Corrispondente e radiocronista per Radio Sportiva. Opinionista per Odeon TV e Radio Radio. Scrive per Panorama.it. Ospite a Milan Channel. Inviato al seguito della squadra

22.10.2012 00:00 di Pietro Mazzara Twitter: @PietroMazzara  articolo letto 1026 volte

© foto di Studio Buzzi

L’umore in casa Milan non è per nulla buono e ci sarebbe da meravigliarsi se lo fosse. I primi 60’ di gioco contro la Lazio sono l’emblema di una squadra in crisi, con quest’ultima che ha preso ormai i crismi della certificazione e dell’autenticità. Contro una Lazio normale, che ha fatto girare il pallone con ordine ma con giocatori dalle doti tecniche superiori rispetto agli avversari, il Milan ha ulteriormente messo in mostra i suoi problemi che sembrano non avere una soluzione. Massimiliano Allegri, nella conferenza stampa di vigilia, aveva chiesto tempo e pazienza. Anche Galliani, in quel di Monza, aveva chiesto un po’ più di memoria lunga nel giudicare il Milan ma la clessidra del tempo e quella della pazienza (dei tifosi), stanno facendo scendere gli ultimi granelli di sabbia prima della saturazione. E’ vero che in estate la rosa è stata depauperata di Ibrahimovic e Thiago Silva ma è altrettanto vero che si sono avuti due mesi due per provare a dare un’identità a una squadra e a un gruppo privo di punti di riferimento. Dopo vari tentativi e vari insuccessi, Allegri sembrava aver trovato il bandolo della matassa passando al 4-2-3-1 con il doppio mediano a copertura della difesa anche se uno dei due di mezzo era rappresentato da Montolivo. Inspiegabilmente si è tornati al 4-3-1-2, cosa che ha sconvolto nuovamente i precari equilibri che andavano formandosi. Di Abate, Nocerino e Boateng non parlo più perché sta diventando quasi superfluo dargli addosso. La sensazione è che la confermata fiducia da parte di Galliani nei confronti di Allegri, questa volta, sia stata una cosa di facciata perché se il Milan esce con le ossa rotte mercoledì sera dalla Rosaleda di Malaga, la panchina di Max salterebbe in maniera quasi automatica. Il ritiro, imposto dalla società nella giornata di ieri, potrebbe far slittare alla gara con il Genoa il temine ultimo entro il quale prendere la decisione. Nonostante Galliani dica che la società non ha voglia di cambiare la guida tecnica, l’eventuale avvicendamento in panchina di Allegri sta diventando più una necessità che un’opzione. Tassotti è pronto a subentrare.

Tornando a parlare della rosa a disposizione di Allegri, bisogna tornare ad analizzarla con precisione, soprattutto per ciò che riguarda quelli che sono stati i nuovi arrivi in casa Milan dopo l’esodo dei senatori. Per la porta è stato preso Gabriel che in Primavera ha alternato buone prestazioni a un sabato nero contro l’Atalanta. Gli va dato il tempo di crescere. Costo dell’operazione 800mila euro. In difesa sono arrivati Zapata e Acerbi ma, per motivi diversi, entrambi sono stati riposti in naftalina salvo qualche apparizione. Costo delle due operazioni 4,6 milioni di euro. In mezzo, Montolivo (parametro 0) e de Jong (4 milioni) sono gli unici che vengono utilizzati anche perché due come Traoré (parametro 0) e Constant (prestito dal Genoa dove faceva la tribuna) non sono presentabili nella mediana rossonera. In avanti Pazzini (7 milioni cash più Cassano) se non viene servito dai compagni è un cannone senza polvere da sparo ed è stato rilanciato dopo varie panchine dove Bojan (1 milione per il prestito) ne aveva preso il posto. In pratica, de Jong e Montolivo esclusi, nessuno dei nuovi acquisti ha il posto da titolare assicurato e se si pensa che Traoré percepisce 1,5 milioni di euro mentre Pogba (che il Milan aveva in pugno prima di rompere i rapporti con Raiola), prende poco meno. Se l’allenatore, che dice di aver avallato le scelte societarie, tiene in panchina il 75% del mercato estivo, vuol dire che anche in estate si è operato male perché nessuno, nel nostro campionato, ha bocciato così nettamente le operazioni estive. Molti diranno che non si poteva fare di meglio. No, si poteva fare meglio perché un Cigarini (non Xavi), avrebbe dato maggiori geometrie al gioco. Inoltre, l’insistere nello schierare giocatori fuori ruolo e fuori forma non aiuta la squadra a rendere meglio. C’è di che preoccuparsi. Malaga è la deadline della stagione: se si esce indenni bene, se si perde si sprofonda nel baratro con la sensazione che Allegri sia un dead man walking.

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