Antonio, perchè?

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MILAN-UDINESE, IL MIGLIORE IN CAMPO

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05.02.2013 20:45 di Luca Fede  articolo letto 1345 volte

© foto di Andrea Ninni/Image Sport

Cosa si nasconde dietro questo odio sviscerato di Antonio Cassano nei confronti della sua ex squadra, il Milan? Eppure, le parole della sua presentazione in maglia rossonera echeggiano ancora, con toni ed espressioni ben simili a quelli utilizzati nell’ultima sua uscita, in cui è supino nell’elogiare il suo attuale presidente calcistico, Massimo Moratti.
Ma ripercorriamo la sua recente cronistoria: Antonio Cassano, messo ai margini della rosa della Sampdoria per “comportamento gravemente offensivo ed irrispettoso” (che ai molti non sembrerà sorprendente), viene raccolto, mi sembra il termine più adatto, dal Milan,
l’unica squadra italiana capace di fargli vincere uno Scudetto in Italia, almeno fino ad ora. Poi la grande paura, il malore che lo colse nel viaggio di ritorno dalla vittoriosa trasferta di Roma, il ricovero d’urgenza, le migliaia di manifestazioni di affetto di tutto il popolo milanista,
dai dirigenti ai tifosi, e poi la guarigione, le mille frasi di ringraziamento a Galliani, alla società, al dott. rossonero Tavana, artefice di avergli salvato la vita, l’abbraccio con lui dopo il ritorno al gol in quel di Siena. Tutto dimenticato, tutto accantonato. Dopo la cessione di Ibra e Thiago, infatti,
doveva essere lui il nuovo leader carismatico del Milan, l’uomo dalle grandi responsabilità. Un ruolo troppo grande per un piccolo Antonio Cassano, che ha preferito defilarsi, come da copione della sua carriera, lasciando il Milan ed Allegri in balia degli eventi.
L’arrivo all’Inter, l’esplosione di rabbia nei confronti di Galliani, del Milan, l’ostentazione della ritrovata felicità prima di arrivare, ancora una volta, a scadere, ai microfoni di Inter Channel, in cui esalta la persona di Moratti differenziandola dai “fasulli e falsi del calcio italiano” con chiaro riferimento ai dirigenti del Milan. L’incompiuto che vorrebbe far passare per incompiuto chi non lo è mai stato, chi ha fatto delle vittorie e del prestigio una vera ragione di vita, chi non ha mai rinnegato nessun personaggio felice e positivo del suo passato. E forse, è proprio questo il motivo per cui tu, Antonio, non sarai mai il campione che sognavi di diventare e che, forse, mai diventerai.

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