Berlusconi-Milan, ecco le due strade che si celano dietro le parole del presidente. Serve aumentare i ricavi: l’Asia il nuovo el dorado. El Shaarawy sulle orme del suo idolo

Giornalista pubblicista, vice-direttore di MilanNews.it. Corrispondente e radiocronista per Radio Sportiva. Opinionista per Odeon TV e Radio Radio. Scrive per Panorama.it. Ospite a Milan Channel. Inviato al seguito della squadra

29.10.2012 00:00 di Pietro Mazzara Twitter: @PietroMazzara

© foto di Studio Buzzi

Se c’è una persona che quando parla non è mai banale quella è Silvio Berlusconi. Durante la conferenza stampa-fiume tenuta sabato pomeriggio a Villa Gernetto, il presidente onorario del Milan ha annunciato di non avere tempo per occuparsi della squadra che ha reso (e che lo ha reso) grande in 26 anni di guida. Parole che hanno aperto uno squarcio inaspettato ma che, allo stesso tempo, seguono una linea ben precisa dettata a fine luglio nell’intervista rilasciata a Milan Channel dove, per la prima volta, aprì all’ingresso di nuovi investitori. Dietro alle parole del Cavaliere si celano due strade interpretative, una di tipo conservativo e una di tipo propositivo. Partiamo dalla prima: con l’assenza momentanea di investitori reali per una parte del pacchetto azionario del Milan, la mancanza di presenza del Presidente potrebbe costringere la dirigenza ad una forma di auto-sostentamento che sarebbe possibile solo con un aumento sostanzioso dei ricavi. Ma qui cade l’asino perché gli incassi da stadio, da sempre, sono una voce marginale nella torta delle entrate di via Turati. Allora che fare? Una soluzione ci sarebbe ed è quella che, in parte, viene perseguita: aumentare i ricavi dal commerciale. C’è un mondo che il brand Milan sta esplorando con poca convinzione ovvero quello del mercato cinese. Non avendo, in questo momento, una potenza del brand equiparabile a quella del Manchester United (club amatissimo nel paese cinese), i rossoneri potrebbero provare ad investire, per una mera operazione di marketing, su un giocatore cinese che comporterebbe un’impennata incredibile di introiti tra merchandising (apertura di MilanStore nelle città principali come Pechino e Shanghai) e dalla vendita dei diritti tv in Cina. Se qualcuno in quel di via Turati sta leggendo questo pezzo ci pensi.

La seconda strada che potrebbe celarsi dietro alle parole di Berlusconi è quella un po’ più ottimistica ovvero quella che riguarda l’ingresso effettivo di nuovi investitori. In ambito finanziario queste trattative vanno molto sottotraccia per ovvi motivi di quotazioni in borsa delle aziende coinvolte. Siamo nel campo delle ipotesi, ma non è da escludere che ci sia in programma un’accelerata nelle trattative per far entrare il fondo sovrano del Qatar in Mediaset. Tale operazione comporterebbe un aumento di capitale dell’azienda televisiva del gruppo Fininvest e potrebbe aprire all’inserimento di denari che possano girare tra tutte le controllate della holding di famiglia, Milan compreso. I tifosi, per la stragrande maggioranza su Facebook, hanno iniziato la solita tiritera che invita Berlusconi a vendere la società. Si, ma a chi? Il Milan non è un paio di scarpe che si può “sbolognare” così. Il Milan è un’azienda e come tale, in fase extracalcistica, va trattata. Con tutti i rischi del caso. Qualcosa si sta muovendo, in una delle due direzioni descritte. Ovviamente i tifosi sperano che il Milan si possa rialzare a livello economico oppure che dia vita, con scelte giuste e programmate, ad un progetto che riparta seriamente dai giovani di valore per arrivare ad abbattere i costi di gestione dei contratti per avere più liquidità per eventuali interventi sul mercato. In questo caso, nessuno avrebbe da ridire.

In quest’ottica non si può non parlare di Stephan El Shaarawy. Il Faraone non è più una sorpresa e sta diventando il punto di riferimento in campo per tutti i compagni. Quando qualcuno è in difficoltà con il pallone tra i piedi, ecco che cerca con lo sguardo Stephan per dargli la palla. Questo è un sintomo importante perché vuol dire che il numero 92 viene visto dalla squadra come quello che può risolvere le partite. Un po’ come avveniva con il suo idolo Kakà. E sulle orme del brasiliano, Stephan sta crescendo in maniera importante. Partita dopo partita, gol dopo gol, il gioiello di casa Milan sta brillando con costanza e l’urlo di San Siro quando il suo nome viene annunciato dallo speaker dello stadio è qualcosa di sintomatico. Lui la sta vivendo bene. Senza alzare oltremodo la sua cresta perché la famiglia e il suo agente lo stanno aiutando a non perdere la testa. Può essere l’anno della sua esplosione definitiva. La maturazione passa da una tappa fondamentale per la continuità di risultati, ovvero la trasferta di Palermo. Ma questo Stephan fa paura a tutti.

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