La vittoria di Catania ha certificato una cosa: il Milan non è più la squadra flaccida e senz’anima vista spesso e volentieri nelle prime uscite stagionali. Certo, l’annosa questione dei primi tempi regalati agli avversari continua ad angustiare Allegri, ma adesso il Mister può contare su una squadra compatta, che sa reagire con veemenza e ribalta i risultati.
Non si può dimenticare l’aiutino arbitrale sul primo gol di El Shaarawy segnato in fuorigioco, ma la svolta della partita è arrivata prima, quando Barrientos con un gesto sconsiderato, ha letteralmente preso a calci Nocerino, facendosi buttare fuori dall’arbitro e cambiando completamente l’inerzia dell’incontro. A quel punto, aiutino o no, il Milan aveva la partita in pugno e avrebbe vinto comunque.
Però alcune indicazioni utili da questa partita Allegri le avrà tratte. Ci sarà da lavorare ancora tanto sulla concentrazione e l’attenzione sui calci da fermo perché non si può continuare a prendere gol da ogni calcio d’angolo o punizione contro. La stessa concentrazione ed attenzione da mantenere anche in attacco per evitare in futuro di sciupare occasioni da gol nitide (almeno 3 a Catania, vero Robinho?), perché spesso e volentieri certe leggerezze si pagano care.
Adesso tutti a celebrare il Presidente Berlusconi che, grazie al suo avvento, ha sovvertito i precari equilibri psicologici della squadra, regalando ad ogni singolo giocatore la parola giusta per farlo rendere al meglio. Forse è eccessivo attribuire alle sortite presidenziali questo effetto taumaturgico, ma di certo adesso i ragazzi scendono in campo con un altro cipiglio. E’ finito il periodo dell’insicurezza, della paura di sbagliare, delle gambe molli. Il Milan adesso è una squadra che crede in se stessa, consapevole delle proprie qualità e pronta a battagliare con chiunque per il raggiungimento dell’obiettivo.
A proposito, ma qual è l’obiettivo del Milan a questo punto della stagione? C’è perfino qualche “dissennato” che parla ancora di scudetto, ma di sicuro il traguardo del terzo posto non può e non deve essere considerato un miraggio, anche se davanti ci sono ancora tante squadre ed il divario al momento appare impegnativo.
Tolta la Juve, che pure abbiamo sconfitto a S. Siro, non è che a precederci siano compagini imbattibili: il Napoli è stato affrontato a casa sua e messo abbondantemente in difficoltà; l’Inter ha vinto un derby grazie a discutibili decisioni arbitrali e non sembra attraversare un bel momento di forma; la Lazio è una bella squadra ma di sicuro alla portata del Milan, così come la Fiorentina e la Roma, unica squadra tra le prime ancora da affrontare.
Insomma questo Milan può ancora dire la sua in campionato, soprattutto se a gennaio Galliani, ricevuto l’ok da Berlusconi, riuscirà a mettere a segno un paio di colpi in entrata che darebbero ulteriore spessore e compattezza ad una squadra che già così sembra ritrovata.
I due talenti individuati dalla dirigenza rossonera per regalare nuova freschezza ed energia al Milan sono i due “colored” d’Italia: Angelo Ogbonna e Mario Balotelli.
L’acquisto di un difensore centrale è diventato ormai una priorità per i rossoneri, soprattutto alla luce delle pericolose amnesie manifestate dai due nuovi acquisti Acerbi e Zapata, ogniqualvolta si sono visti in campo. E così si è tornati su Ogbonna, classe ’88, colonna portante dei granata e nel giro della Nazionale, già nei mesi scorsi oggetto di una chiacchierata esplorativa tra Galliani e Cairo. Si tratterebbe di un investimento importante, ma il Milan già in passato ha gettato buone basi per negoziare con il Presidente del Torino: gli ex Darmian e Verdi indossano ancora la casacca granata e poi c’è Mesbah che Ventura gradirebbe molto per la sua fascia sinistra. Con qualche giovane da offrire al Toro e far crescere al Filadelfia, e robusto conguaglio in denaro, si potrebbe trovare il grimaldello giusto per scardinare la strenua difesa di Cairo.
Per quanto riguarda Balotelli, c’è da registrare l’infatuazione sempre più incandescente di Silvio Berlusconi, ormai deciso a portare Super Mario in rossonero. Dopo le parole mielose di Galliani, anche il patron rossonero ha manifestato il suo apprezzamento incondizionato nei confronti del centravanti della Nazionale, sempre più ospite indesiderato alla corte dello sceicco dei Citizens, malgrado le dichiarazioni di facciata dei diretti interessati (l’ultima di ieri è di Angelo Gregucci, assistente di Mancini). Uno scambio con Pato non sembra stuzzicare le parti coinvolte, ma un prestito di Balotelli al Milan già a gennaio, con obbligo di riscatto a giugno a carico della società di via Turati sembra un’opzione più che fattibile.
Naturalmente Galliani e Braida avranno un gran lavoro da sbrigare per sfoltire la rosa, imperativo categorico in questi giorni per la dirigenza rossonera. Almeno 7-8 i nomi da sistemare: Robinho (unica speranza di monetizzare in caso di cessione), una fetta della colonia francese Traorè e Flamini, il deludente Zapata da rispedire di corsa al mittente, i due terzini sinistri Mesbah e Didac Vilà e magari anche qualcuno dei ragazzi di casa, Strasser e Carmona.
Il nuovo Milan prende corpo ed è sempre più affascinante.
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