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MILAN-BARCELLONA, IL MIGLIORE IN CAMPO
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Giulia Polloli inizia a seguire il Milan per Varesenotizie.it, voce del commento tecnico su Radio RVL, collabora con Vco Azzurra Tv, Tribuna Novarese e Il Biancorosso.
Giulia Polloli
E dopo la partita emozionante contro i campioni del mondo, improvvisamente ci si ritrova a fare i conti con l’obiettivo più plausibile per il Milan targato Allegri. Questa sera infatti i rossoneri saranno in scena a Catania, su un campo difficile, contro una squadra che arriva da cinque risultati utili consecutivi, tra questi il pareggio contro il Napoli, la vittoria contro la Lazio e l’ennesimo pareggio contro l’Inter dell’ex Ranieri, ormai un ricordo per la sponda nerazzurra del naviglio milanese. Un Milan dunque che vuole fortemente rimanere in vetta alla classifica per non dare ossigeno puro a quella che ormai è la rincorsa bianconera alla testa del campionato. Ma andiamo con ordine e torniamo alla gara di mercoledì sera, in quello scenario hollywoodiano da lotta tra mondi. Quello dipinto come marziano, associato alle potenzialità del Barcellona e quello dal volto prettamente più umano, tracciato dai volti e dalle prodezze di uomini semplici e meno blasonati quali Antonini e Bonera che però, da buone “comparse” preparate, hanno preso la scena ai protagonisti che, improvvisamente, sembravano si fossero scordati l’esatta sequenza delle battute di scena. E allora il Milan, che di fronte ai giganti ha scagliato con una fiondata il sassolino vincente, come in una lotta tra Davide e Golia, in cui il “piscinin” è riuscito ad avere la meglio di fronte alla massa colossale dell’avversario. Non è stata la serata di Messi, ma solo perché Ambrosini e compagni l’hanno ingabbiato in sottili fili di seta, riuscendo a bloccarne l’ispirazione e soprattutto il fraseggio in campo. Già, il campo, pietra dello scandalo messa in evidenza soprattutto dai palleggiatori azulgrana, che alzano la protesta di fronte ad un terreno di gioco insidioso e, per alcuni, volutamente asciutto così da non consentire lo scivolamento e la velocizzazione del rimbalzo della palla sull’erba gocciolante. Ma se il Barcellona usa il fattore campo per scusarsi, di fronte agli occhi dei propri tifosi in una prestazione al di sotto delle reali potenzialità, lo stesso fattore potrebbe essere usato anche dal Milan, consapevole di avere un problema annoso a cui ancora non si è riusciti a porre rimedio. Allegri lo sottolinea anche in conferenza stampa: bisogna trovare una soluzione adeguata per il manto di S.Siro che ha tramutato una gara di calcio in una lotta per non scivolare, perché è sotto gli occhi di tutti noi il numero drammatico delle perdite d’appiglio in momenti importanti del gioco, anche e soprattutto rossonero. Galliani a margine della sfida di Champions ha ribadito che dovranno essere le due società milanesi a trovare un accordo per porre rimedio a questo scempio, magari utilizzando un campo misto, in parte sintetico, in parte in erba naturale, che consegni finalmente il giusto appeal al palcoscenico più importante del calcio europeo, che da qui a poco potrebbe ospitare anche eventi di portata internazionale.
Il Barcellona ha messo a dura prova la resistenza dei rossoneri e loro, i ragazzi in campo, hanno risposto degnamente alle sollecitazioni avversarie. Il Milan ha anche avuto occasioni nette per portarsi in vantaggio: emblematico il tiro di Robinho a soli tre minuti dal fischio d’inizio che però si impenna davanti alla porta di Valdes e poi soprattutto Ibra, quando nel corso di un faccia a faccia con il portiere avversario, calibra male i parametri del tiro, consegnando a Valdes un pallone semplice da stringere al petto. E poi il resto è raccontato dalle immagini di un Milan che chiude le vie d’accesso alla porta anche grazie alla prestazione di Abbiati, che nel finale nega l’ovazione della curva avversaria, consegnando così al Milan un risultato importante, che nessuno dei pronostici aveva preso in considerazione. Un pareggio a reti inviolate che rompe la tradizione tutta azulgrana nell’uscire con almeno una rete segnata dal campo di gioco. Le statistiche, studiate nei giorni precedenti la gara, forse avevano fatto incetta di timore anche nella mente dell’ormai confermato Presidente Berlusconi, che al momento di concepire un ipotetico risultato sulla gara si era pronunciato per un pareggio con gol. Meglio così. Il ritorno a Barcellona non sarà tutto rose e fiori per gli uomini di Allegri, che però rientrano dall’emergenza che li ha costretti a stringere i denti proprio nella partita più importante della stagione. Ci sarà Abate al ritorno, che con le sue scorribande in fascia potrebbe infastidire i meccanismi avversari, ci sarà van Bommel, che nel ruolo di interditore a centrocampo non ha eguali. Dovrà esserci più gioco corale anche in fase offensiva, perché è troppo facile puntare il dito contro Ibrahimovic, da qualcuno accusato di nascondersi dietro le linee, ma più verosimilmente abbandonato a se stesso per quasi novanta minuti, con la squadra che si è trovata a giocare dalla metà campo verso la difesa, con i reparti stretti e con pochi spazi concessi alle incursioni di Boateng, arretrato quasi a quarto di centrocampo e con Robinho che partiva sempre da troppo lontano per potersi realmente rendere pericoloso. Qualcosa è cambiato con l’ingresso in campo di El Shaarawy, in grado di giocare con la serenità della sua età, di provare a puntare l’uomo, riuscendo a creare qualche scompiglio nell’area di Mascherano e compagni. Ora il Milan deve togliersi le immagini di Champions dalla mente e concentrarsi sul prossimo futuro. Come già accennato, la trasferta di Catania è di certo tra le più ostiche. La formazione di Montella è a soli due punti dalla zona che vale l’Europa e arriva da risultati strepitosi. Ne sa qualcosa Maxi Lopez, che proprio da Catania è approdato a Milano, con la speranza, condivisa da Lo Monaco, di poter approdare in modo definitivo in rossonero. Montella si affida al pubblico che riempirà il “Massimino” in ogni ordine di posti. La posta in palio, oltre ai tre punti, è alta soprattutto per il morale. Battere il Milan capolista è un obiettivo che da solo regala forza nuova per provare ad accedere ad un obiettivo insperato per la città siciliana. Due squadre affidate a tecnici giovani e con le idee molto chiare. Allegri ha ben impressa l’importanza data dalla dirigenza di via Turati al titolo nazionale, soprattutto sa che con Berlusconi rientrato in possesso dei pieni poteri, non basta al Milan ottenere un risultato positivo: il Cavaliere ama il bel gioco e il Milan dovrà produrne in quantità.
Ecco dunque il ritorno alle critiche presidenziali per la prestazione, più che per il risultato, vista a S.Siro contro la squadra di Guardiola, che invece si è meritato gli applausi e i complimenti del presidentissimo. Come in molti hanno sottolineato però, il numero uno rossonero è rimasto ammaliato dai fraseggi e dal palleggio del Barcellona, che lo riportano a quel Milan di Sacchi che scrisse la storia. Il presente del Milan è ben diverso. Grandi talenti con qualità diverse formano ora la rosa a disposizione di Allegri, che pratica un calcio veloce e dinamico, con qualche problema di troppo. Se l’infermeria rossonera non fosse così gremita, forse anche il Milan avrebbe potuto impostare un gioco diverso, più dispendioso anche dal punto di vista fisico, perché tanto con una rosa così ampia, la possibilità di fare turn-over era diventata quasi un dictat. Invece le cose sono andate diversamente. Onore ad Allegri e ai ragazzi in campo che, come suol dirsi, “cantano e portano la croce”. Intanto una boccata d’ossigeno arriva dal rientro in gruppo di Abate, pronto per la sfida odierna e di van Bommel, più importante in chiave Champions. Senza dimenticare che lunedì inizierà l’iter che consentirà a Cassano di poter tornare sul campo a disposizione di Allegri e soprattutto si attende il ritorno di Pato, che dopo la visita negli States sembra poter tornare a sorridere. E in tutto questo, con Berlusconi in primo piano, si parla di futuro. Un futuro importante per i colori rossoneri, che parla nelle più diverse lingue del pianeta. Il Presidente è pronto a rinfoltire l’organico con nomi di rilievo, perché il suo Milan possa così tornare protagonista indiscusso, magari anche con il ritorno di un giocatore che è rimasto nel cuore di ognuno di noi: Kakà.
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