© foto di Federico De Luca
Un signore di mezza età, terrorizzato, va dal medico portando con sé analisi affatto rassicuranti.
Dottore: “Senta, sarò sincero: lei deve decisamente smettere di giocare col suo gingillo”.
Il Paziente con voce assai tremante: “E perché mai dottore? Perchéééé???”.
Dottore: “Perché la devo visitare, porca miseria!”
Questa freddurona in pieno stile “Martufello facce ride” è il segreto dell’imprevedibile rinascita del Milan. Ecco, magari non propriamente la storiella del paziente sporcaccione, ma qualcosa di simile sicuramente sì. Merito di quel guascone del Cavaliere, per capirci, passato a Milanello non solo a raccontare barzellette.
A conti fatti la doppia visita del patron ha risvegliato i rossoneri più di tante snervanti sedute di tecnica e tattica o di sei mesi di gradoni griffati Zeman. I pivelli di Allegri si sono trasformati in tanti piccoli leoncini, quasi bastasse l’apparizione del grande capo per sciogliere l’incantesimo. Così, all’improvviso, il Milan si accorge di avere una linea verde di tutto rispetto. Resta solo da risolvere la questione Allegri: il Berlusca insegue davvero Guardiola o l’ha sparata grossa? La logica dice che non c’è speranza. Per capirci: tutti i soldi raccolti dal Pd a colpi di due euro nelle primarie non basterebbero per pagare l’ingaggio stagionale dell’esosissimo Pep. Poi magari al Cavaliere riesce il colpaccio, per carità. In ogni caso il fatto è un altro: le parole del patron sono sentenze sulla considerazione che ha del suo tecnico. Allegri finge indifferenza ma sa che a Milanello è semplicemente “sopportato”. Dice: “Non è vero, gli vogliono bene e il presidente lo chiama spesso”.
Ipotetica e surreale telefonata Berlusconi-Allegri:
Cavaliere: “Pronto Allegri? Senta pensavo di prendere Pep per l’anno venturo. Ma stia tranquillo, ho massima stima anche per lei, Franco”
Allegri: “Ma io mi chiamo Massimiliano”.
Cavaliere: “Sì mi scusi tanto Gualtiero, non era mia intenzione farla sentire di troppo”.
Allegri: “Ma, sarei Max…”
Cavaliere: “Certo Pier”.
Allegri: “Ma…”
Cavaliere: “Ora taccia Carletto”.
La certezza è che in ogni caso quello di gennaio sarà un piccolo mercato. Pato difficilmente andrà via (il procuratore farà un tentativo per il prestito in Brasile) e soldi freschi da immettere non ce ne sono. Si spera negli scambi, nei baratti, poi i rossoneri proveranno a convincere Montella, vero obiettivo per la panca.
La seconda parte dell’editoriale novembrino è da noialtri dedicata alla Juventus capolista. Chi dice “il gol annullato a Muntari non c’entra niente con il rigore assegnato domenica” è un poco fuori strada. E’ evidente che l’arbitro Rizzoli aveva deciso per la non assegnazione, è altrettanto evidente che il fischietto cambia idea dopo aver elaborato il seguente pensiero: “Mi sembra che la palla abbia colpito la schiena di Isla, non la mano: non do il rigore. Mmmm sarà così? E se poi ha toccato il braccio? Oddio, un altro errore clamoroso ai danni del Milan e a favore della Juve: qui mi fanno la pelle. Meglio dare il rigore”. Non abbiamo le prove per evidenti motivi, ma è facile che le cose siano andate così.
La colpa evidentemente non è dell’arbitro (dopo 36 ore ancora nessuno ha la certezza se la palla ha in qualche modo toccato il braccio del cileno), ma di un accumulo di tensione micidiale attorno alla classe arbitrale. La certezza è che mettere cinque arbitri a gestire una sola partita non è un colpo di genio, è una boiata.
Poi tocca evidenziare i peccatucci bianconeri, quelli di una rosa che in giornate flosce ha decisamente bisogno del risolutore. Lo ripetiamo da mesi e la faccenda francamente è diventata noiosa (figuriamoci per Marotta che sa bene di dover intervenire a gennaio). Diciamolo: il parco attaccanti dei bianconeri è buono (Giovinco esploderà, anche se c’è chi dice che per errore Constant l’abbia preso per mano all’ingresso in campo come si fa con i bambini – battuta del collega Gian Luca Rossi -) ma tutti attendono Drogba. Non sarà una scelta “di prospettiva” ma può valere punti preziosi in campionato (per la Champions meglio aspettare la qualificazione matematica).
Infine l’Inter. Anzi no, Sneijder. La mossa griffata Branca è decisamente astuta: si propone il prolungamento del contratto all’olandese per non dirgli in faccia la verità. “Caro Wes, il tuo lassismo ha stufato, meglio se ti trovi un’altra sistemazione”. Il giocatore (da un paio di stagioni più fuori che dentro al campo) difficilmente accetterà di ridursi l’ingaggio e altrettanto difficilmente starà a guardare i compagni in tribuna per due anni e mezzo. Ergo: la partenza a gennaio è più che probabile. Trattasi di mobbing? Non scherziamo, certi termini riserviamoli a chi davvero viene maltrattato mentre prova a portare a casa la pagnotta (passare la convalescenza a Los Angeles invece che a Milano non può essere decisamente definito “maltrattamento”).