Brandelli

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Questi i jolly. Mentre il titolare non tira in porta da Carnevale

Non è che ci siano sti grandi misteri nella frenata dalla scintillante cavalcata che dal sesto posto ci ha condotto, in due mesi, al sesto posto. Apprendo pure che fra le prime dieci del girone d’andata e le prime dieci del ritorno ci sono solo tre punti di differenza. Ah però, si vede che mi sono proprio perso i numeri in questi mesi, perchè pensavo che la falange tutto difesa e corsa avesse reso qualcosa di più. Animo e lotta dura se applicati in difesa ti fanno sudare tanto per pochino: dura lex, sed lex. C’è pure a chi piace: problemi suoi. La squadra ha mollato fisicamente e mentalmente, da un po’, precipitando nella consueta situazione di stallo sempre che ci sia mai uscita. Nemmeno c’è da sorprendersi: la rosa è cortissima, incompleta, priva di alternative; lo psicodramma è sempre in agguato, i giocatori non sono cambiati; Mihajlovic è stato determinato e furbo ad approntare al meglio, atleticamente, il bimestre gennaio/febbraio che poteva essere una potenziale mattanza; ma di mesi ne mancano ancora tre, e le armi a disposizione di questa squadra sembrano solo i jolly sciancati, la retorica e la corsa -se regge-. E siamo già al ‘siamo anche sfortunati’.

Diciamo sempre le stesse cose, lasciamo punti per strada su campi non facili ma alla portata. Senza cattiveria non andremo da nessuna parte, ci aspettano partite difficili, la finale di coppa italia da giocare, altrirmenti a fine anno ripeteremo sempre le solite cose. Le caratteristiche che ci devono accompagnare fino alla fine, non siamo una squadra che si può permettere di non essere cattiva. Il nostro obiettivo è andare a prendere qualcuno lì davanti, non dobbiamo accontentarci del sesto posto altrimenti rischiamo pure quello. Se si stacca la spina sarà difficile riattaccarla per la finale“.

L’onestà di capitan Abate che sprona la squadra ad esser cattiva, pena la discesa dal sudato sesto posto, segue l’ennesimo pareggio senza scosse accolto confusamente da tifo, stampa e protagonisti: ci sta, non ci sta, si poteva, non si poteva. Mah.

Non ho parole per la partenza di oggi, per i primi 30 minuti. Non è che non ci impegniamo, è proprio l’atteggiamento che è stato sbagliato. Dovevamo entrare in campo con molta più fame come abbiamo fatto nella ripresa dove abbiamo disputato una discreta partita. Non parlo dei singoli, ma mi infastidisce quando un compagno viene richiamato e questo risponde perché vede il richiamo come una rottura, quando invece è costruttivo

Abbiati critica l’atteggiamento e un generico scazzamento. Mah. Per Sakic tutto bene, avessimo vinto non avremmo rubato. Forse un po’ troppo concentrati sulla difesa…ma valà, ma dai? Non mi dire Nenad. Honda è tutto sudato. Bacca non tira in porta da un mese. Bonaventura sfoga a spintoni le frustrazioni di un trequartista che da tre mesi fa il laterale difensivo. Mihajlovic ha detto davvero che di più non si può fare? Arriva la smentita, lo ha solo pensato e messo in pratica. La paura della rimonta serpeggia nell’ambiente; paura di che, di chi, di che cosa? Può essere questa la nuova legnata che farà muovere il mulo, o che lo abbatterà di schianto. Il nuovo obiettivo è ‘prendere qualcuno di quelli davanti’, prima che ci prenda qualcuno da dietro; ma li è da agosto che ancora una volta ci sono già arrivati. Bisogna essere cattivi, impegnarsi di più: ma non siamo già al massimo? Lingue sciolte nel post partita: scossa o soliti distinguo di chi la sa lunga sugli affari del Giannino? Mica è la prima volta in questi anni che ‘i senatori’ parlano; eppure non mi sembra sia mai cambiato nulla. Comunque viva la sincerità. Viva la mediocrità invece non lo dirò mai; oh, questi da dove arrivano, dove sono stati gli ultimi tre anni di merda? Vengono da fuori, sono arrivati da poco? La mediocrità strapagata, esaltata ed eletta a virtù è solo l’ultimo inganno di questa società vecchia, ricca e stronza; ci vuol mica tanto a capirlo, eppure tanti ci cascano. Tanti che si fanno infilare con soddisfazione nella boccia del pesce rosso. Personalmente non mi sono piegato ai lustrini, ai terzi posti del cazzo, alle musichette, alle vecchie glorie in parata, alle vecchie glorie in panchina, agli entusiasmi, ai riscatti e al ‘ritorneremo grandi’; ma figuratevi se mi piego a questa roba qua, a questa retorica, a questi gesti triti. Per piacere, abbiamo già visto e rivisto tutto.

Larry

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