Bucchioni: "Il Milan aveva offerto 5 milioni netti a Conte"

© foto di Federico De Luca

Ci dispiace per tutti quegli juventini che una settimana fa ci avevano scritto non proprio serenamente per le nostre anticipazioni sulle arrabbiature di Conte e sulla drastica bocciatura della campagna acquisti della Juventus da parte di un tecnico furibondo.

Dopo quello che è successo non serve aggiungere altro, non solo era tutto vero, ma la realtà delle cose ha preso una piega perfino più drammatica di quello che era logico attendersi.

Parliamo di dramma sportivo perché l’addio di Conte è tale per tutto il popolo juventino e anche per la squadra che era molto legata al suo allenatore sentendolo più che una guida quasi una emanazione. Questa era la Juventus di Conte, sarà difficile pensare che a breve possa diventare la Juve di Allegri.

Chi ha la bontà di seguirci, sa che abbiamo sempre tenuto la linea del distacco possibile tra Conte e la Juventus perché l’allenatore voleva già andarsene a fine campionato, ci ha pensato a lungo, poi ha provato a rimanere per la grande amicizia con il presidente Agnelli. Tentativo fallito.

Qualcuno si chiederà il perchè e allora siamo qui a raccontare alcuni fatti, episodi e situazioni che hanno portato alla rottura di domenica che ha un nome: Iturbe. Ma se questa è la goccia che ha fatto precipitare la situazione, da molti mesi Conte non era più d’accordo con l’operato di Marotta e della società, queste sono le cose che sappiamo noi, chissà quante altre ne sono successe.

Da gennaio, quando si è cominciato a parlare della prossima stagione, soprattutto dopo la delusione dell’eliminazione dalla Champions, la Juve ha cercato di fare un piano di rafforzamento.

Conte ha sempre fatto presente che questa squadra secondo lui aveva già dato il massimo e se avesse vinto anche il terzo scudetto (cosa poi avvenuta) avrebbe ulteriormente scaricato le batterie delle motivazioni, del sacrificio, della volontà. Secondo Conte questa rosa andava rinnovata anche nei giocatori di secondo piano, per rivitalizzare.

Si è parlato anche di possibili cessioni, delle richieste pervenute già allora per Vidal e Conte non ha mai posto veti. A certe cifre si deve vendere salvo poi avere subito sotto mano i giocatori giusti da ricomprare.

A gennaio, appunto, Conte aveva suggerito di prendere Nainggolan dal Cagliari. Magari pagandolo a giugno. In questo caso se la società avesse deciso di vendere Vidal, Conte si sarebbe trovato il ruolo immediatamente coperto con un giocatore di suo gradimento. E’ vero che i budget sono quelli che sono e i soldi non li ha nessuno, però qui si trattava di programmare un acquisto in vista di una possibile cessione.

Quando Nainggolan è andato alla Roma c’è stato il primo confronto duro in società, ripetuto anche su altri giocatori richiesti e poi sfumati.

Ma anche per Pirlo la tensione non è stata poca. Il giocatore non è più giovanissimo, importante d’accordo, ma probabilmente condizionante per il ritmo del gioco che ha in testa Conte. Comunque non si può rifondare una squadra attorno a un giocatore di 35 anni. Al momento di rinnovare il contratto al centrocampista, l’allenatore non é stato neppure interpellato. Nessuno ha chiesto il suo parere, forse per paura di un no, comunque l’episodio non è piaciuto affatto a Conte.

Nel frattempo l’allenatore aveva ricevuto offerte importanti da club europei (Paris Saint Germain e Monaco, con un sondaggio del Manchester United) ai quali ha risposto no.

La sua volontà era quella di restare alla Juve cambiando giocatori e modo di giocare per provare a vincere la Champions in un paio di stagioni. Quello era il suo sogno da juventino vero: costruire, programmando, una squadra che potesse tornare a competere in Europa.

Anche per questo ha detto di no a un’offerta clamorosa che gli è arrivata nella tarda primavera, della quale abbiamo già scritto mesi fa, anche allora puntualmente smentita, ma verissima.

Oggi possiamo ribadire che Silvio Berlusconi voleva affidare a Conte la rifondazione del Milan. Senza budget da centinaia di milioni, il presidente del Milan era sicuro che affidando la squadra a Conte, con gli opportuni ritocchi, il ritorno alla vittoria sarebbe stato più facile se non immediato.

Ci sono stati incontri, a Conte sarebbero stati concessi pieni poteri e l’offerta era straordinaria: cinque milioni netti per tre anni con una villa come bonus. Anche in questo caso, dopo una serie di pensamenti e ripensamenti, Conte ha detto no, ha preferito credere a quello che gli diceva la Juve, ha preferito restare nella sua squadra del cuore ancora per un po’.

Quando gli hanno chiesto di rinnovare il contratto in scadenza nel 2015, però a quelli della Juve Conte ha detto no motivando così: fatemi la squadra che vi chiedo, vediamo come funziona e poi ne riparliano in autunno.

La campagna acquisti programmata era in sostanza incentrata su due giocatori importanti: Sanchez e Cuadrado. Su questi Conte aveva messo la firma e la società era convinta, almeno a maggio, di riuscire a portarli a casa.

Per Sanchez, però, il tentativo fatto con il Barcellona non ha dato alcun risultato per il prezzo del cartellino (valutazione 30 milioni mentre la Juve sperava meno), ma anche per l’ingaggio del giocatore che la Juventus non può permettersi. Non lo sapevano prima?

Per Cuadrado la storia è diversa. La Juve vanta storici rapporti con l’Udinese, Marotta era convinto di rilevare a una cifra abbordabile (8-10 milioni), la metà del cartellino di Cuadrado appartenente ai friulani per poi attaccare l’altra metà della Fiorentina. Anche qui buca piena. L’Udinese e la Fiorentina erano in sintonia da mesi, Pozzo aveva promesso a Andrea Della Valle che solo a lui avrebbe venduto (e bene) l’altra metà di Cuadrado. E così è stato.

Le febbrili consultazioni con Conte hanno portato a cambiare obiettivi con l’insoddisfazione del tecnico che tuttavia ha dovuto cedere. Marotta in sostanza gli ha detto: invece di Sanchez ti prendo Morata, invece di Cuadrado prendiamo Iturbe.

Le perplessità di Conte erano comunque tante, come scritto sette giorni fa. Morata è un giovane interessante, ma come reagirà facendolo giocare e con responsabilità addosso? Poi è del Real e gli spagnoli lo vogliono comunque tenere legato. Iturbe ha dimostrato ottime cose a Verona, ma un conto è giocare in provincia, un altro la grande piazza.

Quando si è passati al difensore, da Nastasic che la Juve aveva cercato e puntato molto, andando vicino all’accordo, si è sterzato su Evra e anche qui Conte non ha gradito. Un giocatore di 33 anni che ha vinto molto, può ancora dare qualcosa?

Bene. Comunque quando Conte aveva preso atto di tutto e soprattutto la mente locale su Iturbe l’aveva fatta, è arrivata la notizia che l’esterno del Verona era stato soffiato alla Juventus dalla Roma nel week-end prima del raduno di Vinovo fissato per lunedì.

Così si spiega anche il fatto che Conte non ha parlato come tradizione nel primo giorno lasciando il microfono a Llorente. Il nervosismo è aumentato, la consapevolezza che la campagna acquisti non avrebbe aumentato il valore della Juve, queste continue divergenze sugli obiettivi, lo hanno convinto sull’opportunità di andarsene subito per consentire ad Agnelli di fare scelte diverse.

Conte vuole vincere e con questa squadra non aveva più dentro la forza necessaria per imporre ancora la sua volontà e il suo calcio. Con Barzagli rotto chissà fino a quando, Pirlo come detto avanti con l’età e reduce da un mondiale non felice e stancante, molti altri stressati dal Brasile, Tevez che difficilmente ripeterà la stagione straordinaria appena chiusa, Conte ha visto buio.

Cosa succederà ora?

Intanto possiamo dirvi che Tevez ha già manifestato ai dirigenti la sua rabbia per questo addio. Aveva scelto la Juve anche per Conte. Sarà un problema non da poco se non entrerà subito in sintonia con Allegri.

Pirlo l’ha presa con filosofia, ma alcuni suoi messaggi sono arrivati chiari: ora vado a giocare in Canada dove mi danno un sacco di soldi. E’ stata presa come una battuta alla Pirlo, ma conoscendo i precedenti al Milan, insomma nessuno è contento. Prendere Allegri non è bastato….

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