Calma e sangue freddo

Milan Night

giardino zen Calma e sangue freddo

Un giardino zen può aiutare?

Sebbene la tentazione di mandare tutto e tutti a quel paese sia ancora molto forte, a partire dal non-presidente per la patetica intervista rilasciata senza possibilità di contraddittorio al canale telematico, cerco di fare un punto lucido della situazione. È un tentativo, perché ogni volta che mi toccherà nominare S.B. o B.B. l’impulso di insultarli sarà decisamente forte.

Le peggiori testate giornalistiche in quel di luglio provavano goffamente a rincuorare i tifosi rossoneri dicendoci che Agosto sarebbe stato il nostro mese. Sarebbe stato un luglio di passione, ma ne sarebbe valsa la pena perché ad agosto avremmo fatto fuochi d’artificio degni delle migliori sagre di paese che in questo periodo rallegrano le serate di tutta Italia. Per bontà celeste, a differenza del 2006 o del 2009 ci hanno risparmiato i nomi altisonanti in sostituzione degli addii, ma hanno comunque provato a farci credere che il “tesoretto” sarebbe stato investito tutto con oculatezza e che Kakà sarebbe stata la ciliegina sulla torta di una campagna acquisti fatta da un difensore centrale, un terzino sinistro, un mediano, una punta e il brasiliano appunto. Agosto è arrivato e i toni sono cambiati: adesso gli acquisti necessari sono solo due, il centrale e uno tra Kakà e la punta e la cifra da spendere è al massimo di 20 milioni. Perché?

La risposta è presto detta: Silviochediolofulmini Berlusconi a scadenza regolare di tre anni vende i suoi campioni. Dire che si annoi ogni volta è fin troppo superficiale: quello che succede è qualcosa di tipicamente aziendale. Come dicevo qualche post fa il Milan avrebbe venduto Thiago entro il 31 giugno perché aveva bisogno di liquidità per coprire il buco di bilancio, pena la non iscrizione nelle competizioni UEFA poiché né Silvio aveva la minima intenzione di coprirlo di tasca sua né Fininvest aveva la disponibilità liquida viste le problematiche legate al lodo. L’errore fu mio, i bilanci delle società di calcio chiudono il 31 luglio e non giugno, e quindi le cessioni sono puntualmente arrivate solo a qualche giorno di distanza da quanto da me pronosticato. Il Milan, come molte altre società, ha scadenze triennali: ogni tre anni fa un piano degli investimenti, dei ricavi e dei profitti attesi, e all’inizio del suddetto piano stanzia un budget per raggiungere determinati obiettivi prefissati. La miopia della nostra dirigenza, unita con le pretese di molti tifosi, fanno sì che regolarmente i soldi vengano sputtanati il primo anno (Ibra e Binho sono gli ultimi, ma è bene ricordare che Oliveira è stato pagato 24 milioni) costringendo a vacche magre i due calciomercati successivi ed arrivando alla fine del triennio con passivi che necessitano cessioni illustri per recuperare. Questa mia breve considerazione non vuole essere una lezione di economia aziendale quanto piuttosto un monito per il futuro: se l’anno prossimo (con Allegri, Guardiola o un Santo sceso direttamente dal Paradiso) Silvio tornasse a investire non sarà per il ritrovato spirito o perché non credeva più nel gioco di Max, ma semplicemente perché è così che funziona il bilancio di una società che programma triennalmente. E se continua a investire 30 milioni in tre anni più un casco di banane e quattro arachidi (per di più solo il primo anno e mezzo) non mi stupirebbe affatto se nel 2015 El Sharaawi andasse all’Arsenal e Boateng al Real. Ordinaria amministrazione.

Voglio provare a mantenere calma e sangue freddo anche per discutere del calcio estivo. I partiti in tal senso sono generalmente due: quelli che lo prendono troppo sul serio e quelli che invece lo snobbano considerandolo un allenamento o poco più. Secondo me la verità, come al solito, sta nel mezzo, nel senso che se è vero che non era valutabile a tutto tondo il Milan del trofeo Tim allora non lo è nemmeno quello di Shalke, Chelsea e Olympia; non eravamo pippe con Juve e Inter e non siamo fenomeni ora. Ci sono troppe variabili che pregiudicano le considerazioni che si possono fare in questi mesi, dall’assenza di agonismo vero alle differenze della preparazione, senza dimenticare il giusto, ma irrealistico, minutaggio concesso ai giovani. Questo vuol dire che sia tutto da buttare e non si possa dire nulla a riguardo? No, anzi. Di segnali se ne possono trarre tanti, ma da qui a dare giudizi trancianti, cosa che accomuna sia giornalisti che tifosi (spesso io per primo), ne passa. E soprattutto di segnali quali “gioco”, “equilibri”, “distanza tra le linee”, “diagonali” ecc… io non leggo mai, se non quando il buon vecchio Arrigo si degna di commentare qualche prestazione o di rispondere a qualche intervista, mentre abbondano articoli di Milannews e co sul minutaggio di tizio, sul numero di gol fatti da caio o sul possesso palla della squadra, caratteristiche sterili se non contestualizzate.

I segnali che ho visto io fino ad ora nelle amichevoli sono confortanti, sebbene si possa ovviamente ancora migliorare. Bonera e Yepes, se non fossero geneticamente lenti (a maggior ragione ora che si avvicinano alla settantina in due), sarebbero due ottimi centrali perché queste partite senza corsa forsennata hanno ulteriormente sottolineato il loro ottimo senso della posizione e la loro buona capacità di muovere la linea del fuorigioco. La squadra mi è sembrata compatta, con segnali molto incoraggianti da De Sciglio e Robinho, nella speranza che il brasiliano possa darmi ragione e riscattare il più che opaco campionato dell’anno scorso. Infine una parentesi sul sempre bistrattato Mesbah: senza raggiungere i livelli dell’indimenticato Serginho, Djamel ha giocato dignitosamente in tutte le uscite estive, sempre meglio del compagno di reparto Antonini (ci vuole poco dite voi, ma questi abbiamo) sia dal punto di vista tattico che atletico. Non merita gli insulti gratuiti di buona parte della tifoseria solo per non essere un fenomeno, come del resto il povero, mediocre, Urby, poiché entrambi corrono e si sbattono per la maglia, cosa che non vedevo fare a Seedorf da 5 anni almeno. Personalmente non insulterei mai un discreto gregario che ce la mette tutta, mentre mi imbufalisco con i potenziali fenomeni che passeggiano in campo.

Infine, per completare il cerchio, vorrei mantenere la calma e il sangue freddo parlando di calciomercato. Oltre a reputar Allegri un buon allenatore, in Italia probabilmente inferiore solo a Gudolin e Reja (ma questi sono gusti miei), nutro anche una certa simpatia per il tecnico toscano. Quando ho letto sulla Gazzetta che avrebbe schierato Kakà di fronte alla difesa, mentre molti erano pronti a dargli dell’incompetente, io sorridevo. Mai nessuno avevo visto attaccare così velatamente Silvionano Berlusconi, talmente velatamente che né lui, né molti altri se ne sono accorti. Il messaggio di Max è chiarissimo: a me Kakà non serve, ho bisogno prima di tutto di un mediano, poi di un centrale e infine di una punta. Purtroppo però il sarcasmo del livornese, tradito da qualche risatina al momento dell’intervista, potrebbe restare inascoltato e potremmo ritrovarci una prima donna a fine carriera che, oltre a scombussolare un meccanismo tattico che “funzionicchia”, toglierebbe sicuramente minutaggio al piccolo Faraone, cosa che invece un Dzeko o un Tevez, ad esempio, non farebbero. E a quel punto per molti la colpa ricadrebbe sul tecnico, reo di non puntare sui giovani, e non della società che si muove allo sbando in balia di nostalgia e voglia di placare l’ira dei tifosi, entrambi sentimenti che difficilmente fanno rima con pianificazione e progetto.

Chiudo su Didac: l’anno scorso è stato uno dei giocatori con maggior numero di presenze della Liga e ciò è bastato per considerarlo un fenomeno, poco importa che in quello stesso campionato serve così poco conoscere la fase difensiva che Marcelo è considerato un fuori classe. Lo stesso Amministratore Delegato, Vicepresidente Vicario, Factotum, Cravatta Gialla, Don Adriano Galliani aveva deciso di puntare su di lui in un’intervista pubblica. Poi, dopo due mesi di allenamenti e amichevoli in cui non solo De Sciglio, ma persino Cristante, ruolo diverso, ma all’anagrafe 1995, avevano più presenze di lui Vilà sembrava sparito. Da terzino del futuro a desaparecido. Allora tutti pronti a dire che il Milan non puntava sui giovani, che lo avrebbe venduto per far cassa, che la dirigenza non capiva nulla ecc… ma se perfino Taiwo aveva giocato due/tre partite per attirare acquirenti, il dubbio che questo povero cristo avesse qualcosa che non andava non poteva venire? Certo sarei potuto venire e dirvi che a me il dubbio era venuto, ma a questo punto conta poco. Quello che conta è che per l’ennesima volta la nostra società aveva fatto le cose di nascosto, in un acqua torbida in cui i tifosi non possono che agitarsi temendo di annegare. Non chiedevo di puntare ciecamente su Vilà (dicono che rivelare la sua pubalgia avrebbe allontanato clienti, come se non si facessero le visite mediche), di non cedere Ibra e Thiago o di compare Dzeko e Mascherano (sebbene la cosa mi piacerebbe assai): sono sogni e tali sono destinati a restare probabilmente senza che io possa pretenderli, così come non posso pretendere che il mio datore di lavoro mi lasci dormire il lunedì mattina. Quello che però chiedevo, chiedo e pretendo dalla società che tifo (e pago) è un po’ di trasparenza: quella limpidità che mostrerebbe ai tifosi quante bracciate mancano per arrivare a galla, salvandoli così da morte (e incazzatura) certa.

Antonio “Asso”

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