Cari milanisti, dopo Ibra il riscatto. Inter che succede? Tifi Juve, la maglia rossa…Julio Cesar persona perbene. Udinese, il ranking italiano…

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Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.

14.07.2012 00:00 di Mauro Suma   articolo letto 6068 volte

C’è lo scenario, ma non l’ufficialità. E che nulla fosse preparato o sceneggiato, lo dimostrano proprio Ibra e Thiago che si mostrano psicologicamente ancora rossoneri rispettivamente da Formentera e dal ritiro pre-olimpico della Seleçao. In ogni caso il saliscendi emotivo di quest’estate per i tifosi rossoneri sarà durissimo da assorbire. Non ho pretese di convincimento, né consolatorie. So bene quello cui la squadra andrà incontro, a inizio stagione. Il film l’abbiamo già visto tutti. Dopo Kakà, il Milan fece 8 punti nelle prime 6 partite di campionato, lasciandone 10 sul campo. E proprio quel distacco iniziale impedì alla squadra di giocarsi lo scudetto a Marzo, al culmine di una importante rimonta sull’Inter della tripletta. Sarà proprio questo lo spauracchio da scongiurare. Fare bene subito, con il vento in faccia, remando controcorrente, ma fare bene subito. Dice il Milanista: ma io ho il cuore a pezzi per Ibra e Thiago e tu pensi al futuro? Certo che sì, la vita e il calcio mi hanno insegnato questo. Sembra tutto finito e invece non è finito niente. Dopo Sheva il Milan ha vinto Champions League, Supercoppa Europea e Mondiale per Club, dopo Kakà in Campionato il Milan è arrivato terzo, primo e secondo. Dopo Ibra e Thiago, per il momento è dura, durissima. Ma la vita continua e il Milan pure. E’ dura perché le cessioni portano sempre la stessa stretta allo stomaco: ti ricordi di come è arrivato il tuo campione, cosa ti ha dato, cosa ha significato. Proprio ieri, davanti ad un buon bicchiere di grappa, sul porto di Ischia, un caro amico mi diceva: “Ma ti ricordi quando dicevi in telecronaca, Ibra mai più nella mia vita senza di te?!”. Che coltellata, ragazzi. Certo che lo ricordo. Stavo vivendo ed ero in buona fede, esattamente come Galliani quando parlava di atto eroico da parte del presidente Berlusconi, come Allegri quando si diceva contento che i big restavano, come Milan Channel quando pregava e ringraziava. Poi le cose del mercato, che cambiano ogni giorno, hanno avuto la meglio su tutti quei momenti veri e onesti che ho appena cercato di raccontare. Ibra, proprio lui è stato al centro di tutto. Il suo ultimo anno e mezzo al Milan è stato distruttivo nello spogliatoio e per l’età, per lo stipendio, per il lodo Mondadori, per le perdite di bilancio e di Borsa lui era da tempo la prima scelta in uscita. Ma, così,  solo, non aveva mercato. L’unica strada è stata quella di abbinarlo a Thiago. Strada crudele, dura, impervia, lontana dalla fede e dallo spirito del Milan, ma a questo punto inevitabile. Ci rialzeremo, cari Milanisti, quando Galliani dice al Raduno di stare tranquilli e che alla fine saremo molto competitivi, dice la verità. Arriveremo con il gruppo, dove prima arrivavano i due taumaturghi. Galliani dice la verità perché né lui né il presidente Berlusconi vogliono uscire dalla Champions League con tutto ciò che questo comporta in termini di mancati ricavi, perdita di appeal e di prestigio. E senza le dovute mosse in entrata per suturare la ferita tecnica delle due partenze e senza un supporto, indispensabile, in mezzo al campo, la squadra rischierebbe seriamente di uscire dal giro Champions. A Milanello c’è uno spogliatoio che ha voglia di dimostrare a Zlatan tante cose: Ibra farà bene anche non essendoci, le sue partenze lasciano nel gruppo una voglia di rivalsa che porta punti e traguardi. Quindi, dal momento che abbiamo vissuto di molto peggio e la nostra pelle rossonera è dura, su la testa, coraggio e Forza Milan!

Corrono tempi piuttosto strani in casa Inter. Ci sono delle fessure nel fortino dell’unicità. L’isola del tutti contro tutti evidenzia delle crepe. Il primo sintomo si era avvertito il 6 Maggio scorso quando, mentre quattro cavernicoli insultavano il sottoscritto attorno alla tribuna stampa senza che gli “steward” facessero niente per impedirlo, laggiù in Curva Nord partivano esultanze forti e chiare ai gol della Juventus (!) a Trieste. E adesso la maglia in cui il rosso e il nero si sfiorano, senza che la strisciolina blu dello stemma sociale riesca a fare argine. Sarà solo farina del sacco del dottor Fassone che, se non ricordo male, aveva già portato tonalità vagamente nerazzurre sulle sciarpe della Juventus? Staremo a vedere.

Juilio Cesar merita di essere trattato bene. E’ una persona vera, oltre che un portiere importante. La persona si è descritta da sola nel Maggio 2009, al momento della festa nerazzurra per uno dei cinque scudetti post-calciopoli. Adriano era lontano, era in Brasile, alle prese con i problemi veri e seri della sua vita e del suo equilibrio. Dell’Imperatore nessuno parlava più, era grassso e dimenticato. Ma ecco Julio Cesar che durante la festa a San Siro, indossa la maglia del suo compagno di squadra che fino all’inizio della Primavera aveva contribuito a fare punti per quel titolo. Grande Julio, gesto da uomo vero. Uomini così non possono essere lasciati con modi e toni da tempi di crisi, meritano comunque un guizzo anche nel saluto e nel ringraziamento pur nella indubbia difficoltà del momento che riguarda tutto e tutti.

Non mi azzannino i friulani. Capello ha vinto tanto con il Milan. Ganz è un caro amico, nulla di nuilla di pregiudizievole contro Udine e il Friuli. Ma basta, con questo luogo comune della favola dell’Udinese. La squadra friulana non sta portando mattoni al ranking europeo del nostro Paese: dice, a Udine sono fantastici perché cedono i pezzi migliori e poi centrano la qualificazione al preliminare di Champions League. E poi? Parliamo del seguito, proprio perché cede i pezzi migliori non passa il preliminare e lascia l’Italia con una squadra in meno in Champions League. Ma vogliamo occuparcene di questa cosa e stimolare l’Udinese a raggiungere la fase a Gironi o vogliamo solo strumentalizzare le scelte bianconere solo quando vogliamo fare la morale alle tre grandi che visionano pochi giovani e amenità del genere? Non va bene uscire dal’Arsenal senza Inler, Sanchez e Zapata, e non va bene preparare il preliminare prossimo venturo senza Isla, Asamoah, Handanovic e con Armero più di là che di qua sportivamente parlando. Non va bene, l’Italia rischia di perdere altri punti e altro terreno. Queste righe agli sportivi udinesi non faranno un baffo nel mare di elogi che leggono ogni giorno, ma almeno che servano a stimolare un brandello di discussione su un tema che dovrebbe stare a cuore a tutti in un Paese che ha bisogno come l’aria che respira di ricavi e competitività in campo europeo..

Nonostante il giornalista David Guetta nel chiuso del suoi blog continui ad attribuirmi ogni nefandezza e a esaltare le sue direzioni rispetto alle mie modestissime gesta, salvo poi deviare lo sguardo quando mi incrocia, e lo guardo in faccia eccome se lo guardo, in qualche stadio o a qualche evento, non nutro nessun livore nei confronti di Firenze, della Fiorentina e del popolo viola. Non si ossessioni Guetta a fare le pulci a qualche commento del sottoscritto, se facessimo tutti così non finiremmo mai di pizzicarci a vicenda e di annoiare il pubblico, cosa che nelle prime cinque righe di questo capoverso ho abbondantemente fatto. In tutto questo, applausi scroscianti alla Fiorentina. Ha preso un gran bel giocatore. Se Suarez, al Liverpool, non è riuscito a raggiungere le vette di rendimento dell’Ajax, è anche perché non ha più avuto il neo acquisto viola come spalla. El Hamdaoui ha passo, inventiva, intuito. E’ veloce e scattante. Una buona punta d’area non potrà che trarre giovamento dalle scorribande e dalle serpentine dell’ex ajacide. Bene ha fatto la dirigenza gigliata ad aspettare un anno pur di raggiungerlo, dopo l’impiccio procedurale della scorsa estate.

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