Cassano sarà pronto per lo sprint finale, Pato per arricchire il prossimo mercato: ecco perché il Milan ha bisogno di loro

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Giornalista sportivo a Mediaset, è stato caporedattore di Tele+ (oggi Sky). Opinionista per Telenova e Milan Channel. I suoi libri: “Soianito”, “La vita è una” con Martina Colombari, “Sembra facile” con Ugo Conti.

23.03.2012 00:00 di Luca Serafini   articolo letto 975 volte

© foto di Pietro Mazzara

Napoli e Juve si meritano la finale di Coppa Italia, sono le due italiane che hanno fatto meglio insieme con l’Udinese, la quale per questo strameriterebbe il 3° posto. La Coppa Italia però è sempre stata il 6° obiettivo negli anni solari del Milan: prima vengono scudetto e Champions, poi semmai le Supercoppe italiana ed europea, infine il Mondiale. Dunque, pochi rimpianti se non quello di aver buttato via l’andata causa (anche) una doppietta di Caceres. Le 4 sfide stagionali con i bianconeri hanno comunque dato la certezza, in casa rossonera, di avere la rosa più forte in Italia e di avere in mano il proprio destino per quanto riguarda lo scudetto. Basti pensare che negli scontri diretti in campionato la Juve ha fatto 4 punti e il Milan 1 e il Milan è a +4 in classifica. Basti pensare che con la squadra titolare di Conte in campo contro 4 soli uomini che domani saranno in campo contro la Roma (Mexes, Thiago, Emanuelson e Ibrahimovic), al 90’ il Milan è stata l’unica squadra della stagione ad essere in vantaggio a Torino, per di più con i gol delle seconde linee Mesbah e Maxi Lopez. Molto difficilmente accade che con 2 pareggi e 2 sconfitte una squadra dimostri di essere superiore a un’altra: meritatissime le vittorie juventine in campionato e in Coppa, questo però nei momenti in cui la squadra di Allegri era ai minimi storici per infortuni e condizione generale. I due pareggi hanno gratificato i bianconeri oltre i propri meriti. Il divario si è visto al di là dei risultati, nel caso si può toccare con mano in classifica.
A prescindere dalla finale che sarà bellissima da vedere, la Coppa Italia continua a fare schifo in appeal per buona parte della sua durata: va ripensata, reinventata, ristrutturata. Sboccia soltanto in semifinale, allora perché non creare un tabellone con partite secche sui campi delle più piccole e poi le final-four da organizzare dal lunedì alla domenica della settimana successiva alla fine del campionato, con una sede prestabilita che cambia ogni anno? 

Se era difficile avere slancio nel duello tra Milan e Juve attraverso 2 pareggi e 2 sconfitte, ancor più difficile è ricordare a memoria d’uomo una parabola come quella di Pato, un fenomeno dai 15 ai 20 anni che si spegne come una candela tra problemi fisici, leggerezza, apatia. Molti giovani campioni si perdono per strada tra vizi e presunzione, ma davvero di rado è capitato che un fenomeno come il Papero si sia perso senza dover ricercare le cause in abusi di alcol, droghe, donnette. Si è seduto, e basta. Nessuno più ne parla come di un assente, chiede più quando rientri, nessuno ne sente la mancanza, tutti sperano di monetizzare a giugno per poter fare un mercato che vada oltre Ogbonna e Montolivo, due obiettivi eccellenti. Per poterlo lucidare prima di metterlo in vetrina, sarebbe perfetto riaverlo nelle ultime settimane, diciamo da aprile, sperando in qualche gol: aiuterebbe la squadra e la quotazione salirebbe.

Tra i tifosi del Milan non c’è più un ateo, tutti pregano i Santi che conoscono affinché conservino la salute propria e quella dei titolari della loro squadra, almeno per poter santificare la Pasqua che segna la fine del mini-ciclo terribile iniziato martedì a Torino e che prosegue con Roma, Barcellona, Catania, Barcellona e Fiorentina. Alle porte c’è la firma sul documento di idoneità di Cassano. Del talento, della sua rabbia, della sua voglia, Allegri per lo sprint avrebbe bisogno come il pane. E Pato per la sua carriera avrebbe bisogno come l’aria.

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