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MILANO.
Il 31 agosto 2002, Milan Channel, nelle prime ore di quel pomeriggio di fine estate, ringraziava la società rossonera per l’ennesimo colpo di mercato. Alessandro Nesta, il forte difensore della S.S. Lazio, cresciuto nel vivaio biancoceleste e ormai ex bandiera della squadra dell’allora presidente Cragnotti, veniva acquistato dal patron Silvio Berlusconi mandando letteralmente in “Nestasi” l’intero popolo rossonero. Il canale tematico, come era accaduto a luglio con Rivaldo, aveva deciso di interrompere le trasmissioni proiettando un videowall che annunciasse l’ufficialità della trattativa che aveva tenuto con il fiato sospeso i tifosi del Diavolo per un’intera estate. Poi l’inno del Milan a far da cornice rendeva emotivamente magico quello che era stato un sogno per tutti ma ora una piacevolissima realtà per un Milan a secco di vittorie e trofei dallo scudetto di Zaccheroni.
L’ingresso in campo di Berlusconi era stato un segnale! Il Milan ancelottiano era pronto a riprendersi fama e gloria, schierando tra le propria fila uno di quei fiori all’occhiello che germogliano ogni 30 anni. Alessandro Nesta non era un semplice difensore, ma un leader della difesa, un autentico fuoriclasse capace di fare la differenza in una zona del campo dove è il gioco sporco ad essere privilegiato. Tempesta Perfetta (come lo ha chiamato per 10 anni Carlo Pellegatti nelle sue telecronache, ndr) era davvero un surplus. Infatti, qualche giorno dopo, il neo difensore rossonero avrebbe raccolto la sua standing ovation prima dell’amichevole di lusso con l’altra squadra di Milano che, intanto aveva appena acquistato (sempre dalla Lazio, ndr) l’attaccante argentino Hernan Crespo. Non si erano mai viste nella storia del Milan scene di giubilo da parte di un intero stadio per un difensore che incarnava forza, eleganza ma soprattutto lealtà, in semplici parole: il degno erede di Franco Baresi.
La stagione 2002-2003, in coppia con il capitano Paolo Maldini al centro della difesa, si trasformò in un trionfo. La sesta Coppa dalle Grandi Orecchie conquistata a Manchester, ai danni della Juve e la Coppa Italia (l’unico trofeo mancante nella preziosa bacheca di Via Turati) nella doppia finale con la Roma rappresentano i frutti di quell’estate pazza. Ai citati successi seguono 2 scudetti, un’altra Coppa dei Campioni, 2 Supercoppe Europee, 1 Mondiale per Club (4 – 2 al Boca Juniors e sua una delle marcature, ndr), 2 Supercoppe Italiane e la sciagurata finale di Champions ad Istanbul nel 2005.
Un decennio trionfale per il centrale romano e indimenticabile per i cuori rossoneri! Oggi, le cose sono un pò diverse. Sembra che l’A.C. Milan sia diventato il supermarket preferito da sceicchi e magnati del petrolio. Nell’estate 2006 l’infausta partenza di Andriy Shevchenko verso lidi londinesi, quel bomber dell’Est che, a quanto pare, dopo quasi 36 primavere, non ha dimenticato il suo mestiere. Ne sa qualcosa la Svezia di Ibra. Nel giugno 2009 l’addio di Kakà e l’approdo ai blancos. Una fitta al cuore di tutti i tifosi. E ora? La società Milan che, ha intenzione di svendere i suoi pupilli in un mercato sempre più improponibile per le casse di molte società italiane, decide di privarsi di Thiago Silva, vero baluardo della difesa. Un altro “Nesta” si prepara a calcare il prato del Parco dei Principi. O le preghiere di qualche giorno fa perpetrate da Milan Channel e rivolte a colui che, è comunque stato l’artefice dei successi del Diavolo, da ventisei anni a questa parte, serviranno a qualcosa? Possiamo ancora credere nei nostri colori? In un Milan capace di vincere in Italia, in Europa e nel mondo?
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C’eravamo tanto amati