Ciò che non uccide, fortifica

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Ciò che non uccide, fortifica

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Finiscono ieri con la gara di Torino i tre Milan – Juventus, finiscono equilibrati con una vittoria a testa (considerando i risultati al 90°) e un pareggio e finiscono con il Milan che recupera 5 punti in campionato ai bianconeri pur dovendo cedere la finale di coppa – ma solamente ai tempi supplementari dopo quella che è stata una sostanziale equità nei 180′ regolamentari. Cosa ci lasciano questi tre Milan – Juventus? Ecco le mie (personalissime) riflessioni

1) Il Milan si conferma superiore ai bianconeri, ma non nella giusta dimensione: tiene testa avendo per lunghi tratti di queste tre gare il pallino del gioco alla squadra di Conte. Subisce due gol da lontano frutto di errori individuali, ma soprattutto sintomo della difficoltà dei bianconeri ad entrare in area. Tuttavia, nonostante i dieci o più infortunati in ogni partita il fatto di non aver reso numericamente merito con i gol al gioco creato pesa: perdiamo l’andata giocando da pareggio, pareggiamo il campionato giocando da vittoria e vinciamo solamente di misura martedì in una gara in cui i bianconeri hanno visto palla per 10 minuti scarsi dei 90 regolamentari. Qualcosa non va.

2) Spariti il bel gioco e l’imbattibilità della Juventus: l’ultima solamente martedì, con il 2-1 al 90′ che conta ai fini statistici: non solo i bookmakers hanno pagato il ’2′ e non la ‘X’, ma essendo sia il risultato di 2-1, sia i supplementari vincolati alla gara di San Siro, se non è possibile dire che il Milan non ha vinto a Torino non è nemmeno possibile dire che la Juventus ha espugnato il Meazza: il resto sono dati per compiacere qualche tifosotto. Il bel gioco era invece sparito dalla gara di San Siro, in virtù di un catenaccio e contropiede al limite del Mourinhano versione Camp Nou che lo ha premiato con 4 gol avendo superato 8 volte (scarse) la metà campo dal secondo tempo della gara in coppa Italia a San Siro. Bellissima l’immagine dei giocatori che in casa perdono tempo gettandosi a terra: lo scorso anno il Palermo in semifinale giocò meno da provinciale dei bianconeri.

3) Allegri è stato parzialmente delegittimato dalla società: piaccia o non piaccia a Torino lui non avrebbe voluto schierare né Thiago Silva né Ibrahimovic – ma le dichiarazioni di Galliani sulla coppa Italia sono state supportate da pesanti ritocchi della formazione rispetto a quanto previsto il giorno prima. Non giudico né positivamente né negativamente questo fatto – dato che sono un sostenitore aperto del fatto che i presidenti, mettendoci i soldi, hanno il sacrosanto diritto di decidere chi vogliono vedere in campo nella loro squadra. Più preoccupante, invece, il fatto che la società sia intervenuta solamente sui due nomi pesanti e non su un centrocampo che con il solo Muntari centrocampista “di sostanza” aveva forti lacune: insomma, in due non sono riusciti a schierare una formazione buona.

4) Alla Juventus resta poco da festeggiare: in questo momento è nettamente inferiore non solo al Milan ma anche al Napoli – naturale calo fisico di una squadra che non può reggere 38 giornate. Se rientrasse nella corsa scudetto sarebbe unicamente per un contraccolpo psicologico che potrebbe avere dai risultati delle gare con Roma e Catania che conoscerebbe prima di giocare le proprie. Il deludente tabellino bianconero parla di due vittorie, sei pareggi e una sconfitta nelle ultime nove gare – nelle corrispondenti nostre nove troviamo due nostri pareggi e sette vittorie rossonere con un calendario più difficile e non tenendo conto del gol di Muntari che ha falsato la gara di San Siro e che avrebbe reso ancora più pesanti queste statistiche. Perdere il ‘titulo’ italiano che conta e consegnarlo agli 11 brocchi di rosa vestiti sarebbe masochismo puro.

5) La Juventus nei big match parte con +1 di Handicap. Dopo il gol di Muntari a San Siro, il gol annullato ad Ibrahimovic in coppa Italia arriva il gol di Del Piero che, novità, contiene due falli in una singola azione di gioco – entrambi non ravvisati. Difficile continuare a credere che sia soltanto scarsità della classe arbitrale: come già detto in occasione di Fiorentina – Milan, alla scarsità puoi credervi quando vi è una distribuzione equa degli errori arbitrali, non quando si sbaglia unicamente a favore di una parte. Se aggiungiamo il rigore di Hamsik fatto ripetere a Napoli, il rigore per fallo di Mano di Barzagli su tiro di Rocchi con la Lazio, il fuorigioco di Pepe ad inizio dell’azione del gol della Juventus con la Roma e il rigore non dato per spinta di Barzagli su Di Natale a Udine scopriamo che questa cosa è frequente in tutte le partite. Sarà quindi ancora più bello, in caso di vittoria del 19°, poter cantare giustificati con la mano sul petto il famoso coro “vinciamo senza rubare”

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