Con Pippo nel cuore. Qualsiasi cosa succeda

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Massimo Falcioni (dalla pagina facebook A.C. MILAN SUPREMACY) per Milan News.

© foto di Alberto Lingria/PhotoViews

Non è semplice mercato, non sono semplici voci. Coi sentimenti non si scherza e qui ci sono quelli di tutti i tifosi rossoneri in gioco. Parlare di Pippo Inzaghi è difficile, quasi impossibile. Non trovi le parole che descrivano un’emozione, che spieghino le lacrime agli occhi alla sola riattivazione della memoria. Nel pantheon milanista degli ultimi dieci anni, il 90% delle serate magiche vissute portano la sua firma.

Perché lui è l’uomo di Atene, di Montecarlo, di Tokyo. E’ l’eroe del pallonetto miracoloso all’ultimo istante a Lobont, in un quarto di finale con l’Ajax nell’anno della Champions del 2003. L’episodio spartiacque di un ciclo che, senza quella magia, non sarebbe mai nato. Ci sono poi il Bayern Monaco, il Lione, la Stella Rossa. Rischierei di non fermarmi più.

“E’ fortuna, non ha tecnica”, si sfogavano gli avversari. E noi lì a ridere sotto i baffi, dato che percepivamo l’invidia di chi un giocatore del genere non poteva che sognarlo la notte.

41 gol segnati con la maglia del diavolo in Europa. Cifre paurose, altro che chiacchiere. Eppure il vero sigillo nella nostra anima lo ha lasciato per un altro gesto, fuori dal campo. Pippo fu il primo a presentarsi a Milanello alla fine del luglio del 2006, quando Galliani per telefono informò i giocatori che si sarebbe dovuto disputare un preliminare di Champions imprevisto (oltre che ingiusto). Pronto ad allenarsi, a ripartire, nonostante si stesse godendo le ferie, all’indomani di un Mondiale conquistato. Era l’estate di Calciopoli, della sofferenza, delle ingiurie, delle penalizzazioni. Qualcuno fuggì, annunciando il bizzarro desiderio di imparare l’inglese; altri si opposero al trasferimento in una squadra dal futuro tetro. Lui rimase, e segnò la rete più bella. Quella che non penetra una porta, ma il cuore.

Ne abbiamo sconfitti tanti assieme. C’è però un nemico che non riusciremo mai a battere: l’anagrafe. Il tempo passa, anche se non lo vogliamo, anche se noi e lui vorremmo rimanere legati in eterno. Fermeremmo volentieri le lancette se potessimo, magari al 23 maggio 2007. Apice di una carriera inimitabile.

Pippo è un ragazzino che vive nel corpo di un 38enne. Altri alla sua età già allenano o hanno messo su una ventina di chili. Capiremmo il suo desiderio di andare altrove. Ci sono tuttavia le esigenze di un club costretto, nonostante il magone, a guardare avanti.

Non vogliamo che finisca così, il nostro film prevedeva un epilogo differente. Ma se proprio deve finire, che finisca col sorriso.

Pippo non è solo un numero 9. Pippo, per me, è un mito, un idolo, un esempio di vita. Per i 41 gol segnati in Europa in rossonero, uno più fondamentale dell’altro. Per l’adrenalina che deposita sul campo. Per la forza che trasmette. Per quello sguardo che solo lui ha in certe serate.

Purtroppo però niente è eterno e tra le tante battaglie combattute e vinte, c’è n’è una che puntualmente perderemo: quella contro l’anagrafe. Fermeremmo volentieri il tempo se potessimo, magari al 23 maggio 2007. Apice di una carriera inimitabile.

Pippo ha 38 anni. Altri alla sua età già allenano o hanno messo su una ventina di chili. Lui no. Lui si allena, lotta e suda come un ragazzino. Ma è reduce da una terribile operazione al crociato e da un persistente problema al polpaccio.

Allegri doveva sceglierne 25 per questa prima fase di Coppa. Non una lista definitiva, bensì correggibile a gennaio, alla vigilia di un ottavo di finale a cui ovviamente si spera di prender parte. Ecco allora che il mister, a malincuore, l’ha lasciato ai box: “Ho dovuto prendere una decisione dolorosa”, ha dichiarato a caldo. Dolorosa e obbligata, aggiungerei.

Allegri, con già quattro attaccanti di valore (Ibrahimovic, Pato, Robinho e Cassano), ha optato per il rinfoltimento del centrocampo, che sarà privo per le prime quattro giornate dello squalificato Gattuso e, almeno fino a febbraio, dell’infortunato Flamini. Il reparto andava riempito, ad ogni costo.

Sebbene il girone del Milan non sia affatto proibitivo, la convocazione di Inzaghi, di questo Inzaghi, sarebbe equivalsa ad un salto nel buio. Pippo, in cuor suo, lo sa.

Massimo Falcioni
COLLABORATORE DELLA PAGINA FACEBOOK A.C. MILAN SUPREMACY

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