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Cristián Eduardo Zapata Valencia nasce nel 1986 a Padilla, tra il Live at Wembley dei Queen e Mike Tyson campione dei massimi a soli vent’anni.
Gli inizi, nel club che ha lanciato Valderrama, Yepes ed Ivan Cordoba, sono in chiaroscuro, ma il fisico è superlativo, l’anticipo anche; correva l’anno 2005, l’inverno colombiano accoglie gli 007 dell’Udinese di Pozzo coi suoi 25° scarsi, i friulani hanno messo gli occhi su Abel Aguilar, centrocampista intelligente, carismatico, capitano delle selezioni giovanili U17 ed U20 dei cafeteros. Aguilar arriverà a Udine, ma in compagnia: il ragazzone scuro che gioca al centro della difesa, abbondantemente oltre il metro e ottanta, strega gli osservatori: ‘non si sa mai, prendiamo anche lui‘. Il Deportivo Cali non oppone resistenza, incassa e ringrazia, Zapata arriva in Italia con lo zaino da scolaretto: è un perfetto sconosciuto, uno che al fantacalcio pagheresti 1 per tappare i buchi, tanto per intenderci.
Cristián invece spiazza tutti, tanto da oscurare il ‘colpo’ Aguilar (oggi al Deportivo la Coruna dopo aver pellegrinato per mezza Spagna) ed attirare l’attenzione dei top club europei, pronti a pagare profumatamente per assicurarsi le prestazioni del giovane sudamericano: alla prima stagione in Italia colleziona 30 presenze ed un gol (alla Sampdoria) tra campionato, Coppa italia e Coppa Uefa, che i Pozzo abbiano pescato l’ennesimo craque? Tutto va liscio per due anni abbondanti, Zapata è un titolare inamovibile, lo chiamano ‘El Mago‘ perché agli avversari nasconde la palla e la società rimbalza tutte le offerte in attesa della definitiva consacrazione, che non arriva.
Arriva invece un terribile infortunio durante la gara di qualificazione al Mondiale 2010 Colombia-Perù, in cui l’allora ventunenne riportò ‘la frattura del seno mascellare sinistro con spostamento di sei millimetri e una frattura non scomposta dell’arcata zigomatica sinistra‘, da referto di German Alberto Ochoa, medico dei cafeteros: ‘l’infortunio è serio e sarà necessario intervenire chirurgicamente‘. Si parla di due, tre mesi di stop, ma tornerà dopo 6, colpa (anche?) di un misterioso intervento in artroscopia al ginocchio malandato; torna sui campi della Serie A nel gennaio 2009 e circa quattro mesi più tardi segna al Milan il gol che consegna virtualmente all’Inter il diciassettesimo Scudetto della sua storia.
Gol a parte, Zapata non è più la perla rara di prima: colpito da frequenti amnesie difensive, dettate, forse, dall’eccessiva sicurezza di chi s’è montato un po’ la testa, regala al Werder Brema l’accesso alle semifinali della Uefa 2008/2009 perdendo palla nei pressi della sua area efavorendo l’inserimento vincente dell’ex juventuno Diego, al Friuli finirà 3-3 ed addio sogni di gloria. Provato terzino destro da Marino, Cristian storce il naso e stecca partite a raffica, viene aspramente criticato dai tifosi, che quasi ne chiedono la cessione. Nel 2011 segna (per par condicio) anche all’Inter, nell’esultare si diletta coi compagni nella cumbia, la risposta colombiana al balletto carioca sulle note di Ai se eu te pego. Pochi mesi più tardi passa al Villareal per 9 milioni di euro.
Sull’onda dei friulani in Spagna (anche Alexis Sanchez sbarca nella Liga, al Barça), Zapata viene accolto da top player da José Manuel Llaneza, presidente del Villareal. ‘Non ho molto da dire, mi piace parlare sul campo, posso solo assicurarvi che non deluderò nessuno‘ – le parole di Cristian. Lieto fine? Macché, dopo 36 presenze e nessun gol Zapata finisce sul banco degli imputati per il fallimento in Champions League (girone di ferro con Napoli, City e Bayern) e, cosa ben più grave, per la retrocessione in Segunda División, un dramma per il Sottomarino Giallo, costruito per l’Europa che conta e miseramente affondato.
L’8 agosto 2012 viene prelevato dal Milan con la formula del prestito oneroso (o.4 mln di €) con diritto di riscatto a 6 mln pagabili in tre anni: ecco il colpo low-cost di Galliani, l’alternativa a Yanga-Mbiwa ed i capricci di Nicollin, presidente del Montpellier. Zapata sceglie il numero 17 (giorno di nascita della figlia) e non teme i paragoni: ‘l’eredità di Thiago Silva non mi spaventa‘.
Chissà se tornerà il difensore dei primi anni a Udine e se riprenderà a decorare i capelli con incomprensibili simboli maya, i tifosi del Milan se lo augurano gridando ‘Viva Zapata!‘: dopotutto, a Milanello, è tempo di rivoluzione.
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Post Originale:
Cristian ‘el Mago’ Zapata, il cafetero distratto