Milan news
Giornalista sportivo a Mediaset, � stato caporedattore di Tele+ (oggi Sky). Opinionista per Telenova e Milan Channel. I suoi libri: “Soianito”, “La vita � una” con Martina Colombari, “Sembra facile” con Ugo Conti.
© foto di Pietro Mazzara
Mister X era Cesc Fabregas, ma è arrivato Taiwo (Nocerino è arrivato per sostituire Flamini). Il mercato di gennaio era Tevez, ma arriva Mesbah. I rubinetti del Milan sono chiusi, dal 2006. Dare addosso a Galliani è uno sport che abbiamo praticato anche noi, per esempio quando nel 2009 fu ceduto Kakà tra mille bugie (di tutti) e preso Onyewu al posto suo, o sulla questione Paolo Maldini, ma da questa sessione ci asteniamo. I soldi sono del presidente Berlusconi che li ha messi, e li mette, e tanti, ogni anno per ripianare i bilanci. Se guardate la politica dello United, del Chelsea, dell’Inter, negli ultimi anni troverete molte cessioni illustri e pochi acquisti ad effetto. Dal 2008 Galliani è pur sempre riuscito a portare a casa Ronaldinho, Beckham, Thiago Silva, Aquilani, Boateng, Robinho, Ibrahimovic, Cassano insinuandosi tra parametri zero, liti giocatori-club, prestiti con obblighi o diritti di riscatto eccetera. Gli emiri sono rimasti soltanto a Torino sponda Juve, in Spagna (dove peraltro la festa degli sgravi fiscali è finalmente finita) e al Manchester City. Stop. Persino a Dubai e Abu Dhabi non buttano più via i quattrini per vecchie cariatidi stanche. Il Paris St. Germain di uno degli uomini più ricchi del mondo, ad oggi ha speso una fortuna unicamente per Pastore, per il resto siamo fermi a Sirigu e Maxwell. Al contrario che in via Turati, lì i soldi ci sono eccome, ma sembrano scarseggiare le idee. Tevez è l’ultima del PSG, eppure lesinano su cartellino e ingaggio esattamente come sta facendo o come ha fatto il Milan con l’argentino.
La rabbia post-Calciopoli, l’impegno politico, la crisi mondiale, il lodo Mondadori, sono argomenti importanti sul piatto della linea editoriale di Berlusconi in questo ultimo quinquennio. Il problema, come abbiamo detto tante volte, è quello della comunicazione. Si sbagliò, e molto nel trasmettere i particolari della vicenda-Kakà (lo sostenne persino Fedele Confalonieri in un’intervista al “Corriere della sera” nell’estate 2009), si sbagliò nella questione Pirlo, si è sbagliato nelle questioni Tevez prima e Pato poi. Il Milan dovrebbe una volta per tutte tracciare pubblicamente, chiaramente, i suoi obiettivi: “Per ora non si spende più si viaggia su intuizioni e opportunità di mercato più che su sogni proibiti, di conseguenza l’obiettivo in campionato non è lo scudetto, ma quello di arrivare tra le prime 3, mentre in Champions va bene provare a tornare almeno ai quarti. La Coppa Italia non è male…”. Ora, il Milan lo scudetto lo ha vinto e lotta per rivincerlo, dunque se uno dichiarasse prima che gli basta arrivare terzo, avrebbe un effetto mediatico ancora più forte. Ma se esci dopo la partita col Barcellona e dici che il gap con i catalani è colmato, che le rose sono forti uguali, ecco che ai tifosi va un po’ insieme il cervello. E anche il fegato. I tifosi si aggrappino a una classifica che comunque premia la loro squadra, ancora in grado di vincere il titolo (statisticamente mica tanto platonico) di Campione d’inverno.
Diversa invece la discussione sulla gestione dei giocatori. Non condivideremo mai il modo in cui viene trattato oggi Pippo Inzaghi. Punto. La convivenza tra Ibrahimovic e Pato non è una questione tattica né tantomeno di insofferenza dello svedese: è un problema mentale del Papero. Le cose col Novara in coppia con El Shaarawy e Robinho non sono cambiate, Ibra o non Ibra. Pato sa che questi sono gli ultimi mesi che gli sono stati concessi per una maturazione, una consacrazione definitiva. Il suo futuro rossonero dipende solo, esclusivamente da lui. Altrimenti la prossima volta le offerte del PSG o, più probabilmente, quelle del City di Mancini, non verranno rifiutate.
Paolo Maldini parla poco e quando lo fa dice cose importanti. Le icone nel calcio non hanno cittadinanza, quando smettono li si tengono lontani, forse per timore che possano oscurare qualcuno o qualcosa. E’ stato così per Albertini e Costacurta come in precedenza per Rivera. All’Inter è stato lo stesso con Mazzola, Bergomi e Oriali. La differenza è che tra questi, solo a Paolo Maldini è toccato essere congedato meglio dai tifosi di Inter e Fiorentina piuttosto che da alcuni milanisti.
La Coppa Italia ci fa schifo. E’ organizzata con i piedi, manca di rispetto alle società, al pubblico e alle televisioni. Non ha nessun senso. All’estero funziona perché per cultura vale come e più del campionato, da noi da quando non esiste più la Coppa delle Coppe è precipitata nel nulla. Nessuno fa niente per migliorarla, nemmeno i calciatori che la giocano a maniche corte, senza guanti e senza calzamaglia e si stirano come tanti calzini. Toccherebbe alla Lega ridarle lustro e valore, ma la Lega non esiste in Italia, dunque non esiste nemmeno la relativa Coppa. I tifosi dovrebbero boicottarla tutti, mettersi d’accordo per scioperare: non andate allo stadio e non guardatela in tv! Giocatevela tra di voi, questa ridicola coppetta.
(Siccome non ci piace stroncare senza proporre, proponiamo un primo calderone estivo con i 64esimi di finale, 32esimi, 16esimi, ottavi a metà stagione, final eight nei 7 giorni dopo il campionato: quarti martedì e mercoledì, semifinali giovedì e venerdì, finale domenica. Peggio di com’è adesso non può essere).
Post Originale:
Da Fabregas a Taiwo, da Tevez a Mesbah: Galliani ha le idee ma i soldi non ci sono