Da Rosengard a Fuerte Apache: l’arte di prendere a calci la vita

Milan news

10.12.2011 10:00 di Francesco Somma   articolo letto 717 volte

© foto di Nicolo’ Zangirolami/Image Sport

Eppure c’è chi storce il naso. Ad immaginare insieme Zlatan Ibrahimovic e Carlitos Tevez, quelle che possono scuotere l’animo del tifoso e dell’appassionato sono unicamente emozioni forti. Il fan rossonero si frega le mani ed immagina le faville e i numeri che possono scaturire dall’irrefrenabile miscela di questi due fuoriclasse. L’appassionato di calcio, intenditore, fa più o meno la stessa cosa, perché considera Ibra e Tevez una coppia assortita a perfezione per fare spettacolo. E poi c’è chi storce il naso perché, prima ancora che alle doti tecniche e balistiche dei due, pensa alle bizze che potrebbero verificarsi in campo o all’interno dello spogliatoio. Indubbiamente, oltre che di  due fuoriclasse del reparto avanzato, stiamo parlando di due personalità molto forti, di due uomini che non amano mandarle a dire, e che difficilmente resistono alla tentazione di far parlare di sé. Hanno in comune l’abilità con la palla al piede, ma anche il background di provenienza. A latitudini ben differenti, Zlatan e Carlos hanno maturato esperienze indimenticabili, che non hanno potuto fare a meno di segnarli nell’anima, nel carattere, e non solo. Dal multietnico ghetto di Rosengaard, nei pressi di Malmoe, all’Ejercito de las Andes, uno dei quartieri più malfamati di Buenos Aires: due giovani che hanno dovuto prendere a calci la vita per continuare a farne parte: entrambi hanno dichiarato, col senno di poi, di sentirsi fortunati a giocare a calcio, perché senza questa professione avrebbero fatto sicuramente una brutta fine. Da due zone difficili della terra, al prato di San Siro, la strada è stata lunga e impervia per entrambi, il destino benevolo e imperscrutabile, ma alla fine i punti stanno per congiungersi, e quella che con ogni probabilità sarà la prossima coppia d’attacco del Milan promette divertimento. Per entrambi, il calcio è soprattutto questo: l’arte di fare spettacolo con un pallone e regalare emozioni. Alto, magro e possente l’uno; bassino, tarchiato ma agilissimo l’uno; quattro piedi sapienti e creativi, e quella voglia di lottare impossibile da sopire…

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