Milan news
© foto di ALBERTO LINGRIA/PHOTOVIEWS
Ci sono partite che valgono moltissimo nell’arco di un campionato e di un’intera stagione e che possono essere veri e propri punti di svolta in negativo o in positivo; non si tratta necessariamente di partite giocate in modo spettacolare o vinte trionfalmente, ma, anzi, di sfide in cui ti trovi con l’acqua alla gola, senti il terreno mancare sotto i piedi, vedi il baratro della crisi, temi di sprofondarci e poi, come d’incanto, succede qualcosa di quasi miracoloso che ti riporta in superficie, ti lancia verso l’alto e fa passare la paura. La partita di Udine è proprio una di queste e anche se, ovviamente, nessuno sa come andrà a finire il campionato del Milan e men che meno l’intera stagione, ricordatevi che se succederà qualcosa di bello ed entusiasmante, dovremo ringraziare questa clamorosa rimonta di una squadra che stava precipitando in una crisi di rendimento e risultati difficile da decifrare e, invece, ne è uscita in modo improvviso, inaspettato e, soprattutto, con quel cuore, quella determinazione e quell’orgoglio che molti chiedevano al Milan e che sembrava perduto nelle ultime partite e anche per gran parte della sfida del Friuli. Diciamolo serenamente e sinceramente: l’Udinese meritava la vittoria, ha dominato per gran parte dell’incontro e ha avuto molte più occasioni per segnare, ma il calcio è beffardo, non sempre vince chi merita di più e il Milan lo sa bene per averlo sperimentato più volte come “vittima”; ora è capitato di conquistare una vittoria importantissima e fondamentale, senza meritarla troppo per larga parte dell’incontro ma va benissimo così, perchè mai come questa volta era importante vincere e fare punti e l’esultanza finale al fischio finale di Bergonzi è la dimostrazione che c’era bisogno di una serata così, per tornare a rivedere la luce dopo aver rischiato di infilarsi in un tunnel buio e senza uscita. E’ la prima vittoria in uno scontro diretto, ottenuta su un campo imbattuto e fra mille difficoltà, visto che l’ipotetica formazione degli indisponibili era altrettanto se non più competitiva di quella effettivamente scesa in campo al Friuli, quindi un successo che ridà entusiasmo, autostima e consapevolezza nei propri mezzi, anche se non si può dimenticare, anzi bisogna analizzare attentamente, un primo tempo pessimo e una prestazione complessiva deludente e certamente non positiva, per evitare di sopravvalutare una vittoria importante ma non meritata, perchè i tre punti sono fondamentali ma non fanno scomparire improvvisamente tutti i problemi emersi impietosamente anche a Udine.
Con ben tredici indisponibili, fra i quali giocatori importantissimi e decisivi (Ibrahimovic, Van Bommel, Boateng, Pato, Aquilani, Cassano, Gattuso, tanto per fare qualche nome….) Allegri ha poca possibilità di scelta, soprattutto a centrocampo; il mister rossonero non è tipo da piangersi addosso e lamentarsi come fanno altri allenatori, ma provate a togliere a qualunque squadra del mondo, anche allo stesso Barcellona, tredici elementi della rosa fra i quali i vari Messi, Xavi, Iniesta e compagnia bella e vediamo se il rendimento resterà lo stesso. In questa situazione di piena emergenza, il Milan deve scendere in campo solo 67 ore dopo l’impegnativa semifinale di Coppa Italia contro la Juventus per affrontare una squadra che fa della corsa, del pressing e della fisicità le sue armi di forza e che, oltretutto, ha avuto tutta la settimana a disposizione per preparare al meglio la sfida. In più c’è l’obbligo di cercare di vincere su un campo imbattuto per non rischiare di veder scappare via la Juventus e farlo con una squadra in difficoltà sul piano della condizione fisica è tutt’altro che facile. A Udine fa un freddo cane, tira un vento gelido e lo stadio non è certo pieno, nonostante sia una sfida di alta classifica, ma il maltempo che sta flagellando in vari modi tutta la penisola non è certo la condizione migliore per convincere la gente a frequentare gli stadi, soprattutto, nel tardo pomeriggio-sera. Allegri recupera Abate, ripropone Mesbah a sinistra, conferma la coppia centrale Mexes-Thiago Silva, schiera quello che può a centrocampo (Ambrosini centrale, Nocerino ed Emanuelson ai lati e Seedorf trequartista) e lancia l’inedita coppia d’attacco Robinho-El Shaarawy, che ha il non facile compito di non far rimpiangere un certo Ibrahimovic.
L’inizio di partita sembra anche abbastanza confortante: il Milan gioca benino e tiene testa all’Udinese, fatalmente più pimpante perchè riposata e fresca, mentre i rossoneri sono reduci da un autentico tour de force di impegni ogni tre giorni iniziato il 15 gennaio e in cui hanno giocato praticamente sempre gli stessi giocatori. Si tratta, però, solo di una breve illusione, perchè nel calcio moderno bisogna correre molto e farlo bene e l’Udinese di Guidolin sa come si fa, quindi prende il sopravvento e passa dopo soli 19 minuti grazie al solito Di Natale che sfrutta al meglio una delle rare indecisioni di Thiago Silva e batte inesorabilmente Amelia con un tiro che una deviazione dello stesso difensore brasiliano rende imparabile. In quel momento il Milan, colpevole ma anche sfortunato, si sgretola e rischia il crollo e la partita diventa una montagna troppo alta e ripida da scalare, anche perchè a tratti sembra che davanti ai rossoneri ci sia non più l’Udinese, ma il Barcellona, che con possesso palla, verticalizzazioni e azioni a memoria fanno venire i brividi al popolo rossonero più che la gelida bora. Il Milan sembra impotente e inoffensivo e la dimostrazione più eloquente ed impietosa viene dallo zero alla casella tiri in porta: Robinho è impalpabile, El Shaarawy non vede un pallone che sia uno giocabile, i centrocampisti perdono una marea di palloni sul feroce pressing avversario e per questo dal settore ospiti sale un coro che è quasi un’invocazione, cioè si inneggia a Pippo Inzaghi per esorcizzare quel nulla totale da parte degli attaccanti in campo. L’Udinese sfiora il raddoppio varie volte, soprattutto con Di Natale e Isla, il Milan, invece, fatica addirittura ad avvicinarsi all’area avversaria, perchè non ha gambe nè fiato e si trova davanti una squadra di assatanati che corrono il triplo, pressano, non concedono spazi e ripartono in velocità con stilettate che fanno male ad una squadra lenta, impacciata e senz’anima. In queste condizioni il fischio dell’arbitro che manda le squadre negli spogliatoi per l’intervallo è quasi una liberazione nonostante lo svantaggio, come negli incontri di boxe quando un pugile sull’orlo del K.O. viene salvato dal suono della campanella che decreta la fine del round.
Si spera nell’effetto taumaturgico dell’intervallo per rianimare un Milan depresso e deprimente e, in effetti, dagli spogliatoi esce una squadra più convinta, che ci mette impegno e volontà per gettare il cuore oltre l’ostacolo e tentare la rimonta che sembra impossibile contro un’Udinese più forte sotto tutti i punti di vista. Nocerino, goleador principe fra gli undici rossoneri in campo con i suoi sette gol già segnati in campionato, sfiora il raddoppio di testa, capitan Ambrosini dà l’esempio con il suo pressing feroce e tentando di alzare il baricentro della squadra, ma in attacco si sbaglia troppo e, come nel primo tempo, l’illusione dura poco e ben presto l’Udinese torna a far paura con le sue veloci azioni d’attacco. L’episodio che, forse, cambia la partita a favore dei rossoneri, è l’uscita di Isla per infortunio, ma al momento nessuno se ne accorge, perchè l’Udinese vive il suo momento migliore e sfiora in almeno tre occasioni il raddoppio: su Armero solo davanti alla porta è bravissimo Mesbah in chiusura, su Domizzi prima e Danilo poi è prodigioso Amelia, che con due parate difficili e decisive tiene in partita una squadra che stenta a reagire. Nel frattempo Allegri tenta il tutto per tutto e inserisce Maxi Lopez al posto di Nocerino per un Milan ultra-offensivo ma che, proprio per questo, rischia il tracollo con le modalità già descritte. Il vento (non la bora, ma quello metaforico della partita) gira definitivamente quando Guidolin toglie anche Di Natale, stanco e acciaccato; il Milan prende coraggio, si lancia all’assalto disperato e trova il pareggio perchè Handanovic non trattiene un tiro non irresistibile di El Shaarawy e lo manda sui piedi di Maxi Lopez, che non si fa pregare e realizza il suo primo importantissimo gol con la maglia rossonera. Il Milan torna a galla proprio quando sembrava già affogato e, siccome l’appetito vien mangiando, ora vuole vincere, con il coraggio e la sfrontatezza di chi si sente miracolato. Danilo respinge con il petto un tiro in comproprietà fra Robinho ed El Shaarawy destinato in rete, ma poi il gol vittoria arriva con un’iniziativa di Maxi Lopez, che scatta sulla destra, sorprende la sblianciata difesa bianconera e mette al centro un invitante traversone basso per il Faraone, che scaraventa in rete con un destro al volo e grande fiuto per il gol. Secondo gol in serie A per El Shaarawy (quarto stagionale) curiosamente entrambi segnati all’Udinese, ma, soprattutto, un gol di fondamentale importanza per il campionato e la stagione dei rossoneri; l’Udinese tenta di ribellarsi ad un destino crudele e ad una sconfitta ritenuta ingiusta e va all’assalto, ma Amelia è ancora decisivo e i rossoneri resistono, difendendo con le unghie e con i denti un successo troppo importante per essere sprecato nei secondi finali.
Non è stata una prestazione esaltante e gli alibi, già spiegati più volte, non mancano, ma sono bastati due lampi accecanti nel buio di una partita negativa sotto molti punti di vista per riaccendere speranze ed entusiasmi e riportare, seppur temporaneamente e “virtualmente”, il Milan in testa ad una classifica incompleta causa maltempo. Una vittoria esaltante in un momento che poteva essere tremendo e, invece, si è trasformato in positivo, perchè risultati come questi danno entusiasmo e convinzione. E’ un Milan che rialza la cresta e non solo perchè i due autori dei gol hanno una bizzarra pettinatura “da gallo”, ma anche perchè ci voleva una serata positiva dopo qualche amarezza di troppo; un gol e un assist per Maxi Lopez, un gol e un quasi-assist (un tiro deviato da Handanovic sui piedi di Maxi Lopez) per El Shaarawy; sono loro i protagonisti della vittoria e ora meritano più spazio, perchè hanno dimostrato di poter formare una coppia ben affiatata e potenzialmente letale, con buona pace di Robinho, ancora troppo dimesso e inconcludente. Da sottolineare anche la prova da capitano coraggioso di Ambrosini, che, dopo aver spronato i compagni a parole, dicendo che mancava determinazione, ha dato l’esempio in campo con una prova tutta grinta, ma fra i grandi protagonisti entra di diritto anche Amelia, che con parate strepitose e decisive ha permesso alla squadra di non crollare e il fatto stesso che il portiere sia fra i migliori, se non il migliore in assoluto della squadra, dimostra che la vittoria è stata soffertissima e ci sono molti aspetti negativi da valutare e correggere se si vuole che questo successo sia solo il primo di tanti altri e non solo un episodio fortunato. Questa vittoria ha un peso specifico fondamentale, anche e soprattutto per come è arrivata, perchè un Milan sull’orlo del baratro si ritrova come per magia catapultato in alto e questi, a volte, sono segni del destino…
Post Originale:
Due lampi nel buio e il Milan rialza la cresta