ESCLUSIVA MN – Ielpo: "Ci vogliono rinforzi a centrocampo. Inzaghi sta risistemando Milanello. Balotelli un problema"

© foto di Alberto Lingria/Photoviews

La redazione di MilanNews.it ha contattato l’ex portiere del Milan Mario Ielpo, giocatore che annovera nel palmares 1 Champions League, 1 Supercoppa Europea, 2 Scudetti e 2 Supercoppe Italiane vestendo la maglia rossonera dal 1993/96. Questa la lunga intervista rilasciata ai nostri microfoni.

Sig. Ielpo, iniziamo parlando della rosa. Ad oggi, con oltre un mese e mezzo al termine del mercato, come le sembra la squadra a disposizione di mister Inzaghi?
“Dipende tutto dagli obiettivi che il Milan si è prefissato. La rosa mi sembra abbastanza buona ma c’è una lacuna a centrocampo, mancherà Montolivo e penso che qualcosa si debba fare in quel reparto, già la scorsa stagione si vedeva la necessità di altri giocatori”.

Ha parlato di innesti, a tal proposito come valuta il mercato? Ci sono stati questi 5 acquisti di Agazzi, Albertazzi, Alex, Rami e Menez.
“La qualità media di queste new entry è buona, forse c’è qualche punto interrogativo su alcuni elementi come Menez, da sempre un fantasista un po’ umorale e con difficoltà di personalità. Intendiamoci, Jeremy è un giocatore di grandissime doti, poi c’è Alex che reputo un centrale di livello e Rami, già apprezzato la scorsa stagione con ottime prove”.

Lei è stato un estremo difensore che ha militato a lungo in Serie A, cosa pensa del profilo di Agazzi per la porta rossonera?
“Mi sembra un buon portiere ma non molto più di questo, bisognerà anche valutare come si ambienterà nel Milan. In questo momento c’è ancora Abbiati che, quando sta bene, non è affatto male. Michael è una ottima scialuppa di salvattagio per quando Christian avrà problemi, inizia ad avere una certa età e spesso ha problemi quindi un innesto in quel ruolo andava fatto. Bisognava trovare un portiere che, lavorando al fianco di Abbiati, potesse crescere e dare sicurezza”.

Spostiamoci di reparto, lei stesso ha parlato del centrocampo in precedenza. Ha in mente un nome da consigliare alla dirigenza rossonera? Una tipologia di atleta?
“Un nome non ce l’ho anche perché il Milan, purtroppo, punta alle occasioni, prendendo ciò che si può portare a casa. Se Inzaghi vuole giocare con il 4-3-3 bisogna puntare ad un mediano di corsa e qualità, figura imprescindibile. L’idea di calciatore sarebbe Marchisio, un sogno, dinamico, capace di coprire e di attaccare”.

Le indiscrezioni delle ultime ore, parlando sempre di centrocampo, danno un Milan molto vicino a Dzemaili, sarebbe l’idea di calciatore necessario?
“Mi sembra un buon giocatore, decisamente adatto, non sarebbe male. Forse ci vorrebbero più centimetri e più muscoli, gli esempi sono la Germania Campione del Mondo ed il mio Milan dove erano tutti oltre l’1.85/90”.

Saponara mezzala reinventato da Filippo Inzaghi, mossa saggia e di prospettiva?
“Riccardo è un ragazzo che in Serie B mi fece impazzire, giocava libero di creare, un dieci puro. Può essere davvero importante il suo fosforo in mezzo al campo”.

Trattiamo la situazione Balotelli. Lei come gestirebbe il ragazzo? Lo cederebbe? E se sì, per quanti milioni?
“Balotelli è un grande problema perché a livello individuale è un campione ma non sa giocare con i compagni, di conseguenza non sa giocare a calcio. Non fa i movimenti corretti per il ruolo che ricopre, disputa spesso partite in solitaria e a volte le vince senza l’aiuto di nessuno. Non coinvolge mai il collettivo, a differenza di Ibrahimovic che trascinava tutti nelle azioni, ricordiamoci di Nocerino finalizzatore grazie alle sponde e agli assist dello svedese. In risposta alla sua domanda, se io fossi l’allenatore della squadra X eviterei di portarmi Mario in casa, singolarmente un fenomeno ma non con gli altri”.

Caccia all’esterno mancino, Cerci o Douglas Costa?
“Sul brasiliano non mi esprimo perché non ho conoscenze a sufficienza per giudicare. Alessio Cerci nel tridente è ideale, non è più giovanissimo ma sa fare gol, sa fare il rifinitore, ha gamba, corre tanto e aiuta il centrocampo. Migliore di molti talenti stranieri che continuano ad arrivare nel nostro campionato”.

Si è fatto un’idea su Filippo Inzaghi come allenatore del Milan?
“Filippo mi piace molto, sia come persona che come sportivo. Secondo me vive il calcio come andrebbe interpretato da professionisti, le regole da lui imposte servono semplicemente a fare tornare la normalità che a Milanello c’è sempre stata, sia ai miei tempi che ai suoi. Conosco perfettamente quanto siano difficili da gestire gli atleti moderni ma il calcio, nonostante siano passati anni, va sempre interpretato nello stesso modo, nella direzione che sta prendendo Inzaghi e la sua gestione tecnica. Posso raccontare un aneddoto?”

Certamente.
“Con Capello da allenatore, quando ci recavamo allo stadio con il pullman, si partiva da Milanello e non c’erano molte distrazioni, non si poteva alzare la voce, si parlava poco, bisognava concentrarsi nella maniera corretta per l’incontro, qualunque esso fosse, la finale di Champions o con l’ultima in classifica. Non ci si concentra schiacciando un pulsante o girando una manopola, tuttora bisognerebbe avvicinarsi alle sfide così, maturando la prestazione in settimana, con la squadra. Tutti questi dettagli portati da Inzaghi fanno bene, sono la ricetta per avere risultati”.

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