Gioco, scelte, infortuni, mercato e… Muntari: Berlusconi conferma Allegri all’ombra di Capello

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Giornalista sportivo a Mediaset, è stato caporedattore di Tele+ (oggi Sky). Opinionista per Telenova e Milan Channel. I suoi libri: “Soianito”, “La vita è una” con Martina Colombari, “Sembra facile” con Ugo Conti.

20.04.2012 00:00 di Luca Serafini   articolo letto 788 volte

© foto di Pietro Mazzara

E’ assolutamente vero che il gol non convalidato a Muntari nello scontro diretto con la Juventus è, in questo momento, pesantissimo per quel che riguarda la classifica. Circoscrivere a quell’episodio la stagione del Milan però non sarebbe, e non è, illuminante. Troppe le concause che hanno portato a rimettere in gioco uno scudetto che pareva assegnato.
In settimana è trapelata la notizia di un feeling ritrovato tra Berlusconi e Allegri, ma la tentazione di Fabio Capello ad Arcore è viva e stuzzicante. Allegri non meriterebbe processi per quello che ha vinto e per i problemi che ha avuto, tanto meno in questo momento. Proprio per questo il presidente ha voluto mandare un segnale alla squadra: la fiducia al tecnico è fondamentale per tenere il gruppo compatto nello sprint finale. Dietro le quinte, però, così come sono già cominciate le manovre di mercato, è avviatissima anche la riflessione sulla guida tecnica della squadra rossonera.
La scelta di un gioco sin troppo fisico, al limite del ruvido, non esalta la proprietà, come le scelte filosofiche di passare da Ronaldinho e Pirlo a Boateng e Van Bommel, benché siano valse uno scudetto e una Supercoppa. Vero è che non è stato fatto il passo di sostituirli con giocatori con quelle caratteristiche, preferendo (o ripiegando) su Aquilani, Nocerino, Muntari… E il mercato, soprattutto l’ultima sessione di gennaio, è un tema su cui interrogarsi. A giugno 11 contratti vanno in scadenza e il primo nodo da affrontare è proprio questo. Non vi è dubbio per contro che se Berlusconi ha (e ce l’ha) un’altra idea di gioco, di filosofia e di mentalità, necessita di giocatori diversi da molti di quelli attualmente in rosa. Non è una questione di nomi, ma ti capacità e attitudini.
Nella passata stagione, a parte i gol di Ibrahimovic, gli uomini-simbolo dello scudetto furono Boateng e Robinho, incapaci di ripetersi quest’anno, il primo per gli infortuni perenni, il secondo per un rendimento assai distante. Berlusconi è furibondo pensando a questi due temi: troppi infortuni e troppi giocatori non all’altezza. La struttura organizzata di Milan Lab non esiste più da 2 anni, oggi è solo un insieme di numeri e di indicazioni statistiche, senza alcuna incidenza sugli infortuni o sul recupero. Lo staff dei preparatori è al Milan dal 1998. Lo staff medico è capeggiato da Rodolfo Tavana rientrato dopo molti anni e con una esperienza impareggiabile alle spalle. Dunque, dove cercare le colpe, o meglio, le cause di una catena insopportabile di infortuni e una mancanza cronica nella tempistica dei recuperi? Sarà quest’ultimo un passaggio significativo nei summit di giugno.
Questo quadro, alla vigilia dell’ennesimo ripianamento del deficit di bilancio, offre spunti e considerazioni plurime sull’operato della presidenza e dell’allenatore, con Galliani costretto nel mezzo a mediare tra fondi ridotti da investire sul mercato e ambizioni sempre elevate. Tra lungodegenti o acciaccati, ve ne sono alcuni che non possono sorprendere: a parte i casi di Gattuso e Cassano, ci si può stupire dell’usura di Nesta, Zambrotta, Van Bommel, Ambrosini, Seedorf, dello stesso Inzaghi? No. E ci si può stupire se Boateng e Pato, quelli col senso della vita un po’ più – come dire – lieve, sono scomparsi l’estate scorsa? No, casomai ci si può incazzare. Ci si deve interrogare sugli straordinari imposti a Thiago Silva in Coppa Italia, per le ricadute di Abate, Robinho, Antonini, sulle riapparizioni e le nuove scomparse di Merkel e Flamini. Materiale per Grissom più che per Berlusconi. Era plausibile ambire a qualcosa di più di una doppia eliminazione dalle Coppe e lo scivolone a -1 (da +4) dalla Juve in soli 15 giorni, con l’infermeria costantemente più affollata del campo? E’ plausibile pensare a un cambiamento di rotta e di strategie a giugno? Buona parte delle risposte dipenderà ovviamente da questo finale di campionato, ma è comunque già troppo tardi per lasciare in sospeso alcune questioni. Per questo, come abbiamo detto all’inizio, le manovre di mercato sono cominciate e la riflessione sulla futura guida tecnica della squadra, anche.

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