I duri hanno due cuori

Canale Milan

C’è chi ha perso una brutta partita
però, forse, una fiche gli è restata
e può darsi ci sia un altro giro di ruota…
E poi non piange mai
se non è davvero solo…
I duri hanno due cuori
col cuore buono amano un po’ di più,
i duri hanno due cuori
col cuore guasto odiano sempre un po’ di più!

Ligabue, I duri hanno 2 cuori (1993)

Via Thiago, via Ibrahimovic, via i campioni, via la forza, via la classe, via i sogni. Un duro colpo, un doppio colpo al nostro cuore, la Parigi del (nuovo) “dream team” scatena un terremoto nella Milano dell’austerity, via le colonne e via ad una nuova era.

Ceduti, lasciati, allontanati, o fuggiti. Sedotti dal fascino del denaro, quel denaro che è esigenza in Via Turati. Monetizzare, è questo il verbo in evidenza adesso, e poco importa se spezzi le ali ad un’aquila o privi il Diavolo del suo forcone, son tempi di crisi, di terra arida e desideri chiusi in un cassetto. Via i poster, quelli migliori probabilmente, son tempi di mura bianche e cieli senza stelle.

Però, forse, una fiche ci è restata… No a rese anticipate, no a ingloriosi manifesti funebri, no a reiterate richieste di vendita. Perchè “passano i campioni, ma la fede resta”, sempre.  Perchè “i duri hanno due cuori”.

Quel cuore: muscolo cavo, il centro della circolazione del sangue. Sede dell’affettività e dell’emotività, simbolo della vita interiore e della coscienza morale dell’uomo. Se ne abbiam perso uno non è mica finita, il fulcro della vita, fisica ed emozionale, corpo e spirito, concretezza e fede. Venduti i cavalieri ma non il vessillo, emigrati i leader ma non la loro missione, quella resta. Una legione indebolita nelle armi, non nel cuore, quello è sempre lì, pulsante nel suo ritmico moto ondoso, incessante e rovente, imperterrito al cospetto delle intemperie. Sono i duri, siamo i duri, inghiottiti dallo spread, dal crollo dei mercati, pugnalati dal lodo Mondadori, in balia del potere sceicco predicatore nel deserto. Spettatori inermi della rifondazione dell’impero bianconero, del declinio della Serie A  nei suo contorni sempre più marcati, nei suo confini oltremodo nazionali, timorosi ora anche del nuovo polo francese, proprio là, dove brillano le nostre (ex) stelle. Alla ricerca di famigerati top-players, perchè i nostri, gli unici 2, lì abbiamo donati al miglior offerente, e poco importa se le cessioni significano ridimensionamento, o se l’incedibilità è un nostalgico cimelio. Alla ricerca di nuovi orizzonti, e poco importa se dobbiamo riporre i binocoli e usare le scialuppe, siamo duri, non affonderemo.

E’ un vento flebile a sospingerci adesso, ma galleggiamo, un cuore è ancora accesso. Una rosa non all’altezza di affrontare le correnti più impervie, servono rinforzi, in ogni reparto, e forse potremo lanciarci verso nuove conquiste. Servirà resistenza, servirà il supporto, servirà la fiducia. Perchè le acque tante volte ci sono state nemiche, ma non ci hanno mai eclissato.

No, non è tempo di vascelli sprofondati nei fondali e reliquie di vecchie leggende, perchè la nostra nave non ci hai mai abbandonato, e non la farà nemmeno adesso.

di Carmelo Abate

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