Ibra: da Firenze ad Aronica non è cambiato nulla. Salvate il soldato Ranocchia. Sneijder: una partita fra un’offerta e l’altra. Ibra: i precedenti…

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Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.

L’ultima volta che Ibra aveva subito tre giornate di squalifica risale all’aprile 2011, a Firenze, quando l’assistente “decise” di ascoltare le frasi-sfogo di Zlatan. Le avesse pronunciate un giocatore non sorvegliato speciale, non nel mirino, avrebbe lasciato correre. Invece, Ibra. Per Ibra ogni labiale, ogni imprecazione, ogni gesto è il pretesto per scatenare una guerra santa mediatica per chiedere, sempre, dalle due alle tre giornate di squalifica. E’ tutto alterato su Ibra. Anche quando si riferiscono le cose che scrive. Al momento dei lanci d’agenzia che anticipavano l’uscita del volune “Io, Ibra”, i media italiani vennero informati che Ibra avesse congegnato con il Milan una versione di comodo sull’espulsione di Firenze. In realtà, Ibra su quella partita scrisse cose molto precise e molto più gravi, sottaciute dalle agenzie italiane e consultabili solo sulle pagine del suo libro. Ecco il racconto di quel Marzo-Aprile 2011 fatto da Ibra: “Dopo l’espulsione col Bari, la maledizione continuò. Rientrai contro la Fiorentina e sembrava andare tutto per il meglio, stavamo vincendo e mancavano solo pochi minuti alla fine. Poi però l’arbitrò ci fischiò un fallo laterale contro. Mi saltarono i nervi e gridai vaffanculo al guardalinee. Ok, potevo evitarlo, soprattutto considerando quello che era successo contro il Bari, ma andiamo, siete mai stati in campo, i giocatori dicono vaffa di continuo, e non vengono mica espulsi per quello, o peggio squalificati. Gli arbitri lasciano correre almeno la maggior parte delle volte. Ma io ero Ibra, il Milan era il Milan. Eravamo in testa alla classifica. Diventò una questione politica, un’occasione per punirci”. Siamo a Febbraio 2012 e quelle righe valgono ancora oggi. Non esistono questioni politiche per punire Aronica che dopo aver fatto espellere Seedorf nell’Aprile 2006 a Messina e quasi fatto espellere Robinho al San Paolo nell’Ottobre 2010, compare in tutte le immagini dio Milan-Napoli in questa sequenza: appoggia un gomito su Nocerino che va verso l’arbitro, mette le mani sul collo di Nocerino, riceve lo schiaffo di Ibra, dà a sua volta uno schiaffo a Nocerino, è tutto felice per l’espulsione di Ibra. Ma Aronica, niente, intonso, illibato. Aronica fa parte dell’altro regolamento. Aronica non è Ibra, non gioca nel Milan e non rientra nei giochi pre Milan-Juventus.

Andrea Ranocchia è un patrimonio del calcio italiano. Quando l’Inter vinse a Monaco di Baviera lo scorso anno in Champions League, venne definito migliore di Nesta da più di un addetto ai lavori. E’ un calciatore della Nazionale, una speranza vera per i prossimi Europei e Mondiali. Vederlo giocare come in Inter-Bologna, fa tristezza. Soprattutto perché rischia di essere ridimensionato un grande talento. Quello che si dice negli spogliatoi di Serie A è tutt’altro rispetto alle imprecazioni dei tifosi di questo periodo. Tutti notano e tutti sanno, infati, dell’anarchia tattica di Lucio. Il brasiliano è un trascinatore, un grintoso, un protagonista di sgroppate. Ma, fateci caso, nello schieramento difensivo della sua squadra non è mai allo stesso posto fra una azione e l’altra. Le sue posizioni in campo sono un tourbillon continuo, e questo non è mai un bene soprattutto nella coppia difensiva centrale che ha bisogno di riferimenti e di stabilità. Ranocchia non commette errori quando fa coppia con Samuel. Con Lucio al suo fianco, invece, è esposto ad ogni tipo di problema. E’ un ragazzo, il fisico non lo sta aiutando e va anche sotto stima. La stagione nerazzurra lo sta mettendo a dura prova, ma proprio per questo deve uscirne. Nonostante Lucio…

Lo scorso 11 Febbraio mi permisi di scrivere su queste righe e in questo spazio che Wesley Sneijder aveva rifiutato la proposta dello Zenit San Pietroburgo. Dieci giorni dopo, ecco le parole di Sneijder alla testata olandese Voetbal International: “Sì, la proposta dello Zenit era ghiotta e interessante, erano davvero intenzionati a prendermi. Però non ho accettato, non è il momento giusto per lasciare l’Inter”. La notizia, dunque, era vera e non capisco perché sette giorni dopo il mio amico Roberto Scarpini abbia fatto la ronda favoleggiando di procuratori amici e non amici. Ma non solo: oltre ad essere vera, la notizia confermata da Sneijder è ancora più particolareggiata. L’offerta c’era, era interessante e lui l’ha ascoltata bene prima di rifiutarla. Attenzione: anche se queste cose non portano a niente, deconcentrano. L’appartenenza di Sneijder all’attuale stagione interista è discutibile. Sa di essere sul mercato da tempo, è entrato nei dubbi tattici di Gasperini, ha litigato con Pazzini a Lecce, è una questione aperta per Ranieri che non riesce a costruirgli la squadra attorno, ascolta e valuta offerte. In tutto questo, come fai a concentrarti e ad essere decisivo in un momento nerissimo della tua squadra? Marco Van Basten ha certamente calcato la mano e qualcuno non doveva arroccarsi come se l’Inter fosse a punteggio pieno in tutte le competizioni nel commentare le sue valutazioni, ma la situazione di Sneijder presta certamente il fianco.

Ibra, a proposito. L’ultima volta che è stato squalificato con la Nazionale svedese attesa da un grande appuntamento, la Svezia stessa ha battuto l’Olanda 3-2. Ibra è un totem e la sua assenza innalza il livello di allerta nello spogliatoio. Ecco come sono andate tutte le partite giocate dal Milan, con Ibra fuori per squalifica: Cagliari-Milan 0-1, Palermo-Milan 1-0, Milan-Inter 3-0, Milan-Sampdoria 3-0, Brescia-Milan 0-1 e Milan-Bologna 1-0 nello Scorso campionato. Udinese-Milan 1-2 e Cesena-Milan 1-3 in questo Campionato.

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