Il calcio azzerato dell’agosto 2011. L’Inter e la rivoluzione mancata. La Juventus all’ultima spiaggia. Milan, mercato chiusissimo o chiusino?

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Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.

Il calcio è azzerato. Si sa che si è fermato, ma non si sa quando ripartirà. Per motivi meno gravi di quelli spagnoli, la Serie A rischia di fermarsi molto di più rispetto alla Liga. Lascia l’amaro in bocca l’espressione dura, ferma, antitetica rispetto alle speranze dei tifosi con cui la Lega parla dell’Assocalciatori e viceversa. Quando il presidente federale Abete dice che sono a rischio anche le prossime giornate di campionato, quelli che la sanno lunga non perdono tempo a rassicurare, a smentire, ma no, vedrete, sicuro che le prossime si giocano. Sarà, ma l’inizio del dialogo fra quei volti e quei muri è molto difficile da immaginare. Molti sostengono che ci sia un secondo fine da parte dei presidenti: non giocare per indurre il presidente del Coni, il Capo dello sport italiano, a commissariare Figc e Lega. Le dietrologie sono tutte uguali, molto facili da evocare, difficilissime da dimostrare. E’ un fatto in ogni caso che il presidente Abete e il presidente Beretta non stanno guidando la quinta grande azienda del Paese, ma la stanno gestendo. La guida è un gioco d’anticipo, di strategia, di talento, di illuminazione. La gestione è invece soprattutto un fatto di durata. Oggi durare non basta, non serve, non è sufficiente.

Non appena partirà uno fra Eto’o e Sneijder, scatterà la rivoluzione. Ci saranno botti e fuochi d’artificio a non finire. Con tutti quei soldi in mano, l’Inter rifarà la squadra e ne vedrete delle belle. I bene informati in servizio permanente effettivo avevano la bocca piena di certezze. Oggi, 27 Agosto 2011, a quattro giorni dalla conclusione del mercato, a meno che non ci sia un botto al giorno da oggi alla fine del mese, la rivoluzione d’agosto non ci sarà. Al posto di un crack come Eto’o, arriva il buon Forlan. E poi qualche cessione e trattative dal profilo non altissimo. Se tutto questo fosse accaduto al Milan, non si sarebbe esitato a parlare di ridimensionamento; se Forlan, a 32 anni, fosse arrivato al Milan, si sarebbe parlato di un giocatore piuttosto in là con gli anni, insomma di un vecchietto; se lo stesso Forlan, giocatore in fase discendente come dimostra il picco dei suoi gol in stagione (32) messi a segno nella Liga 2008-2009 e diventati poi 18 nel 2010 e 8 nel 2011, fosse arrivato al Milan si sarebbe parlato di una scommessa. Qui invece siamo di fronte ad un Toro e ad una cessione, quella di Eto’o, che è un grande affare, una operazione da non credere, da essere basiti per il fatto di non averci pensato prima…

La Juventus non bada a spese. Per il terzo anno consecutivo, spende e spande. Il primo anno almeno aveva la Champions, sogno spezzato nella fase a gironi, nei due successivi nemmeno quella. Ad ogni giro, un nuovo acquisto. Gli ultimi, Estigarribia e Giaccherini. Operazioni su operazioni, caricate su un bilancio appesantito e gravato da stagioni con poche soddisfazioni e con ancor meno ricavi. Piace il coraggio della Juventus, la sua capacità di non abbattersi, di reagire, di rilanciare. Atteggiamenti come questo meritano più di un plauso. Vanno sostenuti e incoraggiati. Una sola piccola perplessità: e se dovesse andar male? Le mega campagne acquisti una via l’altra generano situazioni, come le minusvalenze e le difficoltà di rimettere sul mercato giocatori che non sono andati bene nella grande piazza, solo ed esclusivamente negative per i conti economici di una grande azienda. Insomma, l’augurio è che vada bene. Ma se accadesse malauguratamente il contrario, verrebbero uno dopo l’altro al pettine tutti insieme i nodi delle ultime stagioni, da Diego a Giaccherini, passando per le decine di altri arrivi delle ultime tre estati.

Il mercato del Milan è un miracolo di equilibrismo. Per cercare di perdere almeno la metà, o poco più, di quanto lasciato sul campo nell’ultimo bilancio (70 milioni di euro), il Milan si è mosso stando fermo. Il risparmio, 7 milioni di euro, dell’ingaggio di Pirlo e di qualche altro giocatore, è stato investito sugli emolumenti di Mexes, Taiwo, El Shaarawy e Aquilani. Sul conto economico rossonero del 2011 pesano solo gli esborsi per la seconda metà di Boateng e per la prima metà di El Shaarawy, ma sono stati compensati dalla cessione della metà di Astori e dell’intero cartellino di Papastathopoulos. E nonostante il lodo Mondadori ne abbia colpito duramente la proprietà, il Milan ha riscattato Ibrahimovic e resistito ad una grande offerta per Thiago Silva. A proposito, che Aquilani sia un giocatore rotto è una balla. Grande così. Una suggestione che uno mastica e che tutti gli altri ruminano senza pensare bene a cosa dicono. Controllate gente controllate: nella scorsa stagione Pirlo nel Milan, 32 anni, ha saltato 7 mesi per infortunio, Aquilani nella Juventus, 27 anni, di giorni ne ha saltati 10. Non solo: Pirlo 17 presenze in Campionato, Aquilani 33. Per cui non era rotto Pirlo e non è rotto Aquilani. Per il resto, il mercato del Milan è chiusissimo. Lo ha ribadito in via Turati anche ieri lo stesso Adriano Galliani. Anche le voci che arrivano da Madrid lo confermano: Kakà non vuole andare via da Madrid senza aver convinto e senza aver fatto bene. Tutto giusto, tutto chiaro, tutto coerente. Sarà…

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