Il futuro di Allegri

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Nato a Milano, dopo i trascorsi a Radio Peter Flower e TeleLombardia, è approdato alla fine degli anni ottanta a Mediaset come inviato prima e telecronista delle partite del Milan poi. Volto noto di Milan Channel, è anche azionista del club.

E’ chiaro! La priorità assoluta, in questo momento della stagione, è battere Bologna, Genoa, Siena, Atalanta, Inter e Novara. Seconda priorità è alzare agli dei del campionato, a volte benevoli, a volte maligni, preghiere sentite, perché la Juventus perda qualche punto nelle prossime sei partite.

 Intanto, però, sembra che aleggino venti freddi e poco incoraggianti sul futuro di Massimiliano Allegri. A livello ufficiale, come è ovvio e giusto, nulla traspare. Adriano Galliani smorza, a mascella dura, ogni mormorio sulla questione riguardante la posizione del tecnico. Però, non solo la calunnia, ma anche le voci sulla futura panchina rossonera sono per ora un venticello che, in base al piazzamento finale, potrebbero però trasformarsi in un impetuoso vento catabatico. Insomma è fondamentale capire quali pensieri agitino, in queste settimane, il Presidente Berlusconi che, nonostante in questi anni avesse avuto altri impegni gravosi, sulla scelta dell’allenatore ha sempre deciso in prima persona. Le esternazioni pubbliche, carpite da una telecamera nella sfida di San Siro, mentre esprimeva ad Adriano Galliani la sua insoddisfazione sul gioco del Milan, hanno spinto il partito del “Tanto-Allegri-se-ne-va” ad avere la certezza che il destino dell’allenatore sia segnato. Va ricordato, però, che Silvio Berlusconi si sia sempre vantato di essere il Presidente della Concordia, non delle Divisioni. In questo senso va interpretata la telefonata di venerdì scorso ad Allegri, dopo un preoccupante silenzio, all’indomani delle sconfitte contro Barcellona e Fiorentina.

Quando verrà presa la decisione finale verranno certamente  valutati questi elementi sul lavoro del tecnico.

GESTIONE DELLO SPOGLIATOIO. E’ un momento complicato della storia del Milan che sta vivendo il passaggio tra i grandi protagonisti di un decennio meraviglioso ed i nuovi interpreti, uno splendido mix che ha permesso comunque di vincere uno Scudetto e lottare per il secondo titolo consecutivo, impresa riuscita solo una volta nella storia rossonera grazie a Fabio Capello. Inoltre l’attuale tecnico, da grande aziendalista, riesce a valorizzare al massimo anche giocatori sulla carta non di primissimo piano, inserendoli nel gruppo senza diminuire il rendimento della squadra, dote questa molto apprezzata da Adriano Galliani.

PUNTI REALIZZATI IN DUE CAMPIONATI. Nonostante gli infortuni, non solo drammatici a livello quantitativo ma anche pesanti sul piano della classe, vedi assenze di Pato e Cassano, il Milan, senza gli scontri diretti, sarebbe in vantaggio sui rivali, a chiara dimostrazione che la squadra sia riuscita a superarsi, mostrandosi valida sul piano del gioco e compatta su quello dello spogliatoio, anche se qualche mugugno certamente si è alzato tra le mura di Milanello.

LIVELLO DEL GIOCO. Qui il discorso diventa più delicato, perché è il tema più caro al Presidente, il quale certo ama alzare i trofei più prestigiosi, ma mai disgiunti da uno spettacolare filone di gioco. Il Milan, costruito da Allegri, ha come suo simbolo Zlatan Ibrahimovic, forza e classe, scalpello e bulino. Quando la squadra è al massimo della sua condizione, e soprattutto può contare su tutti i suoi Campioni, regala partite divertenti, spettacolari, ricche di emozioni. Certo il tecnico non può contare su fini dicitori come Rui Costa, Kaka e Pirlo e, a volte, insiste troppo su corridori che, quando  sono “deboli” di gamba, si rifugiano solo nello schema, “Palla a Ibra!”. Sul tema Pirlo ,apriamo una parentesi. Io se devo imputare un errore al tecnico livornese è proprio questo. Allegri doveva impuntarsi, capire che il centrocampista è ancora unico al mondo, se gestito con attenzione, e insistere con la società, perché fosse considerato INCEDIBILE. Adriano Galliani avrebbe forse derogato dalla saggia linea di sottoporre contratti brevi agli ultratrentenni, e Pirlo sarebbe certo rimasto, se avesse sentito una stima infinita sulle sue qualità. Errore non solo di Allegri e del club milanista, ma anche si molti tifosi che lo avevano “scaricato“ troppo presto.    

Dopo queste considerazioni, chiudo con la mia opinione. Io, allenatori da Milan, in giro non ne vedo.  Mi sembra che Fabio Capello abbia un futuro da manager più che da tuta e campo, mentre l’altro nome gettonato, Marco Van Basten, un mito, non mi sembra possa dare ampie garanzie nella gestione di uno spogliatoio impegnativo come quello rossonero. Sono certo poi che il Milan, fino ad ora, non abbia effettuato sondaggi sul nome di un nuovo tecnico. Cercare alternative nel mese di maggio potrebbe essere tardi, anche perché quelli bravi, a maggio, sono già accasati.

Mi auguro dunque di festeggiare con Massimiliano Allegri, fra un anno, la stella del ventesimo Scudetto!!

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