Il Milan con Robinho-Pato-Boateng siamo sicuri che siamo meglio? Qui c’è bisogno di sacrificio, non solo di qualità…

Giornalista e anchor per Sportitalia. Opinionista per la trasmissione “Il Campionato dei Campioni” in onda su Odeon tv. Conduttrice su Radio Milaninter.

01.10.2012 00:00 di Gaia Brunelli  articolo letto 631 volte

© foto di DANIELE MASCOLO/PHOTOVIEWS

Il Milan esce dal Tardini con un ottimo punto. Tutto sommato. Questo è il pensiero comune nell’ambiente rossonero che ha apprezzato le migliorie sotto il punto di vista del gioco, un po’ meno sotto quello della gestione del risultato. Ma gli obiettivi si sono definitivamente spostati verso il basso. Molto in basso. I 40 punti vanno raggiunti al più presto e su questo non ci sono più dubbi. Il Pescara ha raggiunto il Milan a 7 punti in classifica, viene da dire: “meno male che ha perso il Siena”. Queste sono le dirette avversarie da cui guardarsi. Inutile nasconderlo. Se poi consideriamo che gli uomini di qualità della rosa rossonera è meglio averli in panchina piuttosto che in campo, beh la stagione si spiega da sé. Quando Montolivo, Robinho e Pato erano infortunati, abbiamo tutti pensato che con loro in campo il Milan potesse migliorare, ora che due su tre stanno bene, tutti pensano sia meglio quando stanno fuori. Montolivo è entrato per dare più ordine davanti alla difesa sostituendo uno stremato Ambrosini e pronti via ha falciato il greco Ninis del Parma senza motivo, con la palla già lontana peraltro. Galloppa su punizione: gol. Non benissimo. Ma non benissimo nemmeno Robinho che entra per cercare di gestire meglio il possesso in attacco e invece non capisce in che ruolo deve inserirsi. Tanto che dalla panchina, più volte, Allegri ha dovuto rettificare la sua posizione in campo. Eppure il brasiliano non è riuscito mai a tenere palla né a portare su la squadra. E’ rimasto spaesato per tutto il tempo in cui è rimasto in campo. Ora, quindi, viene da chiedersi, ma siamo sicuri che con questo Milan raffazzonato ci sia proprio l’estrema necessità di avere qualità in campo se poi si va a peccare in intensità di gioco? Forse no. A questo punto non oso immaginare cosa sarà quando ci sarà anche Pato. El Shaarawy viene elogiato perché corre su ogni pallone e torna in difesa a recuperarne. Come farà Pato a fare altrettanto? Ecco dunque che per il brasiliano ci sarà solo l’opzione prima punta, al posto di Pazzini. Ma anche il Pazzo, nonostante le sue difficoltà iniziali è uno che si muove molto, cerca la profondità e l’anticipo. Non solo, Pazzini è un giocatore che sa tenere la palla su per far respirare la squadra. E’ bravo a proteggere il pallone e a farsi fare fallo. Un po’ alla Inzaghi per intenderci. Pato non è così. E’ decisamente più talentuoso, ma si sacrifica molto meno. Un attacco composto dal Papero, Robinho e Boateng fa sognare, ma fa nascere anche qualche perplessità. Il Milan di oggi più che di qualità ha bisogno del sacrificio di tutti. Di gente che abbia voglia di correre e di portare avanti un “progetto” complicato. La stagione sarà avara di emozioni e di successi, sarebbe quantomeno legittimo uscire a testa alta sapendo di avere dato tutto. Forse è per questo che Robinho sabato non ha voluto salutare gli avversari a centrocampo: sapeva di non aver dato abbastanza.

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