Il Milan perde i pezzi, ma non deve perdere la fiducia dei tifosi

Canale Milan

di Riccardo Zavagno

Siamo tornati a calarci nei panni degli inseguitori. Siamo tornati secondi, o come ha sottolineato Allegri nella conferenza stampa al termine della partita “finalmente abbiamo perso, così finalmente siamo secondi … così abbiamo fatto felice tutti … o quasi …”. Un pareggio ed una sconfitta hanno permesso alla Juventus di recuperare lo svantaggio e di mettere i rossoneri dietro di un punto. Una Juventus che continua a non perdere. Sicuramente ai tifosi milanisti, quelli un po’ più datati o più appassionati delle gesta rossonere, questo particolare li porterà subito indietro al campionato 1978/1979. In quella stagione il Milan dell’immenso Niels Liedholm vinse lo scudetto della stella ed al secondo posto si classificò il Perugia di Ilario Castegner. Perugia che finì quel campionato senza aver mai perso una partita, record che la Vecchia Signora sta tentando di eguagliare. Quella volta ai rossoneri nelle ultime 6 partite bastarono 3 vittorie e tre pareggi, risultati che oggi forse non sarebbero sufficienti. Questa volta il cammino, o come si usa dire adesso rubando l’espressione al ciclismo, la volata finale sarà molto più dura …

Per analizzare lo stato di salute attuale del Milan, prendiamo nuovamente il ciclismo come esempio. Per prepararsi al meglio alla volata bisogna formare negli ultimi chilometri della corsa il “treno”, ovvero radunare tutta la squadra davanti al gruppo a “tirare”, a tenere alta l’andatura per poter così lanciare nello scatto finale il proprio uomo migliore davanti a tutti. Nello specifico il “treno” del Milan ha perso già parecchi vagoni, e purtroppo sta continuando a perderne altri.
Martedì contro il Chievo il centrocampo dovrà fare a meno oltre al solito Van Bommel per problemi alla schiena, anche ad Ambrosini ed Aquilani che già diffidati sono stati ammoniti. Non dimentichiamo il calo fisico, comprensibile, di Nocerino che oramai sta correndo e segnando da settembre e quello psicologico di Muntari che dopo il gol non assegnatoli contro la Juventus non è più tornato alle prestazioni esaltanti delle prime giornate. In difesa oltre a Nesta, Thiago Silva ed Antonimi non sarà della partita neanche Bonera, che stava attraversando un ottimo periodo di forma tanto da rientrare nel giro della nazionale azzurra, anche lui a causa dell’ammonizione rimediata contro la Fiorentina.

Ecco che il “treno” non è al completo, ecco che la volata incomincia male e c’è il rischio di compromettere il lavoro di un anno. I Pato, Boateng, Gattuso, Flamini, Inzaghi hanno passato più tempo in infermeria che in campo, e come se non bastasse il resto della squadra si ritrova con la gamba stanca, provata dai 45 incontri disputati fino ad ora oppure ha la gamba vuota perché ancora in fase di recupero da infortuni.
Dire che il Milan è in crisi forse è azzardato, ma dire che nel momento cruciale della stagione stia attraversando il suo peggior momento questo no, non è un azzardo. È la realtà.

In campo contro la Fiorentina oltre al rigore ed il palo di Maxi Lopez, non sono state prodotte altre occasioni limpide, ed anche dopo aver subito il pareggio non c’è stata quella motivazione, quella voglia, quella grinta necessaria per portare a casa i tre punti. E se da Nocerino non gli si può chiedere più altri miracoli, anche se siamo sotto Pasqua, certamente da gente come Ibrahimović, Robinho, Mexes è doveroso un impegno maggiore, perché certa sufficienza e svogliatezza espressa in vari frangenti della partita non si deve verificare mai più finché vestiranno la maglia rossonera. Di esempi in spogliatoio ne hanno finché vogliono, da Ambrosini a Seedorf, da Gattuso a Nesta, gente che ha sempre dato tutto per onore e riconoscenza alla maglia ed alla professione che svolgono.

I tifosi hanno avvertito questi comportamenti ed i fischi a fine partita ne sono stati la prova.
Il pubblico di San Siro, è uno tra i più critici ed esigenti che esistano, un pubblico che non ha risparmiato fischi a nessuno, non importa se ti chiami Baresi, Van Basten, Kakà o Seedorf. Però è un pubblico che è sempre stato cosciente del potenziale che poteva esprimere la squadra ed ogni singolo giocatore, apprezzandone lo sforzo e l’impegno profuso durante la partita, tributando applausi, cori ed incoraggiamenti anche nei momenti meno belli, anche in momenti in cui non si vinceva.

Sarà quindi compito della società, di Allegri e dei senatori fare quadrato, parlare meno ai microfoni  non cedendo alle vili provocazioni, di lasciare le chiacchere al vento, di trovare le energie nervose necessarie e soprattutto di ritrovare serenità ed armonia che nelle ultime uscite è l’ingrediente che è venuto a mancare.

Mancano ancora 7 giornate alla fine e tutto può ancora succedere. Cassano ne è un esempio.

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