Il momento della verità…o forse no.

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E’ arrivato il giorno di Milan-Juventus, il confronto diretto fra le prime due squadre in classifica e grande classica del calcio italiano; la partita dirà molto in chiave scudetto, ma con tredici giornate ancora da disputare non è assolutamente deci

© foto di Alberto Lingria/PhotoViews

Finalmente ci siamo! Dopo una settimana di discussioni, discorsi, polemiche, previsioni e pronostici, la parola passa al campo che dovrà dare un verdetto importante ma non decisivo, perchè siamo solo alla sesta giornata di ritorno, dopo questa partita ci saranno ancora 39 punti in palio e qualunque risultato dovesse uscire dalla supersfida di San Siro, lo scudetto non sarebbe certo ancora assegnato. Mi spiego: prendiamo pure in considerazione, con tutti gli scongiuri del caso, l’ipotesi più disastrosa per il Milan, ovvero una sconfitta nello scontro diretto e una vittoria della Juventus a Bologna nel recupero; i rossoneri, ora avanti di un punto, si troverebbero improvvisamente con cinque punti di distacco dai rivali, ma al termine della pessima partita di andata il distacco era addirittura di sei punti e già alla sedicesima giornata (cioè prima di Natale contando anche il recupero della prima giornata) i rossoneri erano tornati alla pari con la Juve in testa alla classifica. Ciò dimostra che nemmeno una sconfitta sarebbe decisiva, così come un pareggio o una vittoria dei rossoneri e il duello continuerà anche nelle prossime giornate, ma con questo non voglio togliere importanza ad una partita che darà indicazioni importanti e il cui verdetto potrebbe essere fondamentale dal punto di vista psicologico, perchè è chiaro che un Milan sconfitto per la terza volta in altrettante sfide ufficiali in questa stagione contro la Juventus (per ora ha vinto solo la partita valida per il Trofeo Berlusconi) avrebbe certamente un contraccolpo sul morale che, unito al presumibile entusiasmo in casa juventina, potrebbe sì essere decisivo per il resto del campionato, così come una bella vittoria in uno scontro diretto potrebbe mettere le ali al Milan coma avvenne la scorsa stagione nel derby del 2 aprile. Ecco, questa vigilia ricorda molto quella di quel derby: un Milan senza Ibra, una grande rivale, un distacco minimo in classifica e ricordare quella partita dà speranza, visto l’esito; ancora una volta, per necessità, non certo per scaramanzia, Allegri si affida a Pato in attacco, perchè non ha Ibrahimovic e nemmeno il suo alter-ego (Maxi Lopez), sperando che la grande attesa per il verdetto sulla riduzione o meno della squalifica dello svedese, non abbia avuto conseguenze negative sulla squadra, come, invece, è avvenuto alla vigilia del derby del 15 gennaio, quando la “telenovela” Tevez-Pato disturbò non poco la preparazione di quella sfida (e per questo sarebbe stato più opportuno sapere qualcosa di definitivo sulla squalifica già settimana scorsa). Alla fine Ibra dovrà fare solo da spettatore alla grande sfida; giusto o non giusto che sia, le tre giornate sono state confermate, il Milan ha gridato allo scandalo e può aver ragione, visto che il buffetto ad Aronica non era certo peggio del pugno rifilato a Rossi del Bari nella scorsa stagione; si può discutere fino alla sfinimento sull’equità o meno della sanzione, ma sta di fatto che se in quel Milan-Napoli lo svedese se ne fosse rimasto dov’era, cioè estraneo alla discussione nella quale inizialmente non era coinvolto e avesse evitato di ricadere ancora nel vizio di farsi giustizia da solo con gesti sbagliati, ora sarebbe pronto a scendere in campo e, quindi, per il bene suo e del Milan, prima di indignarsi per le tre giornate di squalifica bisognerebbe una volta per tutte far capire a Ibra che così facendo fa solo male a se stesso e alla sua squadra, non certo agli avversari, che sanno benissimo che basta provocarlo un pochino o creare qualche rissa per fargli saltare i nervi e compiere gesti inconsulti.

Purtroppo Allegri, come già detto, ha dovuto preparare la sfida fino all’antivigilia senza sapere se Ibra avrebbe giocato o meno e anche questo non è stato certo d’aiuto, soprattutto in una settimana finalmente tranquilla in cui non c’erano altre partite da giocare e, quindi, si aveva la possibilità di pensare solo ed esclusivamente alla Juventus. Speriamo che l’ottimismo dell’avvocato Cantamessa (sicuro della riduzione della squalifica e poi clamorosamente smentito) non abbia contagiato anche l’allenatore e che Allegri abbia provato una squadra senza Ibra, che, a giudicare dai risultati, non si comporta nemmeno così male, anzi: i rossoneri hanno vinto a Udine e a Cesena, solo se consideriamo gli ultimi risultati in partite giocate senza lo svedese, nella scorsa stagione hanno vinto il derby decisivo del 2 aprile già citato e in primavera, quando Ibra è stato appiedato per due squalifiche quasi consecutive, hanno spiccato il volo verso lo scudetto. Non bisogna, quindi, drammatizzare troppo l’assenza dello svedese, anche se è lapalissiano dire che sarebbe stato meglio averlo in campo piuttosto che in tribuna, visto che stiamo parlando dell’uomo più decisivo di questa squadra. E’ evidente, però, che esiste un Milan senza Ibra profondamente diverso da quello con Ibra, nel senso che quando manca lo svedese, gli altri giocatori si sentono più responsabilizzati e, se mi permettete, anche un po’ più liberi e tranquilli, quindi paradossalmente riescono a mostrare meglio le loro qualità; con Ibra in campo la tendenza è scaricare tutti i palloni e le responsabilità su di lui, tanto qualcosa di decisivo inventa sempre e il gioco diventa monotematico e anche un tantino più brutto; senza Ibra bisogna per forza di cose inventarsi qualcosa di diverso e si tentano più conclusioni e più iniziative personali, senza oltretutto il rischio di vedersi sgridare con espliciti rimproveri, o semplici occhiatacce, dal gigante svedese; verrebbe da dire che la squadra senza Ibra è più libera mentalmente, anche se non ha la possibilità di avere là davanti un punto di riferimento decisivo e, quindi, non bisogna fare troppi drammi per la sua assenza; in fondo nei due precedenti ufficiali di questa stagione contro la Juventus, Ibrahimovic c’era e il Milan ha perso in entrambe le occasioni, chissà che la sua assenza non modifichi gli equilibri, senza nulla togliere al suo straordinario valore.

Purtroppo Allegri non recupera nemmeno Boateng e perde anche Maxi Lopez, l’unico attaccante presente in rosa con caratteristiche simili a quelle di Ibrahimovic, quindi dovrà affidarsi ad un attacco più “leggero” e agile che potrà avere il vantaggio di non dare riferimenti alla difesa juventina, perchè sia Pato che Robinho sono molto mobili e veloci. Il mister rossonero sembra avere le idee chiare riguardo alla formazione e gli unici dubbi dovrebbero riguardare la difesa con il ballottaggio Antonini-Mesbah e Nesta favorito su Mexes; a centrocampo sicuri Van Bommel, Nocerino e Muntari (ottimo il suo esordio in maglia rossonera a Cesena) con Emanuelson trequartista, dopo le positive prove contro Arsenal e Cesena (primo gol in maglia rossonera anche per lui al Manuzzi); purtroppo anche questa volta il Milan affronta uno scontro diretto in piena emergenza e con tantissime assenze importanti (Ibrahimovic, Boateng, Maxi Lopez, Seedorf, Aquilani, per non parlare dei lungodegenti Cassano e Gattuso), ma ormai ci abbiamo fatto l’abitudine e la squadra ha tutte le potenzialità per ottenere comunque un risultato positivo. Sarà importante, per non dire fondamentale, anche l’apporto del pubblico, perchè si gioca a San Siro, la casa del Diavolo e siccome tante volte si è sottolineata l’importanza della spinta che la Juve ottiene in casa dal suo pubblico (in uno stadio che di fatto è la metà di San Siro) a maggior ragione dovrebbe essere decisivo l’apporto dei 70000 tifosi rossoneri, sperando che questa volta siano pochi, settore ospiti a parte, gli infiltrati bianconeri in altre parti dello stadio; il ricordo della recente sfida di Coppa Italia, in cui sembrava di giocare in trasferta, è ancora vivo e la cosa non si deve ripetere; il popolo rossonero deve stringersi attorno alla squadra in un momento delicato della stagione e in una partita fondamentale, per trascinarla alla vittoria, che magari non sarà decisiva ma intanto prendiamocela e mettiamola lì. Ci sarà il clima delle grandi occasioni, la magica atmosfera che solamente stadi come San Siro pieni e ribollenti d’entusiasmo sanno creare e il pubblico deve essere l’arma in più, il classico dodicesimo uomo, soprattutto visto che mancherà l’uomo più importante in campo. Milan-Juventus non è mai una sfida qualunque ed è sempre molto sentita anche quando si tratta di una semplice amichevole, figuriamoci quando può valere uno scudetto (o, meglio, una buona fetta), quindi servirà una grandissima prestazione da parte di tutti, squadra e tifosi, per ritrovare quella magica simbiosi che in tante altre occasioni ha portato a risultati importanti, in campionato e coppa. Lottare insieme, con i piedi in campo e con la voce sugli spalti, per ottenere il risultato e poter gioire come è già avvenuto in passato; le chiacchiere stanno per lasciare il posto ai fatti, San Siro sta per accendere le luci dei riflettori su una sfida unica, ricca di fascino ma anche di tensione e di ansia; facciamoci trovare pronti, perchè c’è in palio uno scudetto in una sfida contro una rivale storica e non si può fallire!

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