Il rosso e il nero

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Ci tocca provarle tutte

E adesso, Silvio? Liquida Sinisa, dai. Il colpevole è lui. Metti Brocchi. Grazie al suo cognome, è l’allenatore più in sintonia con l’armata Brancaleone che tu e il tuo plenipotenziario avete allestito. Ma non vi vergognate? Già, avete la faccia come il c…oggige. Stavolta, comunque, non ho subito per intero il consueto calvario della partita. Intendiamoci, non sono una faina. Al fischio d’inizio ero lì, sul divano, come sempre. Mica vero, però, che mi sono addormentata all’inizio del secondo tempo? Ricordo il tiro di Bacca respinto da Marchetti dopo il grossolano errore di un loro difensore. Poi il vuoto. Ne riemergo al momento dell’espulsione di Lulic. Mai mi era capitato di dormire con il Milan in campo. Miracoli del Giannino… A questo mi avete ridotto. Avete trasformato un vulcano di passione, una fucina di amore ardente e impetuoso in una landa brulla e desolata. Mai mi ero sentita cosi mortificata e frustrata. Neanche in serie B. Ora capisco perché i nostri colori sono il rosso e il nero. Caro Kilpin, ti sbagliavi. Il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo ai nostri avversari? No. Rosso come il nostro bilancio e nero come il nostro futuro. Certo che ci volevano proprio due intelligentoni per distruggere sia il patrimonio tecnico che quello economico del club. Due aquile. Mi piacerebbe possedere qualche azione, per poter urlare nell’assemblea dei soci tutta la mia rabbia, tutto il mio disprezzo, tutto il mio disgusto per la scellerata gestione societaria. Il Milan vale un miliardo di euro, Silvio? Strano che nessuno lo compri per quella cifra. E nemmeno per la metà. Occhio, perché presto, invece che un acquirente, troverai un curatore fallimentare. Scommetto che pensate di ripartire con due muri portanti: Montolivo e Honda. Pretendere di costruire una squadra decente con quelle due lumache, stipendiate da campioni, è come volere trasportare dell’acqua in uno scolapasta.

 La gioia sfrenata per l’eliminazione dei Gobbi è stata presto superata dall’amarezza. Noi, purtroppo, possiamo solo essere felici  per le disgrazie degli altri. Questa è la nuda verità.  Già, la verità è sempre nuda. Che faccia un po’ la scostumata di proposito? Che voglia liberarsi dai paludamenti, dagli orpelli in cui molti desiderano avvilupparla, per nasconderla o deturparla? Due finali di Champions nei prossimi cinque anni? Raccontate tante balle e tanto grosse, che, se fossero di fieno, risolleverebbero le sorti dell’agricoltura. Noi avremmo bisogno di un D. S. capace e di una Società che supporti il suo progetto tecnico. Campa cavallo….. Fossi un allenatore, mi asterrei rigorosamente dal Giannino. Ci terrei a  preservare la qualità della mia vita e il mio prestigio professionale. Ma sono una tifosa. E resto indissolubilmente legata alla maglia. Non riesco proprio a recidere il cordone ombelicale, maledizione al secchio! La mia colpa è quella di amare fin dalla culla i colori della mia squadra. La espio amaramente in sofferenze e frustrazioni. Da anni urlo, sbraito, abbaio alla luna. Ora sono sfinita. Il perenne conflitto dei nostri capataz con l’intelligenza, l’interminabile agonia del mio Milan mi hanno sfibrato. Ormai arrivo alle partite senza emozioni, senza pulsioni. La formazione? Neanche mi interessa più. Tanto….. Rientra Montolivo? E chi se ne frega? Non è certo un giocatore in grado di incidere sul rendimento della squadra. Come gli altri, del resto. Il ritorno di Luiz Adriano? Non mi fa né caldo né freddo. Noi siamo intrisi di mediocrità perfettamente interscambiabili. Mutando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Siamo un desolante esempio di proprietà commutativa che conduce sempre a un prodotto imbarazzante. D’altra parte, se i fattori che stanno in alto rimangono sempre quelli….. Tamberi ha vinto i mondiali indoor di salto in alto. Noi deteniamo il record mondiale di salto in basso. Dalla vetta del mondo al pantano di uno squallido sito localizzato ventimila leghe sotto il livello del mare. Siamo sesti e sesti speriamo di rimanere. Del resto, dopo un ottavo e un decimo posto…. Sì, abbiamo pure speso parecchio nello scorso Mercato. Così neanche si può dire di noi. “ Vissero infelici e scontenti, perché costava meno.” Siamo proprio degli imbecilli patentati. Abbiamo raggiunto una finale di Coppa Italia, battendo squadre temibili come Crotone, Carpi e Alessandria. Giusto per venire massacrati dai Gobbi. Gobbi, ai quali abbiamo fatto un grosso piacere, pareggiando fortunosamente a Napoli. Complimenti a Buffon per il record di imbattibilità. Poche storie. Fosse arrivato lui, insieme a Ibra, in quell’estate del 2006 in cui vendemmo Sheva, sarebbe cambiata la storia del calcio italiano.

 La partita sta per cominciare. Ma chi ha voglia di vederla? La Lazio ha rimediato una figuraccia con lo Sparta. Pensando a Praga, mi viene in mente la statua di San Giovanni Nepomuceno sul Ponte Carlo. I locali mi dicevano di toccarla, esprimendo un desiderio. Si sarebbe avverato. Ecco, mi piacerebbe tornare per chiedere al Santo di salvare il mio povero, amatissimo Milan. Ma neanche il buon Nepomuceno sarebbe in grado di fare un miracolo di simile portata. Torno a pensieri più concreti. Si comincia. Il gol di Parolo mi lascia indifferente. Non mi esce una parola di bocca. Solo un ghigno amaro si disegna sul mio volto. Un lieve palpitino al pareggio. Bella la difesa del pallone di Luiz Adriano, spalle alla porta in area. Pregevoli la sponda per Bacca e la rasoiata vincente di Carlos. Poi la punizione di Jack sulla traversa e nient’altro. Ho già detto cosa mi è successo nella ripresa. Stop. La cronaca è scarna e brutta come la mia squadra. E adesso? Non so neanche quale sia la prossima partita. A questo mi hanno ridotto. Meno male che c’è la sosta per la Nazionale. Passerò una Pasqua serena. Stendhal, evidentemente un milanista in pectore, scrisse “Il rosso e il nero”.  La sindrome di Stendhal è l’emozione devastante, da capogiro, che qualcuno prova di fronte a un’opera d’arte di straordinaria bellezza. Tranquilli, ragazzi, noi non ne soffriremo, guardando le partite del Milan. Una volta, invece… Eh, nostalgia canaglia. Primavera brilla nell’aria e per i campi esulta? Purtroppo noi non abbiamo niente per cui esultare. Forza Leicester!

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