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MILANO.
IL TOP: ABATE. In una settimana in cui il Milan ottiene un solo punto fra campionato e Champions, ma dimostra di saper giocare quasi alla pari con i “marziani” del Barcellona, ho scelto di premiare una volta tanto non il solito campione dai piedi buoni, ma il classico “faticatore” che con impegno e grande dinamismo dà un grosso contributo alla causa. Ignazio Abate è cresciuto tantissimo dal punto di vista tecnico e tattico dal giorno in cui si è reinventato terzino destro e, finalmente, se n’è accorto anche il C.T. della Nazionale Cesare Prandelli. Evidentemente la convocazione in azzurro e l’esordio in Nazionale hanno dato ulteriore entusiasmo e carica ad un ragazzo che è un autentico motorino in costante movimento, che percorre su e giù la fascia destra provando a trovare l’accelerazione vincente, tentando di scodellare al centro invitanti cross, ma non disdegnando la fase difensiva con puntuali e a volte provvidenziali chiusure e diagonali con tempismo perfetto. In particolare nella sfida stellare contro il Barcellona, il buon Ignazio ha dimostrato di poter mettere in difficoltà chiunque sulla sua fascia e ha effettuato qualche salvataggio al centro dell’area, di cui uno al limite del miracoloso su Messi, meritandosi almeno un ringraziamento da parte dei due centrali Nesta e Thiago Silva, che in qualche occasione evidentemente non sono stati irreprensibili.
Piano piano Abate è diventato un punto fermo della retroguardia rossonera e lo dimostra il fatto che il turn-over in difesa riguarda ormai solo la fascia sinistra, perchè quella destra ormai ha un padrone e titolare fisso. Forse sono serviti anche i consigli di un autentico maestro del ruolo, ovvero l’allenatore in seconda del Milan Mauro Tassotti, ma sta di fatto che Ignazio è in crescita costante e le sue sgroppate continue sulla fascia sono un’arma in più per Allegri, che ora sa di disporre di un giocatore che può fare la differenza in quella zona del campo. Evidentemente sfidare le squadre spagnole gli dà particolare ispirazione, visto che la svolta della sua carriera fu proprio un epico duello sulla fascia addirittura con sua maestà Cristiano Ronaldo, ma anche con tipini niente male come Villa e Messi, Abate se l’è cavata egregiamente, risultando uno dei migliori in campo nella partita contro la squadra più forte del mondo. E non dobbiamo dimenticare che Ignazio ha ancora grandi margini di miglioramento in un ruolo che occupa stabilmente da poco tempo, cioè non più di tre stagioni, quindi il suo rendimento può addirittura crescere, a patto che non perda la voglia di sacrificarsi e di percorrere a perdifiato la fascia come uno stantuffo, quasi fosse un motorino inesauribile con le pile sempre cariche, perchè in questo Milan serve anche il dinamismo e il sacrificio di “gregari” come Ignazio Abate per poter lottare su tutti i fronti e provare a vincere tutto anche contro avversari apparentemente imbattibili.
IL FLOP: IBRAHIMOVIC. Nonostante il bel gol infilato nella porta di Valdes (ottavo con il Milan in Champions, cifra mai raggiunta con le altre maglie che ha indossato e che gli ha permesso di segnare per la quarta volta consecutiva in Europa, altra cosa mai successagli in carriera), non è stata una settimana particolarmente brillante per Zlatan Ibrahimovic e mi riferisco soprattutto alla partita di Firenze. Al Franchi Ibra ha scelto di giocare da regista, arretrando il raggio di azione e divertendosi a sfornare assist e a cercare giocate ad effetto (colpi di tacco, colpi dello scorpione e chi più ne ha più ne metta…) e molti hanno giudicato molto positiva la sua prestazione proprio per la bellezza delle sue giocate dal punto di vista estetico, ma io voglio andare controcorrente e dire che preferisco l’Ibra più essenziale, concreto e spietato, quello che pensa solo a scagliare il pallone in rete, come successo nella partita contro il Barcellona, in cui evidentemente lo svedese aveva grande voglia di segnare contro la sua ex squadra in cui non era riuscito ad imporsi e dalla quale se n’era andato dopo una sola stagione e senza troppi rimpianti reciproci. Sappiamo bene che è lo stesso Allegri a chiedere spesso alle punte di arretrare ed allargarsi per favorire gli inserimenti dei centrocampisti e non dare riferimenti alle difese avversarie, ma non bisogna esagerare in questo comportamento e vedere Ibra fare solo il regista e non tirare mai in porta sembra davvero controproducente e masochistico se hai a disposizione uno dei più implacabili cecchini del panorama calcistico mondiale.
Ibra ama molto svariare su tutto il fronte d’attacco e giocare in modo anarchico al di fuori di qualunque schema (motivo per cui ha faticato a Barcellona), quindi il tipo di gioco che Allegri vuole proporre fa al caso suo, ma deve ricordarsi di essere prima di tutto un attaccante, cioè uno che deve “buttarla dentro” spesso e volentieri e vederlo dedicarsi solo a colpi di tacco o comunque ad effetto fa un po’ innervosire. Per fortuna contro il Barcellona è tornato alle sue antiche abitudini, anche se dopo un buon avvio, con tanto di gol dell’ex, si è progressivamente spento ed è sparito dalla contesa e anche la sua rete ha un peso specifico modesto per la squadra (non ha evitato la sconfitta), mentre ne ha molto di più a livello personale, visto che una delle accuse più frequentemente mosse al giocatore è di non segnare mai nella grandi partite e, quindi, dopo le reti a Viktoria Plzen e Bate Borisov serviva assolutamente un gol contro i migliori del mondo per zittire i critici. Non sono certo io a dover dare consigli al campione svedese, ma sento di poter dire senza paura di essere smentito che i tifosi rossoneri preferiscono l’Ibra goleador alla sua versione regista lezioso andata in scena a Firenze, perchè il Milan ha bisogno dei suoi gol (possibilmente tanti) per arrivare finalmente al livello degli omini verdi (leggasi marziani) avvistati sul prato di San Siro in un freddo mercoledì sera di fine novembre.
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Il top e il flop della settimana: Abate inesauribile, Ibrahimovic sottotono