Il top e il flop della settimana: SuperBoa, Ambrosini irriconoscibile

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MILANO.

IL TOP: BOATENG. Chiedo scusa fin da subito ad Antonio Nocerino, che con la sua tripletta al Parma avrebbe meritato di essere il protagonista di questa rubrica, anche perchè forse non gli capiterà più di segnare tre gol in una volta sola, ma è chiaro che il tris di Boateng a Lecce ha avuto un peso specifico diverso sulla partita (che il Milan stava clamorosamante perdendo 0-3) e, forse, sull’intero campionato dei rossoneri, perchè la furiosa rimonta al Via del Mare, potrebbe essere la vera svolta in positivo dopo un avvio di stagione tribolato. Kevin Prince ha cominciato la partita di Lecce in panchina, solo perchè alla vigilia era in dubbio per problemi fisici e non certo per altre motivazioni fantasiose sulle quali molti si sono sbizzarriti. Stare in panchina non piace e nessuno, figurarsi ad un tipo focoso come Boateng e, quando Allegri lo ha mandato in campo al poso dell’impalpabile Robinho, il ghanese ha scaricato in campo tutta la sua rabbia nel modo più positivo possibile, dimostrando che il tatuaggio che ha sulla mano sinistra (Believe, credici) non è solo una scritta ma una filosofia di vita.

Lui ha creduto in ciò che sembrava impossibile e ha cominciato a scagliare verso la porta del Lecce ogni pallone che gli capitava fra i piedi, perchè con tre gol da recuperare bisognava fare in fretta ed essere terribilmente concreti; con i primi due ha preso le misure, il terzo è entrato, così come il quarto (meraviglioso) e il quinto (meno spettacolare ma importantissimo); tre gol in diciotto minuti, una media davvero impressionante, che ha consentito al Milan di rimontare e, forse, di scacciare definitivamente gli antichi fantasmi di Istanbul con una rimonta simile ma al contrario (cioè inflitta e non subita). Boateng ha dato lezioni di tiro ad una squadra che spesso fatica a scegliere il tiro dalla distanza come soluzione offensiva e ha dimostrato ancora una volta di essere un elemento fondamentale; tante volte, giocando con le prime tre lettere del suo cognome, lo abbiamo paragonato ad un serpente che stritola gli avversari, ma questa volta Boa può essere inteso come il galleggiante al quale il naufrago Milan si è aggrappato per non affondare dopo la tempesta leccese del primo tempo e che ha consentito alla navicella rossonera di riprendere la linea di galleggiamento e ricominciare la navigazione verso la vetta della classifica. Boateng è tornato da Lecce con il pallone della partita (regalato a chi segna una tripletta come succede in Inghilterra), il Milan con tre punti importantissimi, perchè una semplice vittoria a Lecce sarebbe stata normale amministrazione, mentre una rimonta epocale (mai era successo in 112 anni di storia del Milan) darà sicuramente entusiasmo ed euforia a tutto l’ambiente e, forse, è un segno del destino…

IL FLOP: AMBROSINI. Se l’eroe di Lecce è stato Boateng, l’emblema del disastro rossonero del primo tempo è stato il capitano Ambrosini; schierato da Allegri al posto dell’acciaccato Aquilani, Ambro ha dimostrato subito di non essere nelle migliori condizioni di forma; ha faticato moltissimo, è stato travolto dall’onda anomala leccese e ha fatto pensare al popolo rossonero che l’allenatore avesse sbagliato formazione, proponendo un giocatore improponibile. Nell’intervallo Ambrosini è rimasto negli spogliatoi e al suo posto è entrato l’inizialmente escluso Aquilani; come sappiamo bene, il Milan si è trasformato e ha realizzato una rimonta storica, ma la sensazione è che la colpa non fosse tutta di Ambrosini ma di un blocco mentale che aveva paralizzato l’intera squadra, per uno di quei misteri del calcio difficile da spiegare. Forse se il capitano fosse tornato in campo nella ripresa si sarebbe riscattato come tutta la squadra, ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte e la brutta figura di Ambrosini rimane, anche se non è il caso di infierire.

Sicuramente non ha infierito Allegri, che lo ha riproposto prontamente titolare contro il Parma (questa volta al posto di Van Bommel), confidando nel riscatto del capitano che, però, c’è stato solo in parte; piazzato al centro, Ambro ha dovuto correre meno rispetto a quando è defilato sulle fasce, quindi non è andato in grande affanno, anche perchè il Parma era decisamente meno assatanato del Lecce del primo tempo di domenica, ma ha dimostrato di non essere brillante e di soffrire molto soprattutto se affrontato in velocità. Ambrosini è un guerriero, un gladiatore e se gli mancano forza e reattività va incontro a brutte figure; inoltre l’età avanza e ciò rende più complicato recuperare brillantezza dopo le soste forzate ai box per infortunio; Ambro è appena guarito da un fastidioso infortunio alla spalla e ci vuole pazienza prima di rivederlo al top, ma sono sicuro che presto lo rivedremo lottare da autentico condottiero e capitano, sperando che la sfortuna smetta di perseguitarlo sotto forma di infortuni, perchè lui è uno che non molla, ma la salute è importante per allenarsi bene, trovare condizione e brillantezza e dimostrare a tutti quelli che ora lo criticano (ingiustamente e impietosamente) che Ambrosini può ancora essere un pilastro di questo Milan.

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