In attesa di Anelka, Eriksen e del mercato di gennaio, ecco perché si può credere all’accoppiata Champions- Scudetto

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Giulia Polloli inizia a seguire il Milan per Varesenotizie.it, voce del commento tecnico su Radio RVL, collabora con Tuttoverbania.com ed EcoRisveglio.

22.10.2011 00:00 di Giulia Polloli   articolo letto 238 volte

© foto di Giulia Polloli

Il Milan è tornato. La sosta ha rinvigorito la rosa di Allegri che finalmente torna ad avere a disposizione buona parte dei suoi campioni. Qualche problema ancora a centrocampo, con Seedorf che si attarda e Ambrosini che forse rientrerà proprio nella partita contro il Lecce.
Gattuso è il giocatore che però Allegri attende di più. Per tipologia di gioco. Perché Aquilani e Nocerino hanno dimostrato di essere completamente da Milan e, dopo l’ammissione di Galliani: “Mister X era Aquilani” e la prestazione dell’ex bianconero in campo, si comincia a poter meglio ragionare in vista dei numerosi impegni che attendono il Milan nelle prossime settimane. Fino al sei novembre il ritmo è serrato. Si gioca una partita ogni tre giorni e questo comporta di dover utilizzare un minimo di turnover nel dosaggio delle forze in gioco.
Questo anche perché il dictat implicito che arriva da via Turati, dopo le dichiarazioni del presidente in  coda alla sfida Champions, è quello di vincere sempre e comunque. Quindi obiettivo stagionale non può essere più solo lo scudetto, in avvicinamento alla seconda stella, ma si guarda ancora una volta alla Champions, trofeo che da troppo tempo ormai non abita le bacheche di via Turati.
E Allegri non demorde, il suo percorso per obiettivi lo spinge a mettere il Milan come miglior candidata per il tricolore e si impegna nell’analisi del percorso europeo cercando le giuste combinazioni statistiche che potrebbero favorire il Milan nell’accesso alla fase finale, tra le squadre che contano, nell’avvicinamento a Monaco 2012. Il tecnico rossonero, sornione, si sbilancia, dicendo che un Milan primo nel girone potrebbe avere più chances per proseguire indenne nel percorso iridato. Ma il messaggio implicito è un altro: se vinciamo contro il Barcellona, la Champions è nostra (o quasi).
Ecco dunque il prossimo scoglio da arginare o superare: arrivare alla sfida con il Barcellona per misurare davvero le forze con i papabili alla vittoria finale.
Bravo mister Allegri, questo è un buon modo per ricominciare dopo la partenza zoppicante in campionato. Domani all’ora di pranzo il Milan è atteso dal Lecce. Tra gli ex Oddo e Strasser, talento scuola Milan, lanciato proprio da Allegri nella mischia durante la scorsa stagione, che ora sta mettendo in luce tutte le sue buone prerogative.
Squadra da non sottovalutare, soprattutto perché a livello mentale potrebbe esserci un tentennamento nell’approccio alla partita. Ma, se Allegri sogna di vincere qualsiasi cosa con il Milan, in squadra c’è qualcuno che ben sposa la sua filosofia. Un giocatore che non accetta la sconfitta, che si arrabbia per ogni sbaglio o sbavatura, che lotta indemoniato alla ricerca di un posto tra i marcatori nel ritorno a S.Siro contro il Palermo. Zlatan Ibrahimovic è così: non ama perdere, vorrebbe non conoscere mai il significato della parola sconfitta, ma soprattutto sprona tutti gli altri alla vittoria. Da fuori il suo atteggiamento può apparire a tratti infastidente, arrogante, indisponente, ma i compagni dopo un suo sguardo sembrano cambiare marcia. Ibra è il classico giocatore che tutti vorrebbero avere, non solo perché tecnicamente è “da manuale”, ma perché la sua fame di vittoria è contagiosa.
A dar man forte allo svedese è tornato in piena forma Cassano. L’apparizione di Bari si è tramutata in solida realtà. Rinvigorito dalla fiducia che il Milan gli ha concesso, il talento di Bari vecchia sta dimostrando di avere ancora molti proiettili da sparare, sia con i rossoneri, con cui può togliersi numerose soddisfazioni, che con la casacca azzurra, vero baluardo nell’attacco di Prandelli.
Il rientro di Robinho, determinante nella dinamicità del gioco espresso contro la squadra di Mangia, non ha peraltro oscurato l’estro di Boateng. Allegri, in un turnover assolutamente azzeccato, è riuscito a far brillare nuovamente la stella del ghanese che in molti vorrebbero poter apporre alla propria “hall of fame”: criticato per le sue ipotetiche cattive abitudini nella movida milanese. Se però questi sono i risultati: ben venga anche il dito a zittire le critiche, seguente ovviamente ad un gol capolavoro e ad una prestazione maiuscola.
Allegri dunque ritrova i suoi campioni, le colonne portanti del suo gioco, con qualche preoccupazione per le condizioni di Thiago Silva, che sembra dover saltare anche la trasferta di Lecce. Ma è rientrato a pieno titolo Mexes, che ha raccolto gli applausi di S.Siro alternandosi nel finale di mercoledì contro il Bate Borisov.
Uomini che ancora hanno fame di vittorie, che hanno sassolini da togliersi dalle scarpe, che hanno voglia di mettersi in gioco per raggiungere, con il Milan, traguardi che con altri avrebbero potuto solo sognare. Forse per questo ci sarebbe stata l’apertura anche a Del Piero, in una dichiarazione che appare molto mediatica, ma che in cuor mio non sarebbe così strano veder avverata . La fame di successi non si esaurisce con l’età, soprattutto quando a scendere in campo sono grandi bandiere. Le dichiarazioni di Agnelli Junior, seppur condivisibili da molti punti di vista nel loro significato ultimo, sono state una nota stonata, sono state quasi una provocazione da voler cogliere al volo. Perché al Milan piacciono le sfide e finché la mentalità sarà questa, io voglio credere che i progetti di via Turati possano prendere forma già da quest’anno, con un occhio al campo e l’altro al mercato. Si parla di Anelka, che dal Chelsea potrebbe liberarsi a poco prezzo, si continua a seguire con interesse Eriksen, si vigila su Montolivo, che ormai sembra già rossonero. Via ad un’altra sessione di mercato. Gli obiettivi sono stati stilati, ora non resta che fare la conta delle truppe per verificare le forze a disposizione e arruolarne, se caso, di nuove.

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