Oggi intervistiamo Antonio Turri, responsabile Lazio di “Libera”, l’associazione che dal 1995 si pone l’intento di coordinare e sollecitare l’impegno della società civile contro tutte le mafie.

Dopo il duplice omicidio di Ostia, oltre allo sgomento e alle prese di distanza, ci si attendeva una risposta chiara dal mondo politico. Ne parliamo con Antonio, che si è mostrato disponibile ad affrontare diverse questioni, con piglio pacato e col solito coraggio.

– Puoi tracciarci un quadro di come è cambiata la mafia negli ultimi anni?
Molti parlano di bande criminali, ma si sbagliano. C’è una mafia locale che cresce, con una presenza dei clan camorristici che continua a investire proprio sui nostri territori.
Se aspettiamo l’esisto dei processi, questi personaggi continuano radiarsi nel territorio e a contaminare tutti gli ambienti. Sicuramente c’è un’ottima risposta della polizia e della magistratura, ma non è sufficiente.

– La legalizzazione del mercato della droga potrebbe togliere un grande giro d’affari alle Mafie, secondo te può aiutare una legislazione in tal senso?
Sicuramente la Mafia, all’interno dei suoi giri d’affari, punta molto sulla droga, per cui dare il controllo allo Stato significherebbe toglierlo alla Mafia. Ma non sarebbe sufficiente.
Ci sono mercati in espansione come la prostituzione, l’usura o il gioco d’azzardo, quindi una volta levata la droga, continuerebbero comunque a fare affari in tutti i modi. Dimentichiamoci di sconfiggere la Mafia con qualche semplice legge, perché non basta

– È possibile cominciare a pensare a soluzioni per impedire alla Mafia di allargare il suo giro d’affari?
Noi auspichiamo un confronto con il mondo imprenditoriale, politico e dell’associazionismo. I cittadini, specialmente i giovani, vogliono alternative alle sale bingo e di scommesse, chiedono centri di aggregazione giovanile, chiedono eventi musicali, culturali e secondo me sono le istituzioni a dover dare queste risposte.