Italia – Spagna, una sera per la storia

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KIEV.

Questa sera a Kiev Italia e Spagna si ritroveranno di fronte, dopo essersi affrontate nella rispettiva gara d’esordio di questo Europeo, per giocarsi una posta altissima: il palio infatti c’è la conquista del titolo. Le due squadre si presentano a questa finale con premesse diametralmente opposte: la Spagna non è una sorpresa per nessuno; sin dalla vigilia infatti le furie rosse venivano inserite nell’elenco dei favoriti per la vittoria finale, come è lecito aspettarsi del resto per la squadra campione del Mondo e d’Europa in carica.

Di contro, la nazionale italiana rappresenta una sorpresa per molti addetti ai lavori: nei giorni prima di Euro2012 infatti si pensava sopratutto a Olanda e Germania quando si cercava di ipotizzare chi avrebbe conteso il titolo finale alla nazionale di Del Bosque, ma l’Italia non veniva considerata da nessuno. Dopo un inizio titubante Cesare Prandelli invece è riuscito a trovare una formula che riesce ad amalgamare un’ottima difesa ad un gioco bello ed efficace, ragion per cui gli azzurri sono arrivati in finale.

DIFESE A CONFRONTO Analizzando l’incontro in chiave tattica, un dato balza subito all’occhio: si affrontano le due migliori difese del torneo. L’Italia ha incassato solo tre gol, di cui uno su rigore a tempo praticamente scaduto contro la Germania, mentre la Spagna può vantarsi di avere al passivo l’unico gol subito per mano di Antonio di Natale: uno che, come quel giorno, dovrebbe partire dalla panchina. Ma se le due difese si sono dimostrate impenetrabili, le ragioni di fondo sono completamente differenti: la Spagna, che pur ha dei campioni dietro del calibro di Piquè, Ramos e Casillas, è una squadra che subisce poco in quanto è abituata a tenere le redini della partita, l’Italia di contro vanta su un’ottima organizzazione e un perfetto collegamento tra i reparti. Non ci devono spaventare perciò i dati, anzi: la Spagna è una squadra che non è abituata ad essere attaccata. Gli azzurri potrebbero quindi creare dei seri pericoli alla retroguardia spagnola se riuscissero ad esercitare una pressione offensiva costante.

I DUE CENTROCAMPI Veniamo ora all’aspetto che a nostro avviso sarà la chiave tattica dell’incontro: abbiamo ragione di credere che gran parte delle percentuali di vittoria di una delle due parti dipenderanno dall’efficacia del gioco dei rispettivi reparti mediani. Abbiamo di fronte la Spagna, maestra del possesso palla, e l’Italia, la formazione che dispone del centrocampo più adatto ad affrontare una formazione come quella spagnola. Contro una squadra che non rinuncia mai a fare gioco infatti, dotata di palleggiatori che rasentano il limite della perfezione, l’ideale è disporre di giocatori che hanno nell’interdizione una dote importante, ma che non rinunciano a fare gioco e sanno trattare il pallone una volta recuperato, per  far rendere al massimo il possesso della sfera faticosamente conquistato. Marchisio e De Rossi incarnano alla perfezione questo identikit: non è un caso infatti che la Spagna ogni volta che ci incontra abbia trovato difficoltà. La controprova è data anche dalla semifinale contro il Portogallo, il quale ha impostato la partita toccando le giuste corde: Veloso e Meireles sono stati bravissimi a svolgere il lavoro anzidetto, il risultato è stato il completo annullamento della pericolosità della Spagna, e una partita da sbadigli fino al 120. De Rossi e Marchisio quindi sono i giocatori chiave per l’Italia stasera: dalla loro prestazione potrebbero passare molte delle speranze azzurre di sollevare al cielo il titolo.

GLI ATTACCHI. Totalmente diversi anche i reparti offensivi: per l’Italia abbiamo un attacco molto classico, composto da un suggeritore e da un realizzatore [anche se Balotelli è una prima punta decisamente atipica], per la Spagna invece abbiamo un esempio di come una filosofia di gioco possa arrivare a stravolgere i fondamentali del calcio. Anche questa volta infatti, pur se Del Bosque ha fatto molta pretattica non fornendo indicazioni chiare, dovremmo vedere in campo il cosiddetto falso nueve; ossia Fabregas, centrocampista naturale con buon senso del gol a fare il centravanti, relegando un Torres che era apparso con buona vena in panchina. Questa mossa come detto più volte esaspera le doti di possesso palla della Spagna, ma toglie profondità e peso specifico in attacco alla squadra iberica: il risultato quindi è che gli spagnoli sono obbligati a costruire un’immensa mole di gioco che viene tradotta in pochissime reti [confrontando i dati sul possesso palla con i gol fatti]. Attenzione però a non considerare per questo l’attacco spagnolo non pericoloso: serviranno marcature attente sugli avversari, abilissimi a scambiarsi posizioni ed a giocare nello stretto. L’attenzione difensiva non dovrà mai venire a mancare, perchè i giocatori in campo per la Spagna sono tutti in grado di creare un’invenzione che di colpo può sbloccare la partita.

Nel concludere questo articolo, due ultime cose: trattandosi di una finale, l’aspetto psicologico giocherà sicuramente un ruolo importante. Potrebbe essere fondamentale quindi segnare il primo gol, e quindi non passare in svantaggio per primi. Da ultimo, siccome fino ad ora ha portato sempre bene, e noi siamo un po’ scaramantici, chiudiamo l’articolo con l’ormai consueto FORZA AZZURRI!

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