Kakà e Balotelli: non più sogni irrealizzabili. Parola d’ordine continuità: il Milan la cerca, la Lega Calcio la ritrova

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Giulia Polloli inizia a seguire il Milan per Varesenotizie.it, voce del commento tecnico su Radio RVL, collabora con Vco Azzurra Tv, Tribuna Novarese e Il Biancorosso.

19.01.2013 00:00 di Giulia Polloli  articolo letto 2680 volte

© foto di Giulia Polloli

Doveva essere una corsa allo stretto indispensabile, giusto le provviste per passare indenni l’inverno e riaffacciarsi in primavera con la linea verde al massimo dello splendore. Invece la lista della spesa per il mercato di gennaio si è allungata a dismisura. Dopo i reiterati no di Galliani e Berlusconi ad acquisti altisonanti, a trattative che vennero etichettate come impossibili, ecco che Mourinho sforna un assist al bacio per i colori rossoneri. I due giorni liberi concessi alla squadra si sono trasformati in un boomerang mediatico, in un asse aperto Milano-Madrid che coinvolge il vecchio cuore dei tifosi rossoneri, quello che sembrava brachicardico e che invece ora esplode in ritmi di tachicardia pura. Kakà immortalato a Milano con l’amico e compagno verdeoro  Robinho ha di fatto aperto le danze per le trattative del suo rientro a Milano.
A dire il vero Galliani ha provato a tenere sottotono la faccenda, riuscendoci forse per qualche ora, ma lasciando troppi se e troppi ma ad inculcare il dubbio o forse la pazza idea del rientro di Ricardino a casa.
Il Milan è partito con il vento in poppa quando Kakà ha ammesso di voler fare di tutto per poter tornare a Milanello. E allora perché farselo ripetere? D’altronde il Milan dopo questa dichiarazione si trova in posizione privilegiata: è come se Riky avesse firmato un assegno in bianco, pronto a compilarlo a qualsiasi condizione. Ovvio, non si può certo prescindere dalle condizioni che verranno dettate dal Real Madrid. Kakà ha un costo ingente, il Real ha speso molto per poterselo accaparrare dopo le litanie mantriche di cui ci ricordiamo quel “non si vende Kakà” che ancora fa da sottofondo ad ogni ricordo del brasiliano.
Quindi nel momento in cui Galliani e Florentino Perez trovassero l’accordo per smuovere il ragazzo da Madrid, sarebbe auspicabile non trovarsi di fronte a richieste di ingaggio oltremodo alte.  Il Milan punta al prestito, il Real vorrebbe invece evitarlo, ma  ancora di fumate bianche nemmeno l’ombra. Il mercato è ancora lungo, lo Special One potrebbe riservare qualche sorpresa, il Milan però vuole puntare tutto sul cuore. La linea giovane va bene in prospettiva, ma questo Milan malandato, che ha perso anche Ambrosini ha bisogno di forze fresche,ma soprattutto di mentalità e tradizione vincenti.
Per questo il ritorno di Kakà potrebbe fare da totem per riprendere i discorsi interrotti, per avere un punto di riferimento per giovani e giocatori disorientati.
Ma la strategia rossonera ora non si ferma qui: la passione  per la vittoria sembra essersi impossessata nuovamente del Presidente che, dopo il dietrofront su Balotelli, ha tolto al ragazzo l’etichetta di tabù, mandando il fido Galliani a trattare anche per l’eclettico e sfrontato attaccante del City.
Un doppio prestito che potrebbe riportare al Milan quell’emozione in grado di riempire S.Siro e le strade di Milanello, in grado di sorreggere la formazione di Allegri anche in questa stagione buia.
C’è bisogno di appeal, c’è bisogno di gente che possa colpire i cuori e le menti rossonere. C’è bisogno di riaffezionarsi al Diavolo, di far andare esaurite le magliette rossonere negli store. E in tutto questo fa capolino ancora una volta anche Beckham che in quanto a feeling e appeal non è secondo a nessuno. L’infortunio di Ambrosini poteva spalancargli le porte, Allegri non sembra entusiasta, non lo vede, probabilmente, come una soluzione di continuità. Eppure David potrebbe essere un buon maestro in casa Milan, dopo l’addio dei senatori, dopo che manca quel fil rouge con il calcio dei grandi campioni che hanno fatto grande anche il Milan.
Continuità sembra essere invece il motto vincente in Lega Calcio dove, dopo le vicende di dicembre, torna a sedersi sullo scranno più alto Beretta. Juventus , Inter e Roma si dicono perplesse. Forse è l’ennesima occasione persa, per il nostro calcio, di rendersi moderno agli occhi dell’Europa. O forse è solo il segnale che ancora, nei palazzi portanti del movimento, vigono le stesse, laconiche e obsolete, logiche di potere.

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