Kévin Constant, il guineano di Fréjus che adora Ronaldinho

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Ennesimo giocatore ad arrivare a Milano passando dal Genoa di Preziosi, Kévin Constant riesce infine a vestire quella maglia rossonera che aveva già sfiorato in due occasioni. Nel gennaio 2011, dopo essere stato osservato live da Ariedo Braida in Chievo-Juventus, a bloccare il trasferimento era stata la regola che impedisce di giocare per tre squadre diverse nel corso di una stessa stagione; il franco-guineano, che nell’agosto del 2010 aveva fatto in tempo a collezionare quattro presenze in Francia prima di partire per Verona, non si era scomposto. “Se faccio bene, forse il Milan tornerà a cercarmi“. Arrivata l’estate, infatti, i rossoneri si sarebbero fatti sentire di nuovo: “I dirigenti volevano che aspettassi, ma sapendo che i grandi club vogliono soprattutto grandi nomi, non ho esitato un attimo quando il Genoa mi ha chiamato“.

Alla fine, con un anno di ritardo e dopo una stagione tutt’altro che esaltante in Liguria, viene reclutato come supplente di Muntari, infortunatosi durante una partitella tra amici in Ghana. Forse è un passo avanti rispetto al ruolo di vice-Marcolini che gli era stato ritagliato al suo arrivo in Italia, forse è ancora troppo poco per uno che da ragazzino giocava con Menez, Nasri, Ben Arfa e Benzema nell’Under 17 francese, arrivando a segnare un gol nella finale (vinta) dei campionati europei di categoria (correva l’anno 2004). Se altri membri della génération dorée hanno raggiunto la fama già da qualche anno, la strada di Constant verso il successo è stata decisamente più tortuosa: l’avventura con il Tolosa, club dove il nostro è cresciuto calcisticamente, si interrompe con la rescissione del contratto a metà gennaio 2008, dopo solo quattro presenze (nessuna da titolare) in prima squadra. Sia chiaro, lui non si è offeso: “Non ho alcuna rivincita da prendermi, tutti in società sono sempre stati ‘super’ nei miei confronti. L’unica cosa che non mi va giù di questa storia riguarda me stesso, non sono mai stato in grado di far vedere che ero in grado di farcela. Se un giorno ci fosse la possibilità di tornare, lo farei con piacere“.

Difficile, in quei giorni in cui viene rifiutato dal Boulogne prima di firmare per La Berrichonne de Châteauroux (Ligue 2), immaginare di poter arrivare fino a San Siro, di giocare con Ibrahimovic e Boateng (“Il solo pensiero mi fa venire i brividi“) e calpestare lo stesso terreno calcato dai suoi calciatori preferiti, Pirlo e sopratutto Ronaldinho, suo “idolo assoluto”: “Il giorno che ho firmato per il Chievo già mi immaginavo mentre scambiavo la maglia con lui. Sono anche riuscito a parlargli un po’, ho scoperto che è un bravo ragazzo, ero al settimo cielo“. È disposto a regalarvi tutto, anche le scarpe, ma non toccategli la maglia di Ronaldinho.

A Chateauroux, nonostante la seconda serie francese non sia certo il palcoscenico più luminoso, riesce a mettersi in mostra: nella stagione 2009-2010, che coincide anche con l’arrivo in panchina dell’ex milanista Jean-Pierre Papin, mette a segno dieci gol, qualcuno anche di pregevole fattura. Capita così che il giocatore, che pur di evitare un’altra stagione a Chateauroux è pronto a qualsiasi soluzione, susciti l’interesse di club inglesi ed italiani: emissari del Torino lo seguono da vicino, ma il 31 agosto riesce a spuntarla il Chievo, grazie all’intervento di un altro ex rossonero come Marco Simone. Per la squadra di Verona è un ottimo affare (acquistato a settecentomila euro, venduto al Genoa a sette milioni); per il giocatore, che nel frattempo si è sposato e ha messo la testa posto, anche di più. “Volevo andare all’estero per ripartire da zero e pensare soltanto al calcio, in Francia mi avevano ormai affibbiato una reputazione da teppistello che non era facile cancellare.

Sbarcato in Italia, convinto di arrivare nella terra del catenaccio, scopre invece una realtà diversa, cui si adatta facilmente. Nato con caratteristiche difensive, Constant è un centrocampista dotato tecnicamente che può adattarsi a vari ruoli e che ama proporsi in fase offensiva; ideale come esterno sinistro in un centrocampo a quattro, può agire anche da mezzala sinistra in un reparto a tre o essere impiegato come trequartista. Con il Genoa ha giocato anche da terzino sinistro.

Nato a Frejus nel 1987, è francese ma anche figlio dell’Atlantico, viste le origini del padre (Guadalupa) e della madre (Guinea): proprio grazie al nonno materno ha potuto vestire, dopo aver giocato per la Francia a livello giovanile, la maglia della nazionale guineana. Con la Syli Nationale le cose non sono però andate per il verso giusto: difficoltà ad integrarsi con il gruppo (anche per problemi linguistici), perplessità per le condizioni disastrose della federazione locale, una fuga dal ritiro prima di una partita (punita con una multa ed una sospensione); infine, lo scorso gennaio, la decisione di non prendere parte alla Coppa d’Africa.

Ha due figli, considera la gentilezza il suo pregio (e l’eccessiva gentilezza il suo difetto) e si diverte a cambiare in continuazione taglio e colore di capelli, “per essere sempre originale“; ha cominciato tra i professionisti con il numero 23 sulle spalle e ha sempre cercato di mantenere la tradizione: di fronte ad Ambrosini dovrà inventarsi qualcos’altro.

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