Giornalista sportivo a Mediaset, è stato caporedattore di Tele+ (oggi Sky). Opinionista per Telenova e Milan Channel. I suoi libri: “Soianito”, “La vita è una” con Martina Colombari, “Sembra facile” con Ugo Conti.
© foto di Pietro Mazzara
Fu preso Rui Costa quando già c’erano Pirlo e Seedorf. Fu preso Rivaldo quando già c’erano Redondo, Pirlo, Seedorf, Rui Costa. Fu preso Ronaldinho quando già c’era Kakà. Fu preso Beckham perché era Beckham, così come fu ripreso a casa Shevchenko perché, appunto, era Shevchenko. Berlusconi è così: il fuoriclasse gli piace, gli piace e basta. Non gli interessa, al limite, dove gioca, se gioca, con chi gioca, questo è un problema per risolvere il quale gli allenatori sono lautamente retribuiti. Oggi gli piace Balotelli.
C’è una grande differenza rispetto ai precedenti. Anzitutto, se vogliamo, Mario deve ancora dimostrare di essere un fuoriclasse. Ha i colpi, ha i numeri, le potenzialità, il talento, ma ultimamente il processo di maturazione ha subito non soltanto uno stop, ma un arretramento preoccupante. Se persino il suo secondo padre putativo, Roberto Mancini, si sta arrendendo, viene da chiedersi chi mai potrebbe riuscire nell’impresa di domarlo. Tanto più un tecnico che ha storicamente mal digerito le grandi personalità, fossero essere positive (Pirlo, Nesta, Seedorf), dirompenti (Gattuso, Inzaghi) o nocive – per il gruppo – tipo Ronaldinho, Ibra o Cassano. Balotelli ha contribuito, in meglio gioventù, ai successi dell’Inter segnando gol pesantissimi in campionato, Champions, Coppa Italia e sostituendo per diverse settimane lo stesso Ibra durante una lunga, consueta assenza dello svedese in primavera, quando vestiva nerazzurro. Poi si è perso, impalpabile al City e paurosamente ondivago in azzurro. Il suo ruolo non è precisamente definito, negli schemi fatica ad entrare, in una squadra in cui già in molti giocano fuoriposto rispetto alla propria natura, farebbe fatica. E questa squadra farebbe fatica a supportare uno come lui, che non rientra e non aiuta la squadra.
Non siamo del tutto contrari al suo acquisto. Balotelli è un ottimo giocatore. Siamo naturalmente perplessi per la sua scarsa affezione al mestiere, alla vita del professionista. Alla vita sociale, in un gruppo e nel quotidiano. Siamo perplessi perché i tempi sono cambiati: Ibra venduto perché invasivo, Cassano venduto perché ingestibile, una volta sarebbero stati educati. Non serviva nemmeno l’allenatore: bastavano i compagni come Maldini, Costacurta, Albertini, Seedorf, Gattuso a rimettersi in riga nel giro di poche settimane. Non è un caso che, oltre a Gattuso con Tassotti, proprio Clarence Seedorf sia stato uno dei candidati più caldi, in novembre, per subentrare ad Allegri se le cose fossero precipitate.
Al Milan di oggi servirebbe fare ordine, individuando il portiere titolare del futuro, il terzino sinistro del futuro, una coppia di centrali difensiva affidabile, un capitano del futuro, un centrocampista di qualità, almeno 2 attaccanti vista la latitanza di Pato e preso atto delle difficoltà di Pazzini. Non è il mercato di gennaio, ovviamente, a offrire i nomi e i giocatori più idonei per queste mansioni. Gennaio è e resta comunque, per questa squadra, una chance troppo ghiotta per essere limitata a Balotelli. Va deciso chi tenere e, soprattutto, chi vendere per poi sostituirli degnamente, tenendo cassa in prospettiva per giugno. Qualche Willian (Shaktar) in giro c’è, non si può fallire né toppare. Se è vero che nel gennaio 2011 gli acquisti furono decisivi nella corsa allo scudetto, è altrettanto vero che quelli di quest’anno devono essere decisivi per non concludere la stagione così come era incominciata. La fissazione Balotelli può senz’altro essere un aiuto, ma non l’unico, non il solo, non l’indispensabile. Per questo serve concentrarsi su alternative valide o, al minimo, credibili. Altri Taiwo e Traoré non possono avere eredi.