31 Ago 2014 18:00 | ||||||
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ALLA LUCE DEL BUON IMPATTO DI NIANG, L’ESTERNO OFFENSIVO RESTA LA PRIMA NECESSITÀ?
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Daily Network
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L’EDITORIALE |
© foto di Federico De Luca
Le fazioni tra milanisti esistono da quando abbiamo incominciato ad amare il Milan. C’erano i riveriani come noi e c’erano i benettiani, Gianni era il calcio, Romeo i muscoli. C’era chi stava sempre e comunque con Nereo Rocco come noi e chi lo ha ritenuto vecchio da sempre. I milanisti si azzuffavano tra loro, nei bar e nei piazzali fuori da San Siro quando dopo ogni partita casalinga, verso le 17.30, si formavano drappelli spontanei e si accendevano discussioni che terminavano quando faceva buio pesto. Si insultavano in milanese. Quando siamo finiti 2 volte in serie B c’era il nostro partito che delirava per Joe Jordan come fosse Gerd Müller e più tardi amò quel cavallo bolso di Hatekey più di Ribot. Ma guai se un interista, uno juventino, un “terun” parlava male di Rivera o di Benetti, guai se insultavano Jordan o Hateley: i milanisti compatti insorgevano e lo mettevano in minoranza, lo zittivano. E quello si convinceva che i rossoneri fossero tutti più forti dei suoi. Anche se giocavano in B.
Oggi c’è chi si abbona e chi non si abbona. Si insultano pesantemente tra di loro sui social network, farebbero a botte se si incontrassero sui piazzali di San Siro. E se un interista scrive loro “siete diventati come noi”, quasi tutti gli rispondono “hai ragione”. Chi si abbona ama il Milan a prescindere, non gli interessa se c’era Rui Costa dove ora c’è Birsa e se c’erano Nesta e Baresi dove ora ci sono Mexes e Zapata. Chi non si abbona non accetta che a Maldini abbiano ritirato la maglia per poi dare il suo antico ruolo a Constant. Eccetera.
Da quando secondo Adriano Galliani “chi accetta e tace è evoluto e chi non accetta non lo è”, uno sembra il popolo dei trogloditi che ingoia tutto in silenzio e l’altro il popolo degli annebbiati facinorosi che contesta vomitando su tutto e su tutti. Non è così, naturalmente no. Fossimo ancora giovani tifosi della “Fossa” come per 10 anni della nostra giovinezza, ci abboneremmo per la stagione 2014-2015: alla fine prevale sempre l’amore. Da abbonati passeremmo ugualmente l’estate a insultare Berlusconi che non spende e Galliani che elemosina prestiti e parametri come per arredare una baracca di periferia. Li insulteremmo in spiaggia invece che sui piazzali di San Siro o su Facebook, ma alla fine andremmo allo stadio. Sempre. Senza per questi sentirci evoluti o trogloditi o facinorosi. O imbecilli. Non abbiamo grazie a Dio nessun interesse personale a stare in una fazione o nell’altra parlando del Milan, ormai l’unico interesse personale è un barettino a Ibiza e qualche libro che racconta pezzi di vita. Pezzi di vita e voci in busta paga che sono cambiate non certo perché le campagne acquisti (?) delle ultime 3 stagioni sono una burla, non certo perché nemmeno Giussy Farina ci costrinse a esultare per le cessioni di pelabrocchi come Robinho e Constant. Non certo perché le faticose scelte professionali e umane siano legata solo ai destini di una squadra di calcio.
Piuttosto, a stancarci è stata l’incapacità di crescere una classe dirigente nuova e credibile, di intraprendere nuove strade e nuove filosofie per proporre al pubblico divertimenti al passo con i tempi. Tempi che si assomigliano, perché nel calcio come in tv si vive una crisi senza precedenti, si soffre una concorrenza fortissima e spesso sleale, si lotta e si perde contro una carenza di idee e di fantasia che non sopperisce alla miseria e non aiuta alcuna crescita. Nulla si ripara quando si piccona: la qualità, anzitutto. E poi l’offerta, le strategie, le prospettive. Si piccona e basta. Il futuro non può che essere in mani altrui rispetto a quelle attuali. Quelle attuali stanno distruggendo, mentre Silvio Berlusconi si occupa d’altro e i suoi figli lasciati soli.
Lo raccontiamo con malinconia e rabbia. Sapendo che continueremo ad essere abbonati col cuore e telespettatori con affetto, senza sentirci non evoluti o arruffapopoli o altre stronzate da piccoli ventriloqui ammaestrati come queste. I popoli li arruffa chi racconta loro balle e/o mistifica la realtà: il Milan e dintorni sono già fin troppo affollati di questa gente miserabile per esserci ancora spazio per chi si limita a fare il proprio con passione. Talvolta magari persino eccessiva, ma onesta fino a prova contraria.
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