La Roma di Luis Enrique? L’antipasto, aspettando Guardiola

Canale Milan

Calendario ostico? Nossignore, mai quanto questa settimana il fastidioso anticipo del sabato pre-Champions League potrà essere d’aiuto al team di Allegri.

E’ risaputo infatti che il novizio allenatore giallorosso Luis Enrique, indicato da tutti come potenziale successore di Pep in Catalogna la prossima stagione, sia uno dei maggiori esponenti del modello Barça: palla a terra, possesso, veloci ripartenze. Piano coi paragoni, a partire dalla coppia di centrali di difesa, complice il serio infortunio del più tecnico Juan, Kjaer ed Heinze sono solo rognosi randagi al cospetto di Puyol e Piqué: mastini sì, ma con pedrigree.

Il 4-3-3 guardioliano adattabile a 3-4-3 o addirittura 3-5-2 prevede una squadra intera che al pallone dia del tu: 10 centrocampisti con Victor Valdes che riceve il retropassaggio, stoppa di petto e cambia gioco, ecco la diabolica utopia dell’ex uomo di fiducia di Mazzone al Brescia, esperimento già realizzato (anche contro il Milan al Camp Nou) con Busquets e Mascherano impiegati da centrali difensivi. rRisultati non proprio incoraggianti, poiché guadagnando in qualità e stile nei disimpegni paghi necessariamente qualcosa a livello d’esperienza, tra mancati fuorigioco e peccati di lacunose marcature.

Passando l’improbabile paragone al reparto chiave del gioco del club mas titulado, sulle ramblas regna incontrastato il genio di Xavi affiancato al talento di Iniesta, uno alla Taro Misaki il piccolo Andrés (il Tom Becker spalla di Holly nel celebre cartone animato), sarebbe protagonista assoluto in qualsiasi squadra al mondo, ma nel Barça di alieni è umile gragario. La capitale invece proporrà sabato il terzetto di mediani De Rossi (uno che a farebbe comodo persino a Guardiola), Gago e Pjanic: uno è Capitan Futuro, se la cava piuttosto bene sia col pennello che col randello; il bosniaco, reduce da un infortunio, è diventato insostituibile nella scacchiera di Lucho, Gago non segna mai ma è diligente con piedi glassati.

Il reparto offensivo è (paradossalmente, perdonateci) il più equilibrato: orfani (ancora per qualche settimana) del Guaje Villa, i marziani blaugrana schierano ai lati di Mr. 100’000 € al giorno un po’ tutta la rosa offensiva (ritorna all’utopia centrocampistica): prima scelta assoluta colui che ha stregato Guardiola e Guidolin prima di lui, uno che il soprannome latino lo aveva giù in Friuli, Alexis ‘Nino Mavilla’ Sanchez; l’altro spazietto è occupato un po’ da Pedro (nuovo Bojan?) e un po’ da Cuenca e Tello, nuovi baby talenti canterani in rampa di lancio. Uno che potrebbe fare un figurone nell’undici campione d’Europa è senza dubbio Fabio Borini: rapido, tecnico, fiuto del gol e spirito di sacrificio, da Bentivoglio a Roma passando da Londra per i preziosi consigli di Didier Drogba. L’accostamento Totti-Messi va accettato per numero di maglia, posizione sul terreno di gioco ed amore incontrastato dei tifosi sugli spalti; infine non dimentichiamo un personaggio che la Liga l’ha vissuta (e conquistata) a suon di gol in maglia Espanyol, Pablo Daniel Osvaldo, Simba sulle tracce di Re Leone Batistuta, al quale s’ispira anche nell’esultanza.

Allegri s’arrovella dallo scorso venerdì per studiare il piano anti-Barça, ma dovrà stare attento alle controfigure catalane in giallorosso già da sabato pomeriggio, perché la Juventus sembra tutto fuor che sazia.

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